Would you accept?

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"Vi è mai capitato di giocare ad uno di quei giochi in cui vi viene chiesto, "chi salveresti da un palazzo in fiamme tra x e y", mentre vi trovate esattamente di fronte a quelle persone citate?

Per chi si è ritrovato in questa situazione, verrà automatico collegare il tutto a quel senso di panico, che si scatena nell'esatto momento in cui i vostri occhi si scontrano con i diretti interessati.

In entrambe le persone si accende una scintilla di curiosità, mettendo su un espressione che sembra quella di una persona ritrovatasi realmente in punto di morte.

E tu, ti ritrovi lì, quasi ghiacciato sul posto, cercando in modo pitagorico una qualsiasi soluzione per poterne uscire integro.

Osservi la persona x, magari con un sorriso tirato sulle labbra, poi volti lo sguardo verso la persona y e quel sorriso si tramuta in una smorfia indecisa.

Entrambi ti osservano, entrambi attendono una tua risposta e tu, se pur in un gioco, ti senti improvvisamente responsabile della loro vita.

Così, sospiri rumorosamente, rimonti su il tuo sorriso migliore e esclami un "Posso salvare entrambi?", alquanto patetico, che farà protestare animatamente tutti i presenti al gioco.

Le mani ti sudano un po', a quel punto, e le guance tendono ad assumere un colorito rossastro, mentre dei piccoli "allora?" si diffondono nella stanza.

È solo un gioco, avete perfettamente ragione, ma provate a mettervi nei panni della persona che viene lasciata nell'edificio in fiamme, come vi sentireste? (E non rispondete morire perché quello è scontato).

Vi ritrovate in un piccolo vicolo cieco, e così, forzati dai richiami dei partecipanti al gioco, prendete finalmente la vostra decisione: "Salvatevi a vicenda, lasciate me nel palazzo in fiamme".

E se pur adesso vi ritrovate in punto di morte, sapete di non aver deluso nessuno, e quindi meglio così... no?"

HARRY

Imparare a convivere con il senso di colpa, era diventata ormai una cosa normale per Harry. Si poteva definire una specie di esperto in questo campo.

Lui, era una di quelle persone che si svegliava la mattina sentendosi in colpa per aver dormito dieci minuti in più. Uno tra i pochi che cedeva sempre il suo posto in metro, perché si sentiva in colpa nel vedere gli altri in piedi.

Era una sottospecie di senso di colpa vivente che si faceva carico di tutti i problemi e dei dispiaceri altrui.

Quando gli era capitato, (più spesso di quanto volesse), di imbattersi in persone che lo avevano trattato male o che lo deridevano, lui non si azzardava mai a rispondere o a ribellarsi.

Al contrario, se ne faceva quasi una colpa personale e optava sempre per l'isolarsi e per il fuggire.

Non perché fosse stupido o avesse timore degli altri, semplicemente si sarebbe sentito in colpa se nel difendersi avesse finito col ferire qualcuno.

La cosa particolare di questo suo lato caratteriale, però, era il fatto che lui fosse pienamente consapevole che così facendo avrebbe portato gli altri a prendersi gioco di se o addirittura a passare per lo stupido della situazione, ma non gli importava.

Ad Harry semplicemente non interessava del giudizio altrui sul suo conto. Gli interessava solo non essere un problema o una fonte di sofferenza per le persone che lo circondavano, tutto il resto, per lui, restava solo un accozzaglia di giudizi infondati, che non sprecava nemmeno il tempo ad ascoltare.

Era abituato ad essere accondiscendente e gentile con tutti, perché in effetti non aveva mai avuto nessuno nella sua vita di cui gli importasse realmente il giudizio.

Welcome to my lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora