Capito Due 2/3

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Che vestito si indossa per un pranzo di lavoro tra dirigenti, ad Amalfi!? Non ne ho la più pallida idea. Fisso l'armadio illuminato dal sole non trovando nulla che mi piaccia. Credo sia il caso di chiamare mia madre, lei mi darà sicuramente un buon consiglio. Potrei chiamare Sam ma farebbe troppe domande e mi verrebbe solo un gran mal di testa. Oltretutto devo chiamare la mamma ugualmente per avvertirla che non potrò andare a pranzo da loro oggi.

Mi preparo una tazza di tè e compongo il numero.

«Mamma, buongiorno!» risponde dopo solo due squilli.

«Ciao bella di mamma, come stai? La settimana di lavoro tutto bene? Novità?» ecco il solito interrogatorio da mamma apprensiva.

«Tutto bene, grazie! A voi?».

«Bene bene, tuo padre è già sceso a prendere il pane, oggi facciamo una bella matriciana!».

«Buona! A tale proposito, volevo avvertirti che oggi non posso venire. Salvatore, il mio capo, ha organizzato un pranzo di lavoro ad Amalfi, sono costretta ad andare».

«Ah, che peccato, lo sai che tuo padre ci tiene tanto a pranzare con voi!». Lo so bene, è da quando siamo andati via due anni fa che io e mio fratello andiamo da loro ogni sabato. A me non dispiace, anzi è molto bello rivederli ogni volta. Pranzi e cene in famiglia sono sempre stati una componente fondamentale in casa nostra. Ed è rassicurante aver mantenuto la tradizione, almeno il sabato.

«Lo so, ma non posso rifiutare! Vengo domani a pranzo se per voi non è un problema».

«Certo, stesso orario?» le si riaccende la voce. «Sì, a mezzogiorno sono da voi!».

Una è fatta, ora passiamo alle cose importanti.

«...Mamma, volevo anche chiederti un consiglio. Secondo te come dovrei vestirmi per un pranzo in costiera?».

«Metti un vestito morbido e colorato, che però ti fasci, tu sei magra te lo puoi permettere. Così sarai attraente ma professionale. Ma mi raccomando metti una giacca, vicino al mare fa sempre fresco!». Riecco il suo lato premuroso, la adoro!

«Che ne dici del vestito verdemare con giacca e scarpe nere?».

«Quello con la scollatura morbida e la gonna lunga fino al ginocchio?».

«Esatto! Mi fascia, ma ci sto comodissima».

«Perfetto, sarai stupenda. Ora parlami un po' di questa pranzo, qualcosa di importante?».

«Credo proprio di sì, ma ve ne voglio parlare domani, così avrò il quadro completo della situazione».

«Allora a domani, avverto io tuo padre. Fai la brava! Ti vogliamo bene!» mi manda un bacio.

«Anche io, tanto! A domani. Grazie». Riattacco. Ottimo consiglio. Tiro subito fuori il vestito e inizio a truccarmi un po'. Sono quasi le dieci, devo sbrigarmi.

L'aria calda mi avvolge come in un abbraccio, mentre il profumo del sale mi riempie le narici. È una splendida giornata, il sole risplende ormai alto nel cielo della costiera, incorniciando il panorama come in una cartolina. Non ci sono nuvole e i raggi si riflettono sull'acqua, creando degli splendidi effetti di luce tra le morbide onde. Ci sono volute un paio d'ore per arrivare al ristorante nel cuore di Amalfi, il traffico di sabato mattina era prevedibile, ma ne è valsa la pena. Stiamo aspettando il resto degli ospiti appoggiati alla staccionata del pontile mentre scrutiamo entrambi il mare, in silenzio. In auto non abbiamo parlato molto se non del tempo e la strada, siamo stati taciturni e decisamente imbarazzati. Sembra molto entusiasta, anche se ha lo sguardo perso nell'orizzonte sconfinato del mare, come se provasse nostalgia più che incanto. Forse gli manca la sua terra.

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