Capitolo 2

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"Lei non doveva incontrarti!" sbottò una voce in lontananza
"È stata lei a venire da me!"ringhiò un'altra.
Non capivo dove mi trovavo, così iniziai a correre, era tutto buio. Svariati alberi mi circondavano e bloccavano ogni via d'uscita. Continuai a correre fino ad un laghetto, per poi fermarmi di botto quando vidi i due ragazzi che avevo appena sentito discutere. Si girarono di scatto verso di me e li riconobbi.

"Alzati Ellie! Sono già le 8:30!" mi svegliai di soprassalto. Era stato solo un sogno. Non ci voleva, sarei arrivata in ritardo il primo giorno di scuola. Mi alzai così velocemente che Pantera scappò via miagolando infastidita. Guardai l'ora per vedere quanto tempo avevo e mi maledissi mentalmente per aver creduto a mia madre. Erano le 7:30.

La scuola distava circa dieci minuti a piedi da casa mia, quindi avrei potuto dormire fino alle 8:00. Se non mi avesse svegliata, forse avrei ricordato i volti di quei due ragazzi. Che sogno strano, chissà cosa significavano quelle frasi. Una folata di vento mi svegliò dal mio monologo interiore, facendomi accorgere di essere arrivata davanti alla scuola. Era una scuola molto grande, sarà stata di circa tre piani, era di un grigio opaco con ampie finestre sulla facciata, ed era circondata da un ampio cortile gremito di studenti. Il cortile era molto curato, adornato da diversi fiori e qualche albero qua e là. Mi guardai intorno un po' spaesata. Ero sola. Un velo di tristezza mi pervase ripensando alla mia vecchia scuola. Ero popolare, tutti volevano essere miei amici, tutti si vantavano anche solo di avermi rivolto la parola, tutti volevano stare seduti con me a pranzo. Però in realtà ero sola. Nessuno poteva capire, nessuno mi porgeva una mano per aiutarmi ad uscire da quel baratro di tristezza e a nessuno interessava farlo, perché a nessuno importava realmente ciò che provavo. E adesso ero qui, più sola di prima. La campanella attirò la mia attenzione, dovevo correre. Arrivai con il fiatone in segreteria per ritirare il mio orario e poi mi diressi davanti ad un aula che doveva essere l'aula d'inglese. Entrai velocemente e ringraziai mentalmente il cielo per essere arrivata prima del professore. Scrutai l'ambiente circostante cercando un posto vuoto, trovandolo finalmente in fondo all'aula. Mi sedetti guardandomi intorno e notai un viso conosciuto. Non poteva essere. Lo psicopatico del bosco era seduto sulla destra a qualche posto più avanti e mi stava fissando con uno sguardo scocciato. Non era felice di vedermi probabilmente, o forse era solo uno psicopatico che guardava male la gente senza un vero motivo.

"Non ci pensare nemmeno" disse una voce alla mia destra facendomi sobbalzare.
"Cosa?" chiesi interdetta
"Ti conviene stargli alla larga, porta solo guai." replicò secca "Comunque io sono Emma, Emma Brown" disse con un po' più di entusiasmo
"Eleanor Smith, Ellie per gli amici" le sorrisi senza troppa euforia.
Mi voltai d'istinto verso il moro ma lui non mi stava piú guardando. La lezione passò in fretta dopo i primi 10 minuti impetuosi, nei quali mi dovetti presentare agli altri. Ogni tanto mi voltai verso lui come attirata dalla sua presenza ma lui non mi degnó più nemmeno uno sguardo.

Era l'ora di pranzo, la giornata sembrava non finire mai. Settembre era forse uno dei mesi che amavo di più: non faceva ne freddo ne caldo, e in più si pranzava in cortile. Girare tra i tavoli in cerca di un posto dove sedersi, non era mai stato il mio forte... nella vecchia scuola avevo il mio gruppo di amici con cui fingere di essere felice, adesso invece il mio unico pensiero era quello di trovare un tavolo il più isolato possibile. Troppo pieno, troppo al sole, troppo... "Ehi" una voce interruppe i miei pensieri "Ieri non ho avuto modo di presentarmi, piacere Ryan"
Lo psicopatico 2 doveva essere probabilmente anche uno stalker. "Trovato!" sbottai lasciandolo con una mano sospesa a mezz'aria e dirigendomi di corsa sotto l'ombra di un albero poco distante.
"Devo dire che sei una persona molto socievole, Eleanor" disse con aria ironica il biondo, sedendosi accanto a me sul prato.

"Come sai il mio nome?"

"Te l'ho già detto ieri, sono il tuo angelo custode" mi irrigidii "Ed ho anche un ottimo udito. Stamattina ero in segreteria quando hai ritirato i tuoi orari."

"Per un attimo ho creduto fossi una specie di maniaco che spia le ragazze dalle finestre di notte, comunque chiamami Ellie"

"A dire la verità io ti spio anche di giorno, Ellie" sbottò scoppiando in una fragorosa risata che mi coinvolse. Guardandolo bene era proprio bello. Diversi pensieri poco carini si fecero spazio in me, ma mi diedi subito uno schiaffo mentale, non potevo permettermi distrazioni. Probabilmente se lo avesse incontrato la vecchia me, non avrebbe perso molto tempo in convenevoli ma si sarebbe data subito da fare. L'astinenza iniziava a farsi sentire, ma io dovevo cambiare e questo tipo di distrazioni non mi avrebbero di certo aiutata.

Passammo l'ora di pranzo a ridere e scherzare, e pensandoci bene non ricordavo nemmeno quando era stata l'ultima volta in cui avevo riso veramente di gusto.

Da li a poco scoprii di avere diverse ore di lezione in comune con Ryan.

"Mmh, tutte queste lezioni in comune non mi convincono" dissi confrontando i due foglietti contenenti i nostri orari "Probabilmente hai spiato le mie ore di lezione e hai cambiato le tue per starmi vicino" continuai ironica

"In realtà è proprio così. Purtroppo però mi hanno proibito di stare con te ad ogni ora" disse lui senza un filo di sarcasmo. Sgranai gli occhi per la confusione. Era serio oppure mi stava prendendo in giro? Glielo hanno proibito?

Mille domande si fecero spazio nella mia mente facendomi entrare in uno stato di ansia. Lo guardai per un tempo che sembrava infinito, cercando di captare qualcosa dal suo sguardo, ma lui era dannatamente serio da fare crescere l'ansia in me. Mi guardava fisso negli occhi senza distogliere lo sguardo, finché non scoppiò a ridere piegandosi in due dalle risate.

"N-non ce la faccio" disse tra una risata e l'altra "Mi hai creduto seriamente"

"Ma vaffanculo, mi hai spaventata!" dissi seria per poi scoppiare a ridere insieme a lui.
Ero diventata decisamente troppo paranoica.

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