Il gioco di Smiley

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James e Hush erano in fermento, ansiosi e spaventati per quella che avrebbe potuto essere la prossima mossa di Smiley. Un uomo, o meglio, un mostro come quello non avrebbe avuto problemi a rinunciare alla propria vita pur di poter togliere quelle dei due detective. E questi ultimi lo sapevano bene.

Smiley, che aveva tenuto le mani in tasca per tutto il tempo, non sembrava volersi muovere. Al contrario, pareva come se stesse aspettando una mossa da parte (principalmente) di Morgan. In risposta i due poliziotti abbassarono i pugni e fissarono Smiley. Questi ridacchiò e levò le mani dalle tasche della giacca, rivelando una fialetta blu in tutto e per tutto simile a quella rinvenuta sul corpo del Chimico quel pomeriggio. La estrasse tenendola con due dita, stretta attorno al tappo di vetro. Smiley lasciò cadere a terra il fragile contenitore di vetro,che si ruppe in mille pezzi rilasciando una nuvola di denso fumo azzurro, che circondò completamente il corpo del criminale. Lui inalò a pieni polmoni.

Hush piegò la testa leggermente di lato, continuando a fissare ciò che stava accadendo al corpo di quello che, a quel punto, non era più possibile definire essere umano. Il fumo aveva alterato il corpo di Smiley in ogni aspetto: la sua massa muscolare era incrementata incredibilmente, le vene si erano gonfiate ed affioravano pulsanti dalla pelle bianchissima, mentre i suoi occhi, da marroni, avevano assunto lo stesso colore del liquido che era contenuto nella boccetta.

Smiley inalò pesantemente e digrignò i denti. Fece un gesto con la mano destra come a dire "venite, che state aspettando?". I due detective gli corsero incontro urlando e pronti a fargliela vedere: il fumo poteva aver alterato il suo aspetto, ma dentro e fuori restava pur sempre un uomo e, visto che entrami erano stati nell'esercito, sapevano decisamente come usare le mani in modo che fossero vere e proprie armi.

Il mostro rimase immobile mentre i due poliziotti gli riversavano addosso colpi paurosi, con i quali avrebbero potuto facilmente spezzargli tutte le ossa che aveva in corpo. Sembrava non provasse dolore. Smiley rise, e quanto più i calci e i pugni diventavano forti e pieni d'ira, tanto più rideva.

Poi divenne serio tutto d'un colpo e, con un solo movimento del braccio destro, si liberò di entrambi gli assalitori, scaraventandoli sul muro e facendoli ululare di dolore. Smiley rise di nuovo, stavolta davvero di gusto, tanto che una lacrima gli scese dagli occhi.

James non riusciva a rialzarsi: era andato a sbattere contro il corrimano in legno massiccio delle scale e credeva di essersi fratturato una costola come minimo. Hush era andato contro un muro in cartongesso, lo aveva sfondato completamente ed ora giaceva al suolo ricoperto di calcinacci, contorto dal dolore alla schiena e con difficoltà.

Smiley si avvicinò all'uomo legato alla sedia, il quale mugugnò in modo straziante. James guardò il mostro mentre sollevava e spezzava letteralmente in due la sua vittima. Gli organi interni del Cecchino piovvero sul parquet ricoperto di polvere con un tonfo disgustoso, accompagnato dalle urla agghiaccianti del poveruomo.

L'assassino, poi, estrasse un coltello dalla tasca interna della giacca ed iniziò ad incidere il palmo destro della mano del cadavere, per poi inserirvi un pezzo di carta appallottolato.

Dopo aver fatto ciò, si voltò verso James e cominciò a camminare nella sua direzione. Il detective provò a strisciare fino alle scale in un disperato tentativo di salvezza, ma Smiley lo afferrò per le caviglie e lo trascinò verso il centro della stanza espirando pesantemente, come se si dovesse svuotare i polmoni dal fumo che aveva inalato poco prima. James ebbe l'impressione che si stesse sgonfiando.

«Grazie, detective:» disse il folle criminale, «era da troppo tempo che non mi divertivo così!» e, ridendo fortissimo, lasciò le gambe di James, scese le scale ed uscì dalla palazzina. Morgan prese il telefono, dopo essersi assicurato che Smiley avesse lasciato l'edificio, e vi digitò il numero del 911. Non appena l'operatrice rispose, il detective svenne per il dolore intenso al petto.

Ore dopo (forse perfino giorni, chi l'avrebbe saputo dire con certezza?) James si svegliò in un letto d'ospedale, con il suo partner ai piedi del letto che lo guardava preoccupatissimo.

«Te le ha date di santa ragione, eh?» gli chiese con un filo di pietà.

«Eh già,» rispose sommessamente James, «ha detto che non si divertiva così tanto da molto tempo... credo di dovermi ritenere fortunato in un certo senso...» e qui provò a ridacchiare, ma le fitte al petto erano così lancinanti da non permetterglielo. Una smorfia di dolore gli attraversò il volto, ma decise che doveva alzarsi da quel letto e rimettersi sul caso.

«Hey, hey, calma campione!» disse Hush respingendolo verso il lettino. «Quel bastardo ti ha spezzato tre costole, hai bisogno di prenderti ancora una paio di giorni. Ma non preoccuparti, che ci pensa il tuo amico qui a tenerti impegnato: abbiamo appena ricevuto i risultati di Webber sulle due boccette ritrovate sul corpo del Chimico. Una delle due, come abbiamo visto, conteneva un siero. A quanto pare è un "neuro-inibitore per i recettori del dolore" (così mi ha detto lui, ma io non so esattamente cosa voglia dire), mentre stimola le cellule muscolari come fossero steroidi».

«In parole povere», rispose James, «questo siero è capace di rendere, per un periodo di tempo limitato, un uomo incapace di provare dolore e con una forza spaventosa. Ok, e nell'altra boccetta?».

«Aspettavo che me lo chiedessi. La fiala "Viper" contiene, e cito il rapporto del medico, "un organismo vivente, di probabile natura batteriologia e/o virale. Il batterio presenta caratteristiche comuni con il virus HIV, Ebola e della Yersinia pestis (peste bubbonica)". Davvero? Un super-virus? Ma che diavolo ci faceva sul corpo di quel tizio?».

In quel momento un'infermiera entrò nella stanza e cacciò Evans senza troppi complimenti, dicendogli che "il paziente aveva bisogno di riposare".

Il detective uscì dalla stanza scuotendo la testa con disappunto e decise di lasciare l'ospedale. Si girò di scatto verso l'uscita, ma sbatté contro un'altra infermiera che stava spingendo un carrello coperto da un telo bianco, facendole cadere a terra una scatoletta di pillole. Evans si scusò moltissimo e si chinò a raccogliere le pastiglie, quando notò qualcosa sotto il telo: era verde. E molto luminoso. L'infermiera scostò il lenzuolo, coprendo di nuovo l'intero carrello; poi tornò a spingerlo verso la fine del corridoio.

Evans la seguì: doveva sapere cosa stesse nascondendo là dentro.

La ragazza spinse il carrello fino alla fine del corridoio, poi svoltò a sinistra e sparì dalla visuale del detective. Lui prese la stessa svolta, ma si accorse che l'unica cosa a cui conduceva era uno sgabuzzino.

Come diavolo aveva fatto l'infermiera a scomparire nel nulla da quello stanzino? Hush iniziò a tastare, tirare e spingere ogni cosa che vedesse: doveva esserci qualche passaggio segreto o simili... ma non trovò niente. Si voltò e tornò sconsolato sui suoi passi. Sarebbe tornato con una lampada ad infrarossi o come-diavolo-si-chiamasse in cerca di impronte digitali: ovviamente il punto più toccato doveva essere quello che nascondeva il passaggio.

Evans tornò al dipartimento e chiese a Webber se sarebbe stato disposto ad accompagnarlo in quella spedizione. Lui rispose con un inchino ed un sorriso a trentadue denti. Il detective chiese di sapere qualcosa in più riguardo al super-virus, o qualunque cosa fosse.

«Non ho mai visto niente del genere! All'università ho studiato virologia, e ne ho viste di cose strane... ma mai come questa. Ho condotto vari esperimenti sul virus per vedere cosa lo uccida: calore, gelo, esposizione ad altre sostanze... niente di niente: questo organismo sembra invincibile MA, studiandolo ancora un po', sono abbastanza sicuro di poter riuscire a sintetizzare un antidoto... spero».

Hush annuì, ma aveva un terribile presentimento. Il passaggio segreto all'ospedale, Smiley, Don Romano... tutto era collegato in qualche modo. Il problema era capire quale fosse la chiave per smontare quel complicato meccanismo.

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