Capitolo 14

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Capitolo 14

Mi restava quella sera per risistemare le cose: poi non sapevo se sarei mai più riuscita a farlo. Mancavano meno di 20 ore all'estrazione del nome dalla boccia e io, per la prima volta nella mia vita, ero spensierata, seppur con un progetto ben preciso in mente: andare da Cato e risolvere tutto.

Come se lo sapesse, lui era fuori, sugli scalini della porta, ad aspettare. Quando alzò lo sguardo tutto si fece lontano, come se stessi sognando. L'azzurro dei suoi occhi risplendeva alla luce del tramonto e le iridi erano un insieme di variazioni di blu brillante, vivo. Mi ci perdevo sempre nei suoi occhi.

Lentamente lui si era alzato:" Ti aspettavo" disse, "Lo so" risposi. Ci prendemmo per mano e camminammo fino alla radura che tanto ci piaceva, il luogo del nostro primo bacio. Ora l'ambiente era un po' diverso: il sole stava scomparendo e la luna e le stelle non ci misero molto a fare capolino. Come quella prima volta l'acqua del laghetto era cristallina, ma non mi sporsi troppo, memore della volta in cui ci feci un tuffo dentro a causa di un piede messo male. Mi limitai ad osservarne la superficie che sembrava reagire al minimo soffio di vento, che la increspava e vi creava sopra delle piccole onde. Cercai di voltarmi piano e fui sorpresa di non poterlo fare, perché due braccia muscolose mi avevano appena circondata, come a proteggermi da ogni pericolo. Alzai il mento e appoggiai la nuca nell'incavo del collo di Cato, in modo da poter stare il più possibile a contatto con lui, riuscendo comunque a guardarlo in viso e negli occhi. Lui, per fare lo stesso, aveva abbassato leggermente la testa e ora mi fissava, senza dire una parola.

É strano come ci serviamo continuamente delle parole: per farci capire, per esprimere i nostri stati d'animo; e poi quando le situazioni ne richiedono l'utilizzo, queste vengono a mancare, o direttamente non ve n'é bisogno. É sempre difficile trovare qualcuno a cui legarsi, abbandonarsi completamente; qualcuno a cui si potrebbe raccontare qualsiasi cosa, o a cui poter chiedere tutto senza dovere nulla in cambio. Però quando si trova la persona giusta lo si capisce, perché la sensazione viene da dentro, dal profondo. E io dovevo ringraziare per aver trovato non una, ma ben due persone del genere: Hunter e Cato ci sarebbero sempre stati per me, di questo ero certa.

Con le sue belle dita affusolate Cato mi fece girare e mi bació lentamente, con uno di quei baci dolci che normalmente si leggono solo nei romanzi, uno di quelli che sono carichi di emozioni e che ti fanno sentire speciale.

Sdraiati sul prato, con la luna che ci faceva da sfondo, dormimmo insieme, accucciati l'uno contro l'altra, con le mani intrecciate, come due bambini. La notte passò, senza i soliti incubi che precedevano il giorno della Mietitura.

~Rebs

-Quello che non è stato raccontato - ClatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora