16 La famiglia Biani

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Il giovane Saverio, il secondogenito del famoso industriale Biani, era sposato con la bella Giselle, la quale com'era abituata a fare, esigeva ogni giorno di più dal marito, facendo sì che il pover'uomo si adattasse a tutti i lavori possibili per soddisfare le richieste della sua famiglia. Non potendo più mantenere un'auto, date le ristrettezze economiche, Saverio acquistò per poche lire la famosa moto Guzzi ammaccata di Piero.

Un mezzo di fortuna che gli avrebbe consentito di percorrere i pochi chilometri che lo separavano da casa, e che gli avrebbero permesso di svolgere il suo nuovo lavoro di camionista, da un ex fornitore del padre ai tempi d'oro della sua azienda.

Il vecchio padre di Saverio, morì poco dopo l'arrivo a Toccavalle. La nobile moglie se ne andò a Londra al seguito del figlio maggiore che, avendo una predilezione per le auto costose, trovò impiego alla famosa Rolls Royce d'oltremanica, mentre il fratello rimase nella sua umile dimora a pagare pegno.

La piccola casa di Saverio a Toccavalle, che teneva salda con le unghie e con i denti dai creditori, aveva bisogno ogni tanto di qualche restauro o riparazione, motivo per cui veniva chiamato il manovale Gino Perecchia a risolvere e sistemare ogni piccolo intervento.

Gino era un umile lavoratore, un tuttofare che prendeva due lire giusto per mantenere se stesso, la moglie e una casetta di tre stanze a un solo piano, in un piccolo quartiere vicino al centro del paese.
A volte accadeva che la bella moglie di Saverio non avesse i denari sufficienti per pagare il lavoro del manovale, così i due si accordavano, appartandosi in qualche stanza della casa, per decidere in quale modo pagare e combinare l'affare, lontani dalla vista dell'unico superstite nell'abitazione, che niente doveva vedere né sentire: la piccola e vivace figlia di Giselle la quale, sentendosi respinta da colei che l'aveva messa al mondo, sbraitava come un'aquila, rompendo tutto ciò che le capitava a tiro, compresa la porta chiusa a chiave, ormai piena di ammaccature, graffi, perfino buchi che sembrava un residuo di guerra, mentre la madre era troppo impegnata a fare i "conti".

Gino il muratore, non era di certo un Adone e non aveva nemmeno le fattezze né la galanteria di un gigolò.
Non si sarebbe mai aspettato tanta grazia di Dio e non avrebbe mai pensato, alla sua veneranda età e con il suo basso livello sociale, di essere l'attrattiva di una cotanto nobile fanciulla. Allora cominciò a lavarsi più spesso, a impomatarsi i capelli, a profumarsi e a vestirsi come un damerino ridicolo.

Si vedeva lontano un miglio la sua intenzione di vita nuova e alla luce del sole.
La moglie, un'insignificante figura, con poca grazia e tanta carne, non ci stava più a fare la parte della "cornuta mazziata e contenta", e cominciò una serie di litigate piuttosto rumorose, che fecero chiacchierare anche i vicini i quali, nella loro perplessa curiosità, non riconoscevano più il loro buon "Gino muratore sopraffino".

L'uomo, venuto ormai allo scoperto, si vantava, sfoggiando sfacciatamente la sua cresta da galletto, e cominciò a farsi vedere in giro sottobraccio alla sua Giselle per le strade del quartiere, sfidando le malelingue che osavano deriderlo, suscitando al contempo invidia e ilarità, e diventando ben presto la macchietta del paese.

Il buon Saverio sopportava le corna, perché la brava moglie dava un aiuto alle finanze di casa, dimostrando di avere fiuto per l'economia più di lui, pensava nell'orgoglio della sua umiliante ingenuità.

Gloria, la moglie del muratore Gino, ormai aveva la reputazione compromessa e pensò con amarezza a un buon divorzio riparatore, fino a fare arrivare la voce alle orecchie attente di don Genesio, considerato il vero rattoppa-pezze in tutte le occasioni che sapevano di rottura o che odoravano di sconfitta.

E i paesani non facevano che denigrare la coppia malcomposta di amanti, che davano fiato alle bocche nel misero, ridicolo pettegolezzo, tutte le mattine dalla Cesira.

Il paese è piccolo la gente mormora (Completa) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora