Capitolo Sette 1/3

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Nathaniel Hawthorne ha scritto: "Nessun uomo... può riuscire per un lungo arco di tempo a indossare una maschera in privato e un'altra in pubblico... senza finire col chiedersi quale sia il suo vero volto".

«Non l'ho potuto fare in aeroporto, ma qui nessuno me lo vieta. Oltre te». Mi prende il viso tra le mani. Movimento ormai conosciuto. So già cosa sta per succedere e non ho alcuna intenzione di fermarlo. «Chi tace acconsente, Hailey James». Mi invade la bocca con tutta la sua foga, baciandomi senza tregua, risvegliando quella libido che per un mese ha sofferto la sua mancanza. Con una mano mi alza il vestito cominciando ad accarezzare il tessuto in pizzo delle mutandine. Dolcemente mi accarezza il sesso, che si inumidisce all'istante. I respiri diventano subito affannosi. Mi libero della giacca che ormai mi opprime.

«Quanto mi sei mancata!» mi accompagna alla scrivania di questo ufficio enorme facendomi distendere. Si toglie la giacca, le scarpe e la cravatta. Torna su di me cominciando a baciarmi l'interno coscia e premendo le sue mani sui miei fianchi come gesto di possesso. Salendo con i baci trascina con sé anche la gonna e la camicetta.

Resto solo con il suo completino e lui si ferma a guardarmi un istante, come a voler scattare una foto nella mente, prima di riprendere possesso della mia bocca. Con le mani mi slaccia il reggiseno lasciandolo poi scivolare al pavimento. Infila la mano nella culottes, so che sta per strapparla, non posso permetterglielo, è un suo regalo, ci tengo.

Lo costringo a sedersi sul divano di pelle nera al centro della stanza, mi sfilo la biancheria e mi metto a cavalcioni su di lui cominciando a sbottonargli lentamente la camicia. Rivelo i suoi muscoli contratti e la cicatrice che si è formata in conseguenza ai miei punti. Inizio a baciargli il petto cominciando proprio dalla cicatrice. Sarà perverso ma sapere di averla curata io mi fa sentire ancora più legata a lui. Mi lascia esplorare il suo corpo per un po' permettendomi di spogliarlo anche dei pantaloni. Libero la sua erezione dagli slip, ed il suo membro si erge dritto ricordandomi l'Empire State Building visto dall'aereo. Riprendendo il controllo mi riporta cavalcioni su di lui e mi penetra con sicurezza, affondando dentro di me, lentamente. Cerco di soffocare i gemiti, dopotutto siamo in azienda.

«Non trattenerti, gli uffici sono insonorizzati».

«Che bella notizia!» libero la voce ed i miei gemiti iniziano a farsi sentire a gran voce dimostrandogli quanto anche lui mi sia mancato. Il ritmo si intensifica ad ogni movimento fino ad arrivare alla velocità di un vero e proprio martello pneumatico.

Mi bacia il seno, succhiando e mordendo mentre con le mani mi accarezza il corpo. Sento il piacere avvicinarsi sempre di più. Prima che riesca a rendermene conto il mio corpo si irrigidisce su di lui fino a liberarsi di tutta la tensione accumulata. Accompagnandomi nel piacere con delle spinte meno rudi, mi bacia dal collo fino alle labbra. Questo rallentare deve averlo stimolato di più perché improvvisamente raggiunge l'orgasmo anche lui baciandomi più forte per soffocare il respiro. Ci sdraiamo entrambi sul divano di pelle senza essere per niente stanchi.

«Non rilassarti bionda, è solo il primo round, mi sei mancata molto più di così». I suoi occhi sono pieni di luce, anche nel buio di questa stanza riesco a vederci una tempesta in pieno svolgimento.

«Sei tu a non doverti rilassare, la notte è giovane ed abbiamo un mese da dover recuperare!». Non aspetta neanche un minuto di più, si porta sopra di me ricominciando a baciarmi mentre con le mani esplora nuovamente il mio corpo. È un uomo a cui piace il contatto ed è un aspetto che adoro. In pochi minuti il suo membro ritorna ad essere duro come il marmo. Lo sento sul ventre mentre lo bacio sul collo esercitando una pressione sempre più forte, quasi come un vampiro che brama più sangue. L'eccitazione cresce in un lampo mentre dei brividi di piacere mi attraversano la schiena.

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