44

323 22 0
                                    

Caro diario,
Ti scrivo perché è appena finita la giornata (anzi, le 24 ore) più bella della mia vita.

23:58 del 26 dicembre.
La sera era fredda, e aspettavo la mezzanotte seduta sulla sedia a dondolo.
00:00
Un messaggio da Riki:
"Sono giù"
Sono scesa correndo.
Appena ho aperto la porta d'ingresso l' ho abbracciato.
«Dio quanto mi sei mancato...» gli ho detto, senza urlare troppo.
«Anche tu Paperella mia. Ma perché a mezzanotte?»
«Oh, ehm... senti, abbiamo 24 ore per stare insieme. Dopo di che, come ben sai, potremo "sentirci", equivalente a mandarci un messaggio, una volta a settimana. Devo arrivare a mezzanotte esatta di domani a casa, perché se no vado nei casini.»
Non ha risposto nulla. So che era triste come me ma, almeno, ci hanno dato la possibilità di stare insieme, per ventiquattro ore esatte.
Mi sono staccata dall'abbraccio e sono restata a guardare il mio principe. Ho guardato i suoi occhi azzurri, che emettevano il bagliore di chi è felice.
Il suo sorriso, e il maglione nero che gli ho regalato l'anno scorso a Natale.
Abbiamo iniziato a camminare cantando e ridendo.
Chissà cosa ha pensato chi ci ha visto: due sedicenni, mano nella mano, a mezzanotte e cinque minuti, correre per le strade di un paesino totalmente sperduto e quasi disabitato.
Siamo andati a casa sua, e ci siamo seduti sulle altalene.
«Avevo paura di perderti, e alla fine ti ho perso davvero...» gli ho detto sottovoce.
«Non mi hai perso. Sono qui vicino a te. Niente paura» ha continuato a dondolare sull'altalena, rallentando un po'.
«Grazie...» ho detto, stavolta senza farmi sentire.
«Voglio sfruttare al massimo queste 24 ore con te.»
Ha bloccato entrambe le altalene e mi ha fatto scendere.
«Vieni» mi ha detto.
Abbiamo fatto delle scale, di cui non sapevo neppure l'esistenza, dentro casa sua.
«Quando sono solo vengo qui» ha detto aprendo una sorta di botola.
Siamo entrati in uno stanzino più o meno illuminato tappezzato di lavagnette di sughero.
Appese, foto di me e lui, fogli con frasi e citazioni (tristi) e pagine di diario.
Vederlo è stata una cosa... fantastica.
Ho sorriso inevitabilmente.
Ho letto una pagina di diario:
"Sono troppo solo. Ho bisogno di lei. Di nessun'altra. Solo di lei."
La data risaliva a quando mi ha detto di Ginevra.
«Posso abbracciarti?» mi ha chiesto.
«E me lo chiedi pure?» gli ho detto io, buttandomi tra le sue braccia.
Mi sono mancati i suoi abbracci. Siamo restati lì, senza parlare, per qualche minuto.
· · · · · · ·
00:55
«Dimmi, ce ne sono ragazzini carini nella tua scuola?» ha detto, facendo la voce da vecchietta/ zia rompipalle.
«Non molti, nonna »
Mi sono resa conto solo in quel momento di non avergli parlato di Sam...
Ho abbassato lo sguardo, e lui ha notato che avevo brutti pensieri per la testa.
«Che hai?»
Ho preso un grande respiro.
«Nove novembre.» ho iniziato «la più grande cazzata che io abbia mai fatto in tutta la mia vita. Sam, un mio "amico", si è presentato da me. Era sera... ero sola... mi ha baciato, e io non ho... non sono... »
Mi sono bloccata, vedendo la sua espressione.
«Sei deluso?»
Ha sorriso e mi ha accarezzato la guancia.
«Mi faccio schifo...» ho detto.
«Non dirlo più» ha risposto, serio «Non sono deluso, Paperella. Può succedere. Non preoccuparti»
Gli ho sorriso anche io e poi abbiamo deciso di andare al parco.

All'una e mezza di notte, due sedicenni, in un parco, in più abbandonato.
Ma è sempre stato il nostro parco.
C'è una grande quercia.
Così siamo andati lì.
Sulla corteccia ci sono incise le nostre iniziali, seguite dalla sigla "BFF"
Mi è venuto un gran dubbio: solo BFF?
O anche di più?
Ci siamo arrampicati sui rami.
Da lassù, il nostro paesino è sembrato diverso: le luci di Natale sulle ringhiere delle case, e queste che nella notte non avevano colore; la gente che stava dentro le proprie dimore, a neanche un' auto a camminare per i vialetti stretti; e le luci spente, che danno un non so che di misterioso alle abitazioni.
Era tutto così magico.

Nonostante Tutto [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora