Tornato dai morti

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Jakob Curtis si svegliò di soprassalto: era bagnato fino dentro le ossa, infreddolito e spaventato a morte. Per di più non aveva idea di dove fosse... l'ultima cosa che ricordava era James Morgan che lo buttava dentro al Silver Creek salvandogli la vita.

Curtis si alzò a sedere e si trovò davanti ad un uomo molto anziano: capelli lunghi, radi e bianchi sopra una fronte spaziosa e solcata da rughe profonde, sopracciglia folte e nere, occhi verdi, naso grosso e schiacciato, bocca raggrinzita ed una lunga barba che gli arrivava alla cintura quando stava seduto. Fumava una vecchia pipa di legno (in tutto e per tutto simile a quella di Braccio di Ferro, che Jakob adorava quando era bambino) e l'odore di tabacco bruciato appestava la stanza. Era quasi opprimente.

Nel momento in cui l'uomo vide Curtis muoversi si alzò dalla sedia a dondolo sopra cui stava e gli si sedette vicino.

«Dove mi trovo?» chiese l'ometto impaurito.

«Beh, giovanotto: ora come ora siamo a Trakster. Mio nipote ti ha trovato ieri mattina sulla riva del fiume qui davanti e, da buon cristiano, ti ho accolto in casa mia, messo a letto e cercato di tenerti caldo. Dimmi un po' ragazzo mio, come diavolo ti è saltato in mente di metterti a fare il bagno nel Silver Creek a novembre? Secondo me, per fare una cosa del genere, non devi avere tutte le rotelle a posto...». Jakob fece spallucce. L'anziano signore riprese: «Parlami un po' di te. Come ti chiami ragazzo? E da dove vieni?».

«Curtis, signore. Jakob Curtis. Nato e cresciuto tra le strade di Arkham Nord... non troppo lontano da Blackbridge Island, per dirla tutta... sa, i miei non erano esattamente ricchi. Sono stato io quello che ha fatto fortuna nella famiglia: ho finito il college con il massimo dei voti, ho ricevuto una borsa di studio e sono andato a medicina sperimentale. Ho lavorato alla Kramer Chemicals per gran parte della mia vita... ad ogni modo non credo che lei voglia sapere di questo, quanto più di come sono finito nel fiume, giusto? Beh, io...», e qui si accorse di non poter raccontare la verità su quello che era successo quel giorno.

Il vecchio lo guardò con sospetto, dato che Jakob si era fermato dal suo racconto. Un colpetto di tosse da parte dell'uomo lo riportò al mondo reale.

«Scusi...» riprese Curtis, «mi ero fermato a pensare... sa, lo shock... comunque, come sono finito nel fiume? Beh, fin da piccolo mi piaceva andare a pesca, così nell'ultimo anno mi sono costruito una piccola barca a remi, ma l'altro giorno un'onda ha capovolto la mia navetta e mi ha fatto finire in acqua. Con quel freddo sono durato ben poco, ma per grazia divina o non-so-cosa sono riuscito a salvarmi e ad arrivare qui, a casa sua».

«Beh, questa è sicuramente una storia che vale la pena di raccontare. Hai bisogno di un passaggio per Arkham? Il Pinkton Bridge è a meno di un miglio da qui... visto che sei di Arkham Nord dovresti conoscere bene quel ponte».

«Se non le dispiace», disse Jakob, «preferirei andarci domani... se non sono di troppo disturbo vorrei riposare ancora un po' prima di tornare alla mia frenetica vita quotidiana. A lei andrebbe bene?».

«Ma certo, figliolo. Non ricevo molte visite da quando mia moglie ci ha lasciato... fa sempre bene un po' di compagnia, dico bene?».

Curtis sorrise, ma dietro quel sorriso c'era molta preoccupazione: tornare ad Arkham voleva dire andare incontro a Romano... ed essere ucciso. Sul serio, questa volta.

«Hai fame?» esordì il vecchio dopo un paio di minuti di silenzio. «Io potrei mangiare una mucca intera... dovrei avere della zuppa e forse delle braciole di maiale. Ti va qualcosa?».

Jakob annuì e l'uomo si alzò in piedi per dirigersi verso la cucina; riscaldò la zuppa e mise sul fuoco un paio di braciole ricoperte da una salsa marroncina a base di panna e sugo d'arrosto. Curtis divorò ogni cosa gli venisse messa davanti in meno di un minuto.

«Diavolo, devi essere davvero affamato ragazzo», commentò il vecchio davanti alla voracità del suo giovane ospite.

Dopo aver finito il suo primo pasto dopo due giorni (in accordo con quanto aveva detto l'anziano signore), Jakob collassò di nuovo nel letto in preda alla spossatezza ed allo shock, dal quale non si era ancora ripreso.

Nel sonno rivisse la sua ultima giornata di coscienza: il prelevamento alla Kramer da parte di un uomo vestito tutto di bianco, il pestaggio e poi il bagagliaio buio della Cadillac. Poi tutto diventava confuso; i giorni si riducevano in minuti ed in frammenti di attimi che Jakob poteva ricordare perché, per qualche secondo, aveva aperto gli occhi per poi tornare nel suo stato d'incoscienza.

Quando si risvegliò la mattina seguente si sentiva decisamente meglio e poté alzarsi di nuovo dal letto. Il vecchietto era addormentato sulla sedia a dondolo e Curtis decise, pertanto, di aspettare il suo risveglio per tornare ad Arkham.

Non aveva un piano sul da farsi una volta tornato in città, ma sapeva cosa avrebbe voluto fare: trovare il detective Morgan e raccontargli tutto. Lui era l'unico con abbastanza fegato per rivoltare l'ordine di Arkham e portare la luce della giustizia in quel buco buio trasudante di corruzione e dimenticato da Dio.

Dal canto suo James avrebbe voluto fare qualcosa in più che starsene a letto in ospedale a leggere riviste, ma la prognosi era di dieci giorni e lui lì dentro ne aveva passati sì e no tre. Ma era determinato ad uscire da quel posto e, non appena avesse avuto la forza necessaria, si sarebbe alzato e sarebbe uscito da quella dannatissima porta.

Provò ad alzarsi ed una fitta terrificante gli attraversò il costato. James inspirò a denti stretti e premette più che poteva il pulsante che controllava il dosaggio di morfina. Un'espressione di sollievo gli si disegnò in viso. Si distese placidamente e lasciò sprofondare la testa nel cuscino per poi riaddormentarsi: quella morfina era davvero potente!

James si risvegliò a notte inoltrata, tutte le luci erano spente tranne quella del corridoio, il cui bagliore filtrava da sotto la porta. Improvvisamente qualcosa bloccò in parte quel sottile fascio luminoso: qualcuno era vicino alla sua porta.

"Merda!", pensò James, credendo che l'uomo davanti alla porta fosse Smiley. E chi altri, sennò?

Il detective si guardò intorno ricercando la sua pistola e la vide ancora nel suo fodero in pelle, attaccato alla cintura dei pantaloni che erano sulla sedia accanto al letto. James provò ad afferrarla, ma era troppo lontana per il suo braccio. Si sporse dal letto ed il dolore alle costole divenne lancinante; la sua spina dorsale scrocchiò per lo sforzo. Riuscì a toccare il bordo della sedia con l'indice della mano sinistra. Inspirò ed espirò più volte, poi si diede un'ultima spintarella e riuscì ad afferrare la sedia, così la tirò a sé e prese la pistola.

Il dolore che provava era terrificante, ma la sua vita era più importante che un fastidio alla cassa toracica.

La figura misteriosa si mise proprio davanti alla porta e cominciò a girare il pomello. James, in risposta, caricò la pistola e la sollevò a quello che ritenne potesse essere il livello del cuore di chiunque stesse cercando di entrare.

La porta si aprì, rivelando la figura di un uomo. L'ospite inaspettato allungò il braccio destro verso l'interruttore della luce e lo spinse verso l'alto, accendendo le luminarie al neon della stanza.

Una luce bluastra illuminò l'ambiente. James fissò l'uomo negli occhi per un attimo prima di realizzare: Jakob Curtis era "tornato dai morti".

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