2. L'omicidio

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Malia POV
Jim si chiuse la porta alle spalle e tirò fuori dal frigorifero una bottiglia d'acqua dalla quale bevve a collo, avidamente.

«Allora? Com'è andato il primo giorno di lavoro?» chiese Barbara sentendoci rientrare.

«Bene. Molto bene» rispose mio padre.

Notai che la sua espressione non era del tutto sincera.

«E tu Malia? Ti piace la città?» continuò Barbara.

«Non è niente di che» sbuffai.

«Non c'erano ragazzi per le strade. Bhe... tranne...» ripensai alla ragazza con cui mi ero scontrata.

«Tranne chi?» chiese Jim posando una mano sulla mia spalla.

«Mi sono scontrata per caso con una ragazza strana. Andava molto di fretta. Due agenti la cercavano» dissi.

Jim spalancò gli occhi. Mi morsi la lingua, incredula della naturalezza con cui avevo pronunciato quelle parole.

«Ma tu stai bene?» domandò preoccupato.

«Sì, sì... Doveva avere circa la mia età. Non credo avrebbe potuto farmi del male»

«Non puoi mai sapere cosa è in grado di fare un criminale. C'è chi ha dei limiti e... chi non ce li ha» rispose.

Mia madre ascoltava con attenzione, probabilmente delusa dalla mia poca cautela. Passarono pochi secondi di silenzio e poi si alzò per preparare la cena.

A tavola nessuno aprì bocca. Tutti eravamo concentrati sul nostro piatto. Fortunatamente mia madre, forse stanca per la troppa quiete, attaccò a parlare.

«A proposito di primi giorni: Malia, domani è il tuo primo giorno di scuola!».

Annuii scocciata.

Non avevo bei ricordi del liceo. Nella mia classe precedente non mi ero trovata benissimo. L'idea di ricominciare da capo mi metteva a disagio.

«Hai già deciso cosa ti metterai?» mi chiese Barbara entusiasta.

«Che cosa importa?» chiesi rigirando gli spaghetti nella forchetta.

«E poi lì indossano la divisa».

Ricalò il silenzio. Jim sembrava un fantasma.

Dopo cena mi addormentai quasi subito. Sognai quella ragazza, con i suoi strani occhiali verdi. Saltava da un tetto all'altro come se volasse. La città sotto di lei si estendeva in un mare di luci, mentre lei danzava tra i palazzi con un'eleganza innaturale. Il vento notturno le scompigliava i capelli e i suoi occhi verdi emanavano una luce misteriosa.

Il giorno dopo: mattina

Misi il primo piede sulle gradinate della scuola. La facciata, ornata da finestre alte e strette, rivelava un'architettura che sembrava sussurrare il passare del tempo.

Il cortile interno, circondato da aule dai tetti spioventi, ospitava alberi secolari che facevano ombra a banchi di pietra. Alcuni studenti, seduti in gruppi, si dedicavano ai loro studi o conversavano animatamente sotto le fronde degli alberi. Una fontana circondata da fiori colorati emanava un sussurro rilassante, aggiungendo un tocco di serenità all'atmosfera.

Cute But Psycho|| Jerome ValeskaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora