Catene d'Acciaio e Nastri di Velluto

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-Questo è il mio numero, mi piacerebbe sentirti di nuovo-.

Sento ancora queste frasi nella mia testa che rimbombano insieme alla musica techno della discoteca.

Guardo il cartoncino scuro, poi lo schermo del mio telefono, poi di nuovo il suo numero. Non so se è una buona idea contattarlo. Non mi capitava qualcosa del genere da... Oh, non me lo ricordo nemmeno più.

Lo ammetto, quando ha iniziato a parlarmi non ero molto sicura, il suo atteggiamento era diverso da quello di altri che ho conosciuto in passato, e mi aveva intimorito. Ma ora... Non so, qualcosa è scattato dentro di me e sento che forse non è così sbagliato buttarsi.

Sono rimasta ancorata al mio palo per una vita intera. Quella storia, ormai quattro anni fa, mi aveva bloccato con catene di acciaio, impossibili da spezzare. Così, quando quegli anelli di metallo si sono trasformati in un morbido nastro di velluto di cui potevo liberarmi all'istante, non me sono accorta. Continuavo a sentire il peso dell'acciaio intorno al collo e non provavo nemmeno a reagire per paura di soffocare.

Finché finalmente, con uno strattone, mi sono liberata di catene e nastri che mi imprigionavano. Ero stanca di vivere nel passato, crogiolandomi in qualcosa che non sarebbe mai accaduto.

Ed ora è arrivato lui. È un segno? Forse dovrei seguirlo...

Così, con mani tremanti, compongo il mio messaggio.


Non faccio nemmeno in tempo a raggiungere la porta del pub che lo vedo parcheggiare. Attendo mentre scende e si avvicina per salutarmi. Finalmente, dopo tre giorni di scambi continui di messaggi, siamo riusciti a incontrarci. Sinceramente non so cosa aspettarmi, non ho idea di come tutto questo finirà.

Sono a mio agio con lui, come mi è capitato poche altre volte in passato, e la sua naturalezza nel parlare ci fa addentrare anche in argomenti piuttosto delicati. Ha una forza fuori dal comune, mi stupisco e lo invidio per la facilità con cui ricorda il suo passato burrascoso, e mi sento un verme in confronto a lui.

-Sei incredibile, e ti ammiro davvero per questo- dico alla fine quasi con un sussurro.

Lui allunga una mano verso di me e afferra la mia -Tranquilla. Ma se questa cosa ti dà fastidio, cambiamo argomento-.


È incredibile come passi veloce il tempo quando si sta bene con qualcuno. Abbiamo lasciato il pub e, dopo una capatina veloce alla festa in centro, abbiamo optato per un giro in macchina nei dintorni.

Ora siamo qui nel parcheggio dove c'è la mia auto, ma nessuno dei due vuole effettivamente porre fine alla serata. Guardo la mia piccola automobile pochi metri più in là, pensando che ormai è ora, e quando mi volto per salutarlo il suo viso è vicinissimo, quanto mai prima d'ora.

-Devo andare- dico con un sussurro, ma non sono per niente convinta.

Lui mi bacia sulle guance, una, due volte; alla terza le sue labbra sfiorano l'angolo della mia bocca. Mi guarda per un secondo negli occhi, e un attimo dopo sento la dolce pressione delle sue labbra sulle mie.

Non so bene quanto dura, forse solo un secondo, forse un minuto intero. Quando si scosta punta di nuovo lo sguardo su di me.

-Era questo che aspettavi?- mormora, mentre le note dell'autoradio sovrastano la sua voce.

-Forse- ribatto maliziosa, e subito elimina la distanza tra di noi.

Dapprima sono solo piccoli baci a stampo, ma ben presto ci lasciamo andare e ogni bacio diventa più profondo e avido. Sento il mio cuore battere all'impazzata, come se volesse scoppiarmi nel petto, e il mio respiro si affanna, mescolandosi al suo. La sua barba mi punge le guance, ma è una sensazione che mi piace. Tutti i miei sensi sono concentrati su di lui, sulle sue mani in cerca delle mie; non sento nemmeno più la musica, non so nemmeno che canzone sia quella che proviene dalle casse posteriori.

Apro gli occhi e lo sorprendo a guardarmi, così faccio lo stesso mentre continuiamo a prenderci e a mollarci.

-Mi piacciono i tuoi baci- mormora appena sulle mie labbra.

Sorrido, quasi compiacendomi di me stessa. Non ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta in cui ho baciato un ragazzo, ma quelle parole mi inorgogliscono. E così, per non deluderlo, continuo a tenere le labbra incollate sulle sue, pur sapendo che prima o poi dovrò decidermi a scendere dalla macchina.

Lui traccia una linea di baci lungo la mia guancia, poi sulla fronte, fino a fermarsi sulla punta del naso. Sono quasi sul punto di decidermi e andare via, ma all'ultimo secondo lui mi riprende, stuzzicandomi con la punta della lingua. Sa bene come prendermi, e io non posso far altro che arrendermi.

-Sei stronzo però- gli dico -Sai che devo andare-.

Lui fa un sorrisetto -Resta- si limita a dire, senza allontanarsi.

Di nuovo la mia testa va in confusione e perdo il senso della realtà. Non so quanto tempo passa, ma quando lancio un'occhiata all'orologio dell'auto mi accorgo che è passata un'ora da quando siamo tornati al parcheggio.

Per l'ennesima volta mi devo convincere che me ne devo andare, e quando mi lascia andare glielo ripeto ancora.

-Eppure sei ancora qui- mi dice, guardandomi negli occhi.

Sospiro, appoggiandomi allo schienale del sedile -E' che sto bene con te- mormoro.

-Anche io-.

Chiudo per un attimo gli occhi, poi finalmente riesco ad allungare la mano verso la maniglia dello sportello e raccolgo le mie cose. Prima di scendere, mi volto verso di lui per un ultimo bacio.

-Buonanotte- sussurra, sfiorando di nuovo le mie labbra.

L'abbraccio freddo della notte mi fa rabbrividire mentre percorro i pochi metri che mi separano dall'auto. Quando mi siedo sul sedile del guidatore ancora mi tremano le gambe per quanto è accaduto.

Lo guardo mentre si allontana con la sua auto, e all'improvviso mi sento mancare il respiro. Mi sembra di sentire di nuovo il peso delle catene, ma è solo un attimo; quando passo le dita sul collo, mi rendo conto che è solo il bruciore lasciato dai suoi polpastrelli mentre mi salutava. Sospiro, accedendo il motore e avviandomi verso casa.

Ora sarà il tempo a dirmi cosa succederà.

Pieces of an Ordinary GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora