Capitolo 11

719 62 1
                                    

Capitolo 11

La settimana era finita ed il weekend si preannunciava soleggiato e tranquillo, come sempre pochi giorni prima della mietitura: la gente passava più tempo in famiglia e soprattutto con i figli a rischio, senza però allarmarli troppo. Era triste e dolce allo stesso tempo, una dimostrazione di affetto bellissima, che io non avrei mai più provato, e mi si stringeva il cuore. Un abbraccio, una carezza, un bacio: lontani ricordi di un passato felice.
Passeggiando per il paese potevi vedere mamme che sgridavano i bambini che urlavano troppo, ma non con molta convinzione; nonne che, nonostante la fame e la stanchezza facevano giocare i nipotini sulle loro gambe; padri che, appena tornati dal lavoro, venivano sommersi di abbracci, di bambini che gli si arrampicavano addosso; erano i momenti belli, quelli da ricordare. Era strano infatti vedere come una cosa come la Mietitura potesse unire le persone, rendere i loro legami più forti, più potenti di Capitol City stessa.
Dopo tutto quello che era accaduto nelle ultime settimane il mio cuore non reggeva la vista di tanto amore e tristezza insieme, proprio no. Infatti prima di scoppiare in lacrime in mezzo alla strada corsi al negozio di armi, che mi riportava alla realtà, quella crudele, dove solo il più forte sopravviveva. Ogni ragazzo diventava un possibile rivale, che ti poteva strappare la vittoria e la chance di ritornare a casa. Ma io ero allenata e soprattutto avevo un obbiettivo: tornare dalla mia famiglia. E niente e nessuno poteva distogliermi da quell'obbiettivo.
Non mi accorsi del tempo che passava e quando vidi l'orologio del negozio, lusso di pochi, capii che era tardi e che dovevo tornare a casa per prepararmi. Infatti quel pomeriggio avevo un incontro importante con il capo dei Pacificatori, che mi doveva aggiornare sullo stato della mia famiglia, ogni 2 mesi. Era un accordo che avevamo stabilito il giorno della mia partenza e, dato che tra il trasloco prima nel distretto 3 e poi qui nel 2 erano passati esattamente 2 mesi, potevo essere aggiornata su di loro. Un po' per Cato e un po' per Hunter e l'accademia, avevo finito per scordarmene, fino a quando non mi era arrivato l'avviso scritto da parte del sindaco. Mi ero subito sentita male: come avevo potuto dimenticare qualcosa di cosí importante?. Poi ovviamente cominciarono a ronzarmi nella testa mille domande: staranno bene? Papà? I miei fratelli? Mamma?; insomma fu molto difficile riuscire a calmarsi.
Dopo un pranzo a base di coniglio, vendutomi a metà prezzo e in più sottobanco dal macellaio a cui facevo tanta pena, misi il vestitino azzurro, tanto per sembrare presentabile e andai verso il municipio. Mi fecero aspettare qualche minuto e poi mi dissero di accomodarmi nell'ufficio del capo dei Pacificatori, James Gray.
Non ci volle molto prima che il signor Gray si facesse vedere e in cuor mio, ringraziai il cielo quando capii che era un tipo discretamente simpatico, con una faccia che non incuteva timore. " ah Clove ma che piacere conoscerti! Mi hanno parlato cosí tanto di te e della tua incredibile abilità! " " spero che non mi abbiano fatto sembrare cosí brava, perché non lo sono signor Gray" risposi. " oh ti prego chiamami James! E dammi pure del tu" disse l'uomo " eh allora james, io sono qui per sapere della mia famiglia, non mi piace molto parlare di me.." " capisco. Non ti devi preoccupare. Stanno tutti bene e se é questo ciò che ti chiedi, sentono la tua mancanza, più di ogni altra cosa. Vorrebbero che tu finissi gli studi qui e poi tornassi da loro". Bugia, pensai. Grazie a tutto quel tempo trascorso tra loschi trafficanti che contrattavano con mio padre, sapevo riconoscere le menzogne. " mi stai mentendo James, lo vedo dai tuoi occhi" dissi. Non mi interessavano le conseguenze di un'affermazione del genere, non quando si trattava della mia famiglia. " no, ti sbagli. Se c'é una cosa che io non faccio mai é mentire" nonostante il suo sguardo serio e fisso, non riuscivo a convincermi di quello che mi stava dicendo. Dopo un'altra mezz'ora di bugie in serie, uscii e tornai a casa, dove, sdraiata sul letto, cominciai a pensare che ci fosse qualcosa di più nel racconto del Pacificatore, qualcosa che non volevano che io sapessi, qualcosa che poteva compromettere il mio addestramento.

"Ed eccomi di nuovo pronta a postare! Ringrazio quelli che hanno votato e letto, i love ya <3
Manca ancora poco...
~Rebs"

-Quello che non è stato raccontato - ClatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora