Capito 7

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Pov’s Minerva
Guardo Severus addormentarsi attaccato a me. Sfortunatamente non ho avuto figli ma posso dire di amarlo come tale. Poggio la sua testa sul cuscino e gli rimbocco le coperte prima di lasciare la stanza.
Entro nei miei alloggi e metto un pentolino con dell’acqua a riscaldarsi per poi prepararmi un tè. Nel frattempo indosso una vestaglia per stare più comoda.
Ricordo ancora quando, anni fa, Severus è arrivato in questa scuola. Era magro e mal nutrito, si vedeva che non arrivava da una buona famiglia. Mi è quasi dispiaciuto quando è stato smistato in Serpeverde, ma sapevo di portergli stare vicino ugualmente anche se capo casa di Grifondoro. Sapevo benissimo da regolamento scolastico di non poter affezionarmi a nessuno studente, ma appena l’ho visto ho sentito uscire uno strano sentimento, che solo dopo ho scoperto essere quell’istinto materno che credevo di aver perso. Mio marito era morto da un paio di anni a quell’epoca e la ferita lasciata dalla sua perdita era ancora aperta. 
Penso di essermi affezionata così tanto a Severus quando, a metà del primo anno, sono stata obbligata ad informarlo della morte di sua madre per mano di suo padre.

*inizio flashback*
Cammino per i corridoi in cerca di Severus Piton. Il preside mi ha letteralmente obbligato ad informarlo della morte sua madre. Come scusa mi ha detto di aver scelto me perché ho legato con il ragazzo negli ultimi tempi. È vero, ma perché devo dargli io una notizia del genere quando può farlo il suo capocasa? La risposta la conosco: è senza tatto. Eccolo li!
-Signor Piton, posso parlarti un attimo?-
Lo vedo girarsi e venirmi incontro.
-Mi dica professoressa!-
-Puoi seguirmi nel mio ufficio?-
Mi segue anche se non sembra fidarsi. Entriamo, gli dico di sedersi ed io mi metto dietro la scrivania.
-Ti starai chiedendo perché ti ho chiesto di seguirmi, no?-
Lui annuisce semplicemente, è un ragazzo molto educato. Come faccio a dirglielo?  Ok, respiro profondamente cercando la forza per aprire il discorso.
-Mi dispiace enormemente ma devo informarti di una cosa…- lascio il discorso in sospeso per cercare le parole adatte.
-Professoressa la prego, mi dica tutto, mi sta facendo preoccupare!-
-Ecco vedi, questa mattina siamo stati informati della morte di tua madre. Ti chiedo solo di stare cal…-
-Non è vero, no non può essere vero!- dice alzandosi.
Si dirige verso la porta ma riesco ad impedirgli di uscire con un incantesimo, non posso lasciarlo uscire in queste condizioni.
-È stato lui vero?- mi dice con la voce spezzata dai singhiozzi trattenuti.
-Mi dispiace!- dico poggiandogli una mano sulla spalla.
-È colpa mia, se io non avessi accettato di venire qui avrei potuto proteggerla, impedirgli di toccarla ancora!-
Dice queste frasi praticamente urlando. Non ho nessuna esperienza su come calmare i ragazzi, anzi bambini perché a dodici anni si è ancora bambini, ma so che se non faccio qualcosa immediatamente rischio di assistere ad un attacco di panico.
-Vieni qui!- gli dico.
Appena si gira lo abbraccio. Inizialmente rimane rigido ma dopo un po’ di carezze sulla schiena inizia a rilassarsi.
-Non è colpa tua, non lo è mai stata!- gli dico cercando di tranquillizzarlo.
-Si che lo è, se non fossi stato qui avrei potuto fare qualcosa!-
-E cosa avresti fatto? Sei solo un ragazzino!-
-Le sarei stato vicino, non l’avrei mai fatto affrontare tutto ciò da sola, sarei stato con lei!-
Quest’ultima frase l’ha detta praticamente in un urlo strozzato. Ci sediamo sul divano e lui si attacca al mio petto stringendomi quasi come… come fa un bambino con la propria madre. Lo sento iniziare a singhiozzare e contemporaneamente la stoffa del mio vestito inizia a bagnarsi. Inizio a canticchiare la prima ninna nanna che mi passa per la testa e nel frattempo lo accarezzo sulla schiena. Non credo di dargli fastidio perché sento le sue braccia aumentare la stretta dell’abbraccio. Penso che abbia solo bisogno di tutto l’affetto che gli è stato negato in questi anni da chi doveva darglielo.
Poco a poco sento la sua presa venir meno fino a quando non mi rendo conto che oramai dorme.
*fine flashback*

In quel momento non pensavo minimamente che quel gesto ci avrebbe legato in maniera indissolubile. Penso che quella sia stata una delle poche volte in cui si è mostrato debole agli occhi esterni. Due anni dopo, sempre nella stessa stanza ho letto una sua lettera dove mi diceva di aver ucciso suo padre. Ero certa che sarebbe successo ma speravo che cambiasse idea.
Quando ho scoperto tutto ciò che James Potter e i suoi compagni gli facevano subire ho provato a parlargli, ma le umiliazioni subite avevano agito prima di me portandolo sulla strada sbagliata. Sapere della sua unione con il Signore Oscuro è stato uno dei colpi più brutti di tutta la mia vita. Mi sentivo ferita ma soprattutto delusa da me stessa, soffocata dalla consapevolezza di non aver fatto abbastanza per aiutarlo. Con il suo ritorno dopo la prima sconfitta del male ammetto di aver nuovamente provato felicità. Continuavo ad essere delusa dalle sue scelte iniziali ma ero felice di potergli stare di nuovo accanto.
Negli anni il nostro rapporto, oltre a diventare professionale essendo colleghi, si è trasformato in una grande amicizia anche se per me resterà sempre il bambino bisognoso di attenzioni che ha colmato il vuoto lasciato in me dalla maternità sperata ma mai arrivata.
Nel periodo in cui ho pensato che ci avesse tradito definitivamente ammetto di aver smesso di provare amore, delusa per la seconda volta dalla persona che amavo come un figlio. Un'unica convinzione restava in me: non avrei mai potuto vederlo soffrire per mano mia.
Quando Potter è venuto ad informarmi della verità volevo morire. Io che avevo promesso di stargli vicino nonostante tutto per poi dubitare io stessa della sua lealtà. Vedere i miei dolori riflessi nel volto di Hermione mi ha dato la forza per non lasciarmi andare, aiutare lei sarebbe stato come ripagare un millesimo del debito che avevo con lui.
Vederlo in fin di vita ma con la speranza di poterlo salvare mi ha permesso di uscire da quell’oceano che mi soffocava  e di rincominciare a vivere.
Sentirlo piangere ancora, ma per il dolore fisico questa volta, mi ha fatto capire che forse anche se fa tanto il duro ha bisogno ancora dei miei abbracci e delle mie ninna nanne ed io sarò vicino a lui per dargli l’affetto che merita, sempre.

Ciao a tutti! Spero vi sia piaciuto!! Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi è piaciuto⭐⭐❤️

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