Prefazione

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Questa è la storia di una ragazza, non una comune come le altre, o meglio non una comune mortale come tutti gli altri. Purtroppo o per fortuna è nata in una famiglia ricca, dove le guerre fredde fra famiglie fatte di critiche, pettegolezzi, diffamazioni e congiure sono all'ordine del giorno.

Quanto può essere bello aver tutto quello che vuoi quando non ti senti nel posto giusto?

Tutto l'oro del mondo vale tutte le lacrime versate ogni giorno?

Sua mamma, Gaia una donna razionale laureata in psicoterapia e sociologia proveniva da una famiglia umile; ha sempre dovuto guadagnarsi le cose con sudore, fatica e sangue. La sua fortuna e sfortuna è stata incontrare un uomo ricco che non aveva bisogno di nulla, aveva già tutto, un tutto regalato dal suo cognome e dai suoi soldi: Sven Cavalli, un uomo italotedesco di una delle famiglie più ricche in Germania, dai mille interessi ma dalla noia facile e dal dubbio cromico verso il mondo. Lui l'ha portata in quel mondo che all'inizio non riusciva a reggere, ma grazie al suo intelletto è riuscita a gestire tutti gli occhi e le bocche superficiali dell'alta società.

Gaia desiderava una vita tranquilla, soprattutto per i suoi figli, in un mondo sano fatto di meritocrazia, riservatezza e non quel mondo marcio dove si faceva a gara a chi fosse lo sciupafemmine più ambito con l'auto più costosa o la donna più desiderata, invidiata, più bella, con tante storie alle spalle. L'ambiente dove era precipitata all'improvviso non le piaceva affatto, così credette che spostarsi in un paesino sperduto del sud dove dilagava il malcontento comune, l'avrebbe riparata dalla vita dei quartieri alti. Credeva che fosse meglio degli sguardi sprezzanti della alta società. Essere guardati con disprezzo dai ricchi per invidia, o dai poveri per lo stesso motivo, alla fine non era così diverso. Ma il suo istinto diceva che doveva spostarsi lì.

Prima della nostra protagonista, Gaia da Sven aveva avuto due figli maschi: Antonio e Gabriele, rispettivamente quattordici e tre anni.

Antonio era identico della madre, bruno, alto, molto esile, risoluto molto intelligente, ma dal padre aveva ereditato l'ambizione alla perfezione e al sospetto perenne.

Gabriele per il fenotipo assomigliava alla famiglia tedesca dalla parte paterna, biondo e occhi azzurri, un po' piccolo per definirne il carattere, ma sicuramente più dolce del fratello maggiore.

Sven era il secondo di quattro figli, tutta la sua famiglia risiedeva in Germania, non accettò la decisione di Gaia del suo trasferimento facendo pressione sul secondo genito in tutte le maniere. E per non deludere nessuna delle sue famiglie, decise di mantenere il lavoro di biologo marino a Berlino spostandosi continuamente dall'Italia alla Germania.

«Sono incinta» esclamò Gaia sulla porta di casa stanca del andirivieni del marito, magari quella terza gravidanza lo avrebbe ancorato lì con lei, era stanca della famiglia tossica di Sven che danneggiavano lui e indirettamente anche lei e i suoi bambini. Ma Sven non cambiò idea.

La gravidanza si scoprì gemellare.

E appena la notizia vagò tra le bocche sempre aperte delle vipere dal sangue nobile quanto sporco, sia quelle italiane che tedesche decisero di andare da lei per farle una falsa visita di cortesia. Gaia si vide rimpiombare nella sua vita tutte quelle lingue biforcute ornate da labbra spaventosamente rifatte. Capii che da quelle gente non ti liberavi, erano come la mafia, dovunque si poteva andare, loro sapevano arrivare fino a lì.

Criticavano tutto, i cittadini del paesino, la sua scelta di vivere lì, la scelta di non vivere in Germania, la casa, i suoi figli, la sua famiglia, tutto.

«Chissà se saranno maschietti o femminucce» lisciavano la pancia di Gaia come una lima che voleva scartavetrare con l'invidia la felicità di quel momento.

«Fosse ora cara se avessi delle femminucce, la famiglia di tuo marito non conosce gene femminile» risero.

Per quanto superficiali fossero era vero, la famiglia Cavalli, da quando mondo è mondo, aveva avuto solo figli maschi, mai una donna con quel cognome.

La leggenda diceva che la matriarca in Germania, la nonna, avrebbe dato in mano alla prima donna di sangue Cavalli tutta l'eredità e il manipolo delle varie famiglie Cavalli.

«Ma oltre quel motivo» esordì una signora di discutibile gusto e intelligenza, con un enorme e orribile neo sul lato del labbro spacciato per bellezza «Un femmina in una famiglia serve sempre. Metti il caso che la famiglia va in malora, chi dovrà fare le pulizie e tutte le cose che fanno le sguattere?» rise accompagnata da tutte le altre risate ignoranti.

Gaia da femminista, non riusciva a tacere, era abituata a combattere e a gridare per farsi sentire oltre le parole vuote del maschilismo. E quando stava per ribattere la sorella più remissiva le consigliò di tacere e non agitarsi, e per la prima volta, per il bene dei suoi figli, rimase zitta.

L'aristocrazia era come la mafia, un capofamiglia che comandava tutte le famiglie, in questo caso la nonna Isabelle. La madre di Sven. Era sempre stata lei al comando, la sua famiglia era ricca dalla notte dei tempi, ma suo marito, il nonno, Antonio Cavalli.

Dopo tante visite e trambusto, civetterie e pettegolezzi, Gaia si prese una vacanza e fuggì in Australia a Sydney, ed è lì che comincia la nostra storia.

Cast
Gaia: afef jnifen
Sven: Fabio Fulco
Antonio : Ben Barnes

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