~Capitolo 8~

155 49 24
                                    

"Domandare non costa che
un istante di imbarazzo,
non domandare è essere
imbarazzati per tutta la vita"
- Proverbio giapponese

Andrew's pov

《Andrew, svegliati!》
Mugugno qualcosa e prima che possa anche solo aprire gli occhi mi sento tirare via la coperta.

《Sei in ritardo, muoviti》mi sgrida mia madre.

Come al solito non ho sentito la sveglia e mia madre è venuta a chiamarmi.
Ogni giorno sempre la stessa storia.
Con calma mi tiro su con i gomiti e guardo l'orologio sul comodino di fianco al mio letto.
Sono ancora le sei per fortuna.
Ma allora cosa mi viene a rompere mia madre?
Bah.

《ANDREW!》strilla il mio nome dal piano di sotto.

《Posso sapere che vuoi?!》

《È tardissimo!》

《Ma che dici?》le urlo di rimando guardando di nuovo l'orologio.

Mi viene quasi un infarto a leggere l'orario sul display della sveglia.
Sgrano gli occhi.

7.30.

"Maledizione" penso mentre scendo dal letto.

Mi vesto e mi precipito giù per le scale di corsa.
Sto per scendere l'ultimo gradino, ma il mio piede scivola e io cado in avanti. Per fortuna riesco a mantenermi sulla spagliera e rimango in bilico con lo zaino che mi pende da una spalla.
Guardo per terra e noto del bagnato proprio sullo scalino su cui sono scivolato.

《Ehi! Il cane ha pisciato di nuovo per terra!》urlo tutto incazzato, anche se non so nemmeno io con chi ce l'abbia.

Le risate che provengono dalla cucina non fanno che peggiorare il mio pessimo umore e l'arrabbiatura.
Mi dirigo verso il bancone dove sono seduti i miei e Mike, mio fratello.

《Ma buongiorno!》mi prende in giro Mike.

Lo fulmino con lo sguardo e prendo al volo un tortino fatto da mia madre.

《E tu non vai a scuola oggi?》chiedo alzando un sopracciglio con la bocca piena.

《No, mi sono ammalato》mi strizza l'occhio.

《Che culo》dico mentre apro la porta di casa per uscire con ancora il tortino in mano.

《Andrew, aspetta, oggi devo andare in anticipo al lavoro, quindi ti posso portare io a scuola》mi ferma mio padre prima che io chiuda la porta alle spalle.

Rientro in casa sbuffando e aspetto che mio padre finisca di bersi il suo caffè, picchiettando il piede per terra e con la spalla appoggiata al muro dietro di me.
Ma con quale problema al cervello si offre di portarmi a scuola, se poi per lui è di vitale importanza finire di leggere il suo giornale mentre sorseggia lentamente il caffè sapendo che sono tremendamente in ritardo?!

Finalmente si alza dallo sgabello e si dirige verso l'appendiabiti per prendere il cappotto.
Salutiamo mamma e Mike e usciamo di casa.
Tutto frettoloso, con l'ansia a mille di entrare tardi a scuola per la millesima volta e di essere cacciato fuori dalla porta, mi siedo sul sedile del passeggero.
Butto di nuovo un occhio sull'orologio, questa volta quello del mio cellulare e mi viene l'ennesimo colpo al cuore.

7.45.

Okay, forse la dovrei smettere di continuare a guardare l'orario, la cosa non mi aiuta per nulla.

"Ma che cazz..."

Mio padre è appoggiato con una mano sullo sportello della macchina e si sta pulendo la suola della scarpa con un bastone.
Ma gli sembra il momento?!

Come Una ConchigliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora