Capitolo 13

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Capitolo 13

Non pensavo che sarei mai riuscita a perdonare qualcuno nella mia vita: mi avevano tolto troppo per avere anche solo quel poco di fiducia per farlo. Ma questa volta era diverso. Mi era stato dato tanto ed era ora di ricambiare offrendo quello che di più prezioso avevo: una seconda possibilità.
Mia madre mi aveva insegnato a riporre fiducia nel prossimo; mio padre a diffidarne, sempre. Ma ,come appresi in seguito, l'uomo vive di cattiveria. E questo ci é anche stato insegnato da Capitol City, molte volte. Basti pensare agli Hunger Games, che mi ricordano una frase di un vecchio libro di storia, di contrabbando sul banco di mio padre: "mors tua, vita mea". Questo era, al tempo dei Romani, il motto dei gladiatori e significa "la tua morte é la mia vita". Proprio come nei Giochi. Niente sarebbe mai andato bene. Perché noi eravamo carne da macello, allevati per servire da distrazione per una popolazione che non capiva il senso di questa competizione, di questa lotta all'ultimo sangue, perché pensava non fosse altro che spettacolo.
Pensando a tutto questo camminavo verso casa di Hunter, ormai non più distante di qualche passo. Dalla finestra si vedeva la madre, Sibyl, che cucinava qualcosa in una pentola piuttosto grande, e dietro di lei stava Hunter, sorridente come non l'avevo mai visto. Senza sapere come scappò un sorriso anche a me: vedere come le cose semplici potevano rendere migliore e serena la giornata di qualcuno non era una cosa scontata, ma Sibyl se la cavava benissimo.
Bussai e Hunter venne ad aprire. Per circa tre minuti nessuno dei due disse niente, poi ci abbracciammo. Non servivano parole per capirci, chi passa le stesse cose non ha bisogno di fare domande, conosce già le risposte.
Rimasi un po' a casa loro, ridendo e scherzando; anche aiutando a preparare una strana pastella gialla, fatta di diversi cereali mischiati. Scoprii che Hunter disegnava benissimo: realizzò un ritratto a carboncino di me che preparavo la pastella, tutta un po' scompigliata e con un grande sorriso. Mi piaceva molto.
Quando venne sera decisi di continuare il mio "viaggio" e li lasciai soli, mentre mi salutavano dal porticato di casa. Non si poteva spiegare quello che provavo. Non mi ero mai sentita cosí libera, cosí contenta di una decisione.

~Rebs

-Quello che non è stato raccontato - ClatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora