18. Roulette russa

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Malia POV
La notizia comparve il giorno seguente sui giornali. Ciò che avevano fatto era orrendo. Pensavo a quei poveri operai e alle loro famiglie... In momenti come quelli Galavan mi appariva solamente come un uomo insensibile e malvagio, assetato di potere. Non volevo vedere Jerome, nè Galavan, nè gli altri. Ma la loro presenza era inevitabile. Ero bloccata lì. Potevo solo sperare di venire trovata da qualcuno. Il giorno dopo l'omicidio, ci riunimmo per fare colazione come al solito. Jerome indossava una buffa vestaglia rossa. Credevo che solo i ricconi le indossassero. Tabitha e Barbara erano più strane del solito.
Entrò Galavan con un giornale in mano.
«Complimenti signori. Avete fatto un ottimo lavoro con quegli operai. Ora tutta Gotham sa dei MANIAX. Ma è solo l'inizio...»
«E quello dell'altro giorno cos'era?» domandò Jerome stranito.
Galavan si avvicinò a lui con passi lenti.
«Quella era l'overtoure» disse.
«E poi che succede?» continuò il rosso.
«Faremo piegare Gotham»
«E poi che succede?» ripetè. Sul suo volto si allargò sempre di più un sorriso da pazzo.
«E poi... offriremo loro la salvezza. E allora saranno nostri. Ma prima... dovrete acquisire la giusta presenza scenica».
«Presenza scenica?» si intromise Greenwood.
«Certamente. Andrete in Tv. Dovrete imparare ad atteggiarvi in un certo modo per attirare l'attenzione del pubblico». Era incredibile. Aveva studiato tutto nei minimi dettagli.
«Perché non provi tu, Greenwood? Qui e adesso» propose Galavan con un sorrisetto stampato sulla faccia. Greenwood si mise in piedi sul tavolo senza alcuna obiezione e, con voce cattiva e possente, gridò:
«Buonasera, signore e signori!». Le sue mani si agitavano, accompagnate dalla potenza di quelle semplici parole. Io e Barbara lo ascoltavamo a bocca aperta. La presentazione di Jerome fu ancora più inquietante. Galavan lo indicò per dirgli di alzarsi. Quasi balzando, Jerome salì sul tavolo e, allargando le braccia:
«Signore e signori... BUONAsera!» esclamò con un tono simile a quello dei presentatori del circo. Si vedeva che aveva esperienza nel campo.
«Molto bene!» rispose Galavan simulando un leggero applauso. Jerome si sedette e cacciò una risata.
«La risata poi... è fantastica! Dovresti usarla». Nonostante non stessi parlando sentivo di non avere più la voce. Sentivo un blocco, dentro di me, che mi impediva di esprimere qualsiasi cosa. Forse per paura, o per stupore. Fatto sta che corsi, quasi scappando, in camera. Mi sedetti sul letto a pensare.
'Non posso restare qui' mi ripetevo, ma sapevo benissimo che non c'erano vie di fuga. Poco dopo, Jerome rientrò in camera. Il sorriso non si era cancellato dalla sua faccia.
«Allora? Come ti è sembrata la mia "presenza scenica"?» domandò sedendosi a bordo del letto.
«Direi... inquietante» sussurrai.
«Oh, così mi fai arrossire. Perché sei corsa via prima?».
Non dissi niente. Pensavo che la risposta fosse ovvia.
«Tra un po' Galavan ci vuole giù. Dobbiamo allenarci per far piegare Gotham. Sarà divertente, hahahaha» continuò ridendo.
Mi alzai dal letto. Camminavo in cerchio, senza fiatare.
«Perché hai ucciso quegli operai?» gli chiesi dopo un po'.
«L'ho fatto per una giusta causa, tesoro» rispose lui.
Cercai di trattenere le lacrime. Tutti quei morti...
«Una giusta causa... certo... Conquistare Gotham!». Mi girai verso di lui e feci un finto sorriso. Ormai avevo capito. L'unico modo per sopravvivere era stare al gioco. Volevano un cattivo? Allora sarei stata la più cattiva di tutte.
«Scendiamo giù» esclamai senza lasciar trasparire emozioni.
Greenwood e un altro internato dall'aria idiota erano già giù. Il secondo indossava un elmetto da cavaliere l'altro stava frugando in un grosso baule pieno di armi. Appena Jerome vide il baule vi ci si fiondò, estraendo una lunga spada da samurai.
«Luccicante!» disse togliendola dalla custodia. Subito Greenwood gliela rubò. Era alquanto ridicola come scena. Come quando alla materna ci si rubava i giocattoli.
«Ridammela» affermò Jerome. Greenwood non gli diede ascolto.
«L'ho vista prima io» disse.
«No, non è vero. Avanti... ridammela» insistette con fare minaccioso.
«Prendimela!» esclamò Greenwood puntandogliela al collo. Velocemente Jerome afferrò dal baule una motosega e si scagliò si Greenwood. Il rumore dello sfregarsi del metallo fu molto fastidioso. Fortunatamente Galavan li interruppe.
«Ragazzi, non fate così. Siamo una squadra, ricordate?».
«E io sono il capitano» affermò Greenwood con un sorriso di sfida verso Jerome. Quest'ultimo lasciò cadere a terra la motosega.
«Capitano un corno»
«Ho ucciso un sacco di donne. Terrorizzato i cittadini di Gotham. Tu cosa hai fatto invece? Hai fatto fuori la tua cara mammina?» disse ironico Greenwood.
«Da qualche parte bisogna pur cominciare» rispose Jerome. In quel momento ero davvero tentata di mettermi in mezzo, ma mi trattenni. Magari si sarebbero uccisi e tutto sarebbe finito. Niente più MANIAX, niente più prigionia!
«So io come potete risolverla» disse Galavan tirando fuori dal baule una pistola e un solo proiettile.
'La roulette russa' pensai.
«Conoscete tutti questo gioco?» domandò Theo.
«Lo adoro» rispose Jerome fissando Greenwood dritto negli occhi. La sua sicurezza era allarmante.
«Prima le signore» aggiunse poi il rosso. Greenwood gli sorrise e prese in mano l'arma. Se la avvicinò alla tempia... e niente. Emisi un sospiro di sollievo. La passò a Jerome. Ricaricò. Il mio cuore batteva sempre più forte.
Non so perché, ma una parte di me, nel profondo, voleva che sopravvivesse.
«Hey Greenwood, qual'è il segreto di una buona commedia?» domandò Jerome avvicinando a sé la pistola. Premette il grilletto. Il mio cuore si fermò per un istante.
Nessuno sparo.
«I tempi»
Ricaricò.
«E cos'è il coraggio?» chiese ripuntando la pistola alla guancia. Nessuno sparo.
«Eleganza sotto pressione».
Ricaricò.
«E... chi è il capo?» chiese per un'ultima volta puntando la spistola alla mandibola.
'Stavolta parte un colpo' mi dicevo, il cuore batteva a mille. Non l'avrei sopportato. Il sangue, la sua morte... Era troppo per me.
Premette il grilletto. Chiusi gli occhi.

Nessuno sparo.
«Il capo sono io, hahahahah» disse ridando la pistola a Galavan.
Ripresi fiato.
«Immagino di sì, Jerome» concluse Galavan. Dopo quello, non sapevo più cosa aspettarmi. Era pazzo, sì, ma estremamente affascinante. Improvvisamente, Galavan voltò lo sguardo su di me.
«E che mi dici di te, Malia?» domandò.
«Quanto vali, davvero?» disse prendendomi il volto tra le mani. Ero spaventata ma allo stesso tempo determinata. Lo guardai seria. Mi spostai dove era più facile muoversi. Gli altri mi seguirono incuriositi. Mi legai i capelli e, rivolgendomi a Jerome, dissi:
«Scopriamolo».
Jerome fece un mezzo sorriso e si avvicinò a me. Notai che aveva la spada in mano. Lo bloccai.
«Non così in fretta. Se vuoi combattere con me dovrai farlo senza armi». Lasciò cadere la catana e venne di fronte a me.
«Vedrò di andarci piano» disse.
«Pensi di farmi paura?»
«Ti ricordo che ti ho stesa l'ultima volta»
«Ed io ti ricordo che ti ho fatto sanguinare il naso l'ultima volta» risposi in tono di sfida. Greenwood emise un risolino.
«Pronti... via!» urlò Galavan. Cercai di mantenere la guardia il più a lungo possibile, pensando a quello che Jim mi aveva insegnato. Riuscii a parare qualche pugno di Jerome. Subito dopo, però, mi diede un calcio facendomi cadere di pancia. Rimasi a terra per qualche istante, indecisa se ribattere o meno. Optai per la seconda opzione. Scattante mi rialzai e lo colpii allo stomaco, non riuscendo però a farlo cadere. Provai a dargli un calcio, ma lui mi bloccò e mi fece cadere di nuovo. Fui circondata dalle risate degli internati. Jerome si girò a guardarli e rise con loro. Con la forza che mi rimaneva mi rialzai in piedi.
«Regola numero 1» gli dissi alle spalle. Jerome si girò e in quel momento lo stesi con un pugno fortissimo nello stomaco.
«Mai abbassare la guardia».
Galavan sorrise e applause seguito da Greenwood. Aiutai Jerome ad alzarsi.
«Bel pugno» commentò.
«... Lo so» risposi. «Se ti ha fatto troppo male, la prossima volta vedrò di andarci più piano».
Lui sorrise. Feci lo stesso. Lo sorpassai e feci per tornare in camera.

This bitch is still alive!! Esatto, sono viva. Scusate per l'inattività ma ho avuto un po' di impegni. Comunque stavo pensando di stabilire un giorno in cui postare per garantire più continuità. C'è un giorno che preferireste? Scrivetemelo nei commenti e vedrò di accontentarvi. Alla prossima! 💋🌙

Cute But Psycho|| Jerome ValeskaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora