Capitolo 12

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POV's Damiano
"Era lì cazzo, tra le mie braccia ma non mi sentivo bene. Lei stava male. Male per colpa mia. Ed ora rischio di perderla per sempre. Ho davvero paura. Vederla tra le mie braccia in quelle condizioni mentre la macchina della sua amica sfreccia per le strade di Roma, odio me stesso e il mio stupido orgoglio che non mi fa ammettere di amarla... si cazzo la amo,  la amo da morire, è inutile negarlo. La amo punto."
Giuditta mi risvegliò dai miei pensieri
-Cazzo dimmi come sta!!- gridò
-Male è sempre più fredda cazzo! Quanto manca!-
-Siamo arrivati- disse cercando di mascherare la sua paura
Tutto andava a rallentatore. Io che correvo tenendola in braccio Giuditta che già stava chiedendo aiuto. Tutto confuso. Ero stordito.
-Ce ne occupiamo noi!- disse il dottore correndo via con il mio mondo su una barella. A quel punto sentivo solo il mio fiato, un fischio assordante nelle orecchie e un senso di colpa infinito. Le gambe mi tremavano. Giuditta era già seduta con la testa appoggiata tra le mani.
-Io... io vado un attimo in bagno-
-Ok-
Cercavo di togliere il sangue dalla maglia ma non voleva andarsene. Mi accasciai accanto al lavandino. E penso di aver pianto per la prima volta. L'idea di non poterla più vedere mi distruggeva, il senso di colpa mi lacerava il cuore ed era tutta colpa mia. Solo mia. Quel silenzio dava troppa voce ai miei pensieri.
Sentii una mano sulla spalla
-Ei- mi disse una voce femminile
-Damiano non è colpa tua. È stato un incidente- mi disse Giuditta
-Io le ho spezzato il cuore- dissi asciugandomi le lacrime con il dorso della mano come un bambino triste
-Io lo so che la ami.-
Quelle parole mi attraversarono la testa: risuonavano come un eco e il mio cuore ebbe un sussulto
-Io non mi merito il suo affetto-
-A Damià dimme la verità... Hai avuto paura di amare. Di provare affetto per qualcuno per la prima volta. Hai avuto paura dei tuoi sentimenti, perché non volevi solo portartela a letto. E sei scappato. Ma quello che provi è molto più forte e sei andato da lei. Le hai salvato la vita... Lei sarebbe morta se non fossi arrivato tu.- si asciugó una lacrima -E non ti ringrazierò mai abbastanza per questo-
Alzai la testa e la abbracciai. Entrambi eravamo distrutti e da soli non potevamo farcela.
-Hai chiamato i suoi genitori?- chiesi
-Si... ma non vengono-
-Come la figlia è in pericolo di vita e a loro non importa! Io... io non ci posso credere-
-Lo so, ma è sempre stato così- disse abbassando lo sguardo
-Andiamo in sala d'attesa dai speriamo ci diano notizie- disse alzandosi e aiutando me a fare lo stesso
Restammo seduti per tantissimo tempo quando squillò il telefono
-Pronto?-
-Ei Damià dove sei?-
-Ciao Vic... sono in ospedale-
-Perché?! Che ti sei fatto arrivo!-
-Vic non è per me...-
-Ok. Ti raggiungo lo stesso-
Chiusi la chiamata e vidi Giuditta scattare in piedi. La raggiunsi di corsa.
-Dottore ha notizie?!- disse
-Si... non sono buone però-
"E riecco quella sensazione... cazzo sei un disastro Damià. È proprio vero che capisci di amare qualcuno quando lo perdi... Piccolì sei forte. Forte come una montagna, piena di crepacci e fossi, ma ancora rigida. Resisti senza di te non saprei che fare. Perderei tutto, il mio mondo, la mia aria... perderei il mio amore... perderei te. RESITI PICCOLÌ!"

CONTINUA...

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