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Io e Johnny facemmo pace quel giorno. Io ammisi di aver esagerato, lui si scusò per la scenata di gelosia.
Taeyong? Lui aveva continuato a fare il fastidioso durante storia ed era riuscito persino a cambiare classe per letteratura inglese, utilizzava sempre la stessa scusa, aveva ancora bisogno di un aiuto per tradurre.
I giorni passarono ed arrivò novembre, l'undici novembre, il Pepero Day.
Probabilmente, come gli altri qui negli Stati Uniti, non sapete cos'è. È una delle tante feste per le coppie in Corea, è simile a San Valentino ma anziché dare cioccolatini ci si scambiano i Pepero, quegli snack simili ai mikado per intenderci. Ero felice e impaziente.
Non che mi aspettassi qualcosa da Johnny, lui non sapeva di questa usanza coreana, ma mio padre mi aveva sempre dato i Pepero, fin da quando ero bambina, aveva sempre detto di essere follemente innamorato di sua figlia. Era una piccola tradizione della famiglia e mio padre non aveva mancato un anno.
Corsi subito in cucina dove mi aspettavano non solo i Pepero, ma anche altre squisitezze disposte ordinatamente sul bancone con un piccolo post it a forma di cuore sopra.

mangia tanto, sei sciupata
-appa

Ridacchiai leggermente, più che mio padre, sembrava mia nonna. Ero sempre più felice. Feci velocemente colazione, mi vestii e, dopo aver infilato il preziosissimo snack nella borsa, mi avviai verso la scuola sorridendo. Ero felice, niente e nessuno avrebbero rovinato quella giornata.

Mancavano ancora dieci minuti al suono della campanella e ne approfittai per scambiare qualche messaggio con il piccolo Jisung, avevamo iniziato a parlare quasi ogni giorno, quel ragazzino voleva essere sicuro che io stessi bene. Ero fortunata ad avere quella piccola peste come cugino.
- qui già così presto?
Alzai la tesa per capire chi osava disturbarmi mentre parlavo con il feto.
Peter.

- oggi ero felice di vivere.
Gli risposi semplicemente alzando le spalle. Rise leggermente per poi sedersi di fianco a me, cercava di spiare le mie chat. Gli lanciai un'occhiata e lui si girò dall'altro lato fischiettando.
- credi che io sia stupida?
Non rispose, sorrise solamente grattandosi un po' il collo. A quel punto gli feci vedere il cellulare, non avrebbe capito nulla comunque. Come mi aspettavo, infatti, mi guardò confuso.
- cosa? Stavi sbirciando comunque, tanto vale che io ti faccia vedere quello che stavo facendo, no?
- ma non ci capisco nulla!
- peggio per te, British boy.
Gli risposi facendogli una linguaccia. Ma, vedete, se Michael aveva sette anni, Peter ne aveva otto, non di più, quindi, come potevo non aspettarmi un broncio degno della sua età mentale?
Non riuscii a resistere, farò una petizione per l'abolizione di questi occhietti fa cagnolino abbandonato comunque.
- è mio cugino piccolo, si chiama Jisung, mi sta raccontando delle ultime coreografie che ha imparato, è un ballerino, sai? Non lo vedo da quando mi sono trasferita qui, deve essere cresciuto molto.

L'atmosfera si fece subito più cupa.
- deve mancarti molto.
Mi girai verso il mio amico, il broncio da bambino era stato rimpiazzato da uno sguardo maturo e comprensivo, bipolare un po'?
- sì, molto... - sospirai leggermente
- ma ehi cos'è quest'area triste? Oggi è un bel giorno, su con la vita!
Cercai di auto convincermi. Ero felice, niente e nessuno avrebbero rovinato quella giornata.

Nel frattempo i dieci minuti erano passati e insieme ci avviamo verso le nostre classi incontrando gli altri lungo la strada, nei corridoi. Guardai Johnny, avevo un sorriso a trentadue denti.
- piccola, che c'è?
Il mio sorriso si fece più modesto, forse un po' ci avevo sperato.
Non è colpa sua, non lo sa lui, iniziai a ripetermi.
- nulla, ti volevo dare una cosa.
Tirai fuori dallo zaino un pacchetto di Pepero e glielo diedi, nonostante sapevo di non avere possibilità di avere un pacchetto anche io glielo avevo comprato e basta, mi sarei sentita in colpa se non lo avessi fatto.
- e tu non glieli hai comprati?
Sentii una voce fin troppo familiare venire dalle mie spalle, Taeyong, ovviamente.
- hajima
Dissi quasi in un sussurro, non ero proprio in vena di litigare.

- perché avrei dovuto? Non so nemmeno cosa sono!
Cercai di sorridere, non è colpa sua.
- non fa niente, Johnny, lascialo stare.
In qualche modo Emily intuì che forse per me invece faceva qualcosa, aveva notato il mio cambiamento d'umore, credo, quindi parlò.
- cosa sono?
Tutti si girarono verso di lei, come se avesse fatto uno dei più grandi errori della sua vita solo rivolgendo parola al ragazzo coreano.

Fu quando Taeyong iniziò a spiegare la ricorrenza che mi girai verso di lui, aveva cambiato colore di capelli, adesso erano bianchi. Era bellissimo. Sembrava un principe dei ghiacci, bello ma impenetrabile, impassibile.
Aveva finito di parlare e c'era stato un momento di silenzio, finché non si sentì la voce di Jhonny nel corridoio
- interessante, ma qui siamo negli Stati Uniti, perché dovrei festeggiare una cosa del genere?
Per quanto avessi ripetuto a me stessa che non era colpa sua, che lui era americano, che non dovevo aspettarmi nulla, in quel momento non ero semplicemente arrabbiata, ero furiosa, avevo iniziato a vedere rosso.
Non lo guardai nemmeno in faccia quando dissi
- facciamo tardi per le lezioni.
Lasciai tutti lì nel corridoio, avrei fatto qualcosa di cui mi sarei pentita, era meglio così.
Ero felice, niente e nessuno avrebbero rovinato quella giornata.

doppio aggiornamento perché oggi mi andava così, tutto merito di Troye Sivan, ogni volta che ascolto la sua musica mi vengono tante idee.

Liar _ lee tae yongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora