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Lo guardavo negli occhi e tutto ciò che riuscivo a vedere era rabbia, tantissima rabbia mista ad una profonda tristezza.
E mi odiavo. Mi odiavo così tanto.
Iniziai a mormorare parole senza senso, delle scuse forse, ma non sapevo nemmeno io ciò che dicevo. Ero entrata nel panico più totale, vedere Taeyong in quello stato, quasi ansimante, occhi rossi, era disarmante. Mi ero sempre sentita in colpa per quello che avevo fatto, avevo passato moltissimo tempo ad odiare me stessa, ma mai come in quel momento. In quel momento mi sentivo la persona più orribile sulla faccia dell terra. Ero un rifiuto, ero nulla.

- Sono stato io a riallacciare i rapporti

Parlò Ten. Non aveva ancora avuto il tempo di togliersi la giacca, posò il borsone per terra prima di avvicinarsi a me e Taeyong.

- Jisung ci aveva detto che lei si sarebbe trasferita a Chicago, allora dopo un paio di mesi dalla sua partenza sono venuto a cercarla.

- Tu cosa?

- Sì Taeyong, invece di rimanere a casa a disperarmi io ho preso un aereo e ho fatto il necessario per non perderla. Non potevo permettermi di perderla.

- Cosa staresti insinuando?

Fece un passo avanti il coreano, sembrava molto arrabbiato ed io non avevo un buon presentimento.

- Non sto insinuando nulla, ho detto ciò che è successo. Lei si è trasferita. Tu sei rimasto a casa a dire quanto ti mancasse. Io ho fatto qualcosa per vederla, per sapere come stava. Ed eccoci qui.

- Hai veramente intenzione di metterla così? Vuoi veramente fare di me il cattivo di questa storia? Parli come se lei non mi avesse lasciato così, da un giorno all'altro, senza preavviso, senza un ciao! Parli come se lei non mi avesse rimpiazzato! Parli come se lei nom mi avesse spezzato il cuore!

Taeyong era fumante. Io ero distrutta.
Avevo sempre immaginato quello che doveva essere il suo stato d'animo dopo la mia partenza, la sua reazione, quanto doveva essere stato triste, quanto doveva essere stato arrabbiato. Ma sentirglielo dire, leggerglielo negli occhi, era completamente diverso. Era una delle cose più brutte a cui io avessi mai assistito.
Iniziai a sentire le gambe deboli.
Il ragazzo Tailandese si girò verso di me, aveva lo sguardo preoccupato.

- Mimi?

Ma io non riuscivo a rispondergli.
Mi mancava il respiro. Avevo iniziato a sudare. Le ginocchia stavano cedendo.
Mi accovacciai prendendomi la testa fra le mani. Girava tutto. Volevo parlare.
Posso avere un bicchiere d'acqua?
Ma non mi avevano sentito.
Mi era sembrato di muovere la bocca ma no, era serrata.
Mark, il moccioso, si era avvicinato subito. Gli altri erano fermi, congelati. Sembravano statue.
Il moccioso mi aveva alzato la testa. Muoveva le labbra ma io non lo sentivo. Scuotevo la testa ripetutamente, forse avrebbe capito.
Mark, non ti sento!
Ma lui non sembrava aver capito.

Quel ragazzo, Justin, mi diede dell'acqua. Mi aveva sentita forse. Provai a fargli un sorriso ma dalla faccia che fecero non doveva essere uno dei miei migliori.
Poi non ricordo, ho chiuso gli occhi, ero stanca.

Quando li ho riaperti ero su un letto.

- Si è svegliata!

Era Victoria, mi stava tenendo la mano. Mi sollevai un pochino studiando ciò che mi circondava.
Le lenzuola erano bianche, come le pareti, ed odoravano di fresco. I mobili erano anch'essi bianchi, fatta eccezione per qualche decorazione nera. Nel complesso la stanza era di un pulito strabiliante. Con ogni probabilità mi trovavo nel letto di Taeyong.

Scrutai le facce dei presenti, decisamente più calmi di prima, o almeno, non furenti.

- Quanto tempo è passato?

- Hai dormito un paio d'ore

Mi si era avvicinato Taeyong che non aveva smesso di fissarmi con quello sguardo preoccupato.

- Come ti senti?

Victoria si era alzata per cedergli il posto.

Mi limitai a guardare Ten, istintivamente. Ero abbastanza sicura del fatto che Taeyong mi odiasse. Il tailandese mi annuì. Eh?

- Potete lasciarci da soli?

In meno di un minuto erano usciti tutti.

- Credo che sia arrivato il momento di parlare, che dici?

Continuò il coreano, ma io non risposi.

- Va bene, inizio io. Scusami per prima, ho perso il controllo io-

Ma lo bloccai nel mezzo del discorso, mettendomi seduta mi aveva dato un ottimo spunto da cui iniziare a parlare

- Perché ti scusi? Perché mi tratti bene? L'hai detto tu, ti ho spezzato io cuore; perché non mi odi?

Sputai tutto velocemente, come se avessi avuto paura di pronunciare quelle parole.

- Ho avuto un anno per odiarti, per essere arrabbiato con te, per stare male, adesso basta.

- Come basta?

- Ti conosco Hyemi, so come sei fatta, so perché hai fatto quello che hai fatto. E tutto sommato, odiarti per un errore sarebbe stato egoista.

Rimasi in silenzio. Avevo bisogno di metabolizzare queste parole. Non mi odia. Ero felice, felicissima; per due minuti. Ha detto che non ti odia, è vero, ma ora non montarti la testa. Non aveva di certo detto di amarmi, o anche solo volermi bene.
Dovevo aver passato più tempo del previsto a dibattere con la mia testa sulla questione, perché Taeyong aveva ripreso a parlare.

- Senti, ho sprecato un anno della mia vita a crogiolarmi nel dolore, ad aspettare di tue notizie, a sperare nel tuo ritorno; ho sprecato un anno della mia vita a non fare nulla di effettivamente utile per riaverti con me. E non ho alcuna intenzione di continuare così; non ho  alcuna intenzione di buttare altro tempo.

E poi fu tutto così veloce. Si sporse verso di me,  mise una mano dietro la mia nuca e mi baciò.

Non l'ho nemmeno riletto però ecco a voi questo altro capitolo brutto (che ho letteralmente scritto in due ore al massimo)
però niente raga sono stata proprio pessima l'ultima volta e quindi niente, volevo farmi perdonare.
spero vi piaccia, ve se ama

Liar _ lee tae yongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora