Strane reazioni

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Capitolo 4

 

Strane reazioni

 

 

Erano le 7:00 del mattino. Fui svegliata come al solito dalle grida di mia madre.

Mi lavai, mi vestii e mi truccai leggermente. Indossai una maglia lunga fino a metà coscia grigia, dei leggins neri e degli stivali neri.

Scesi in cucina. Trovai solo mia madre. Come al solito mio padre era già al lavoro e Andrea stava ancora dormendo perché era uscito con gli amici e la ragazza ed era rientrato tardi.

“Buongiorno tesoro! Dormito bene?” disse mia madre

“Buongiorno! Si ho dormito bene!” risposi.

“pensa tra meno di una settimana e mezza sarai in Inghilterra a trovare i tuoi nonni e i tuoi zii!” disse con un gran sorriso.

“Lo so sono anch’io molto contenta di rivederli! Passare una settimana a Londra con gli zii e una settimana a Holmes Chapel dai nonni con Viola e Carlotta è fantastico! Non vedo l’ora!” dissi euforica.

“Ricordati che ad agosto ritorniamo a Holmes Chapel per stare un po’ con i nonni!”

“Certo lo so!” dissi.

Mangiai il mio croissant e bevvi un po’ di succo di frutta.

“Stavo pensando che noi passiamo tutti gli anni le vacanze dai nonni e non abbiamo mai Visto Harry Styles o la madre. Non noti?” costatai.

Mia madre fece una faccia indecifrabile.

“Certo, mica si fanno vedere per te!” disse scontrosa.

“Si lo so. Ma anche prima che diventasse famoso, non l’abbiamo mai visto. Non noti?” dissi.

“Sarà una casualità! Ora vai a scuola se no perdi il pullman!” disse frettolosamente e agitata.

“Va bene! Ciao a stasera!” dissi

“Ciao!” rispose.

Non capii la sua reazione. Certo non era la prima volta che lo faceva. Se parlavi casualmente di tutti componenti della band, lei mi ascoltava con interesse, se parlavo solo di Harry, iniziava ad agitarsi e tagliare il discorso molto in fretta. Se invece citavo il nome Anne, iniziava sbraitare e a urlarmi contro.

Arrivai alla fermata del bus e lì come al solito c’erano già Viola e Carlotta.

Ci salutammo e prendemmo il bus.

Raccontai per l’ennesima volta la mia disavventura accaduta con mia madre, loro erano le uniche con cui mi potevo confidare. Quando parlavo con Enrico, sembrava di parlare con mia madre, quindi non mi confidavo molto con lui, anche se stavamo insieme da tanto.

“Forse ti nasconde qualcosa che non vuole dirti!” disse Viola.

“Lo so già, genio! Però non capisco cosa…” dissi sconsolata.

“Forse sarà nervosa per il lavoro oppure e solo un po’ di stanchezza!” disse Calotta.

“Non credo. Ieri quando è tornata da lavoro, stava parlando al telefono in inglese e ha detto che non può dirmi la verità dopo 16 anni!” dissi io.

“Pensi che sia qualcosa di grave?” chiese Carlotta.

“Andrea ed Io ci assomigliamo fisicamente?” chiesi.

“Partendo dal presupposto che non si risponde a una domanda con un’altra domanda, comunque no!” disse Viola.

“Vedi che le mie supposizioni sono vere!” dissi io affranta.

“Cioè?” chiesero entrambe.

“Sono stata adottata!” dissi.

“Ma va! Sarà una casualità! Forse un tuo antenato ti assomigliava!” disse in modo consolatorio Viola.

“Certo!” dissi io per troncare il discorso.

Suonò la campanella, allora decidemmo di entrare, però Marta mi tirò per il braccio e mi porto in una parte isolata.

“Che cosa stai facendo!” dissi io confusa.

“Guarda lì!” disse indicando due persone.

Erano Enrico e una ragazza. Stavano parlando troppo vicino per i miei gusti e lei era troppo provocatoria nei modi di fare e di vestire. Poi si congedarono dandosi un bacio sulla guancia. Era rossa di rabbia e di gelosia.

“Perché mi hai portata qui per farmi vedere questa scena?” chiesi ancora più confusa.

“Ti ho portata qui per farti aprire gli occhi e per dimostrarti che la persona che hai al tuo fianco non è quella che credi!” disse andandosene via con un ghigno divertito.

Entrai in classe in ritardo.

Mi scusai con il professore di matematica e mi sedetti al mio posto vicino alle mie due migliori amiche.

“Dov’eri?” chiese Carlotta.

“Ero in cortile!” dissi sotto voce.

“Per fare cosa?” chiese ancora.

“Marta mi ha portata lì per farmi vedere che Enrico stava parlando con una ragazza molto facile. Poi le ho chiesto perché l’ha fatto e mi ha risposto per farti vedere che non è la persona che pensi.” Dissi io può arrabbiata.

“Io se fossi in te non le crederei!” rispose Carlotta.

 

 

Perché tutti si comportavano in modo strano con me?

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