Capitolo 2

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POV's Elisa
"Certo che quel ragazzo non la vuole proprio finí de fissarmi" pensai facendomi scappare un sorriso.
La campanella suonò e misi via il mio lavoro nella tracolla per poi uscire dalla classe.
-Ei!- mi sentii chiamare -Ei ti è caduto questo foglio!-
Mi girai e un ragazzo alto e moro con i capelli legati in una codina perfetta, sventolava uno dei miei spartiti. Mi avvicinai a lui in fretta riprendendo il foglio e ringraziandolo con un cenno della testa per poi voltarmi, ma mi sentii afferrare il polso
-Tu componi?- mi chiese
"Che domanda cretina mi hai appena ridato un mio spartito secondo te che stavo facendo?! Un aereo di carta?!"
-Secondo te?- dissi con aria di sfida
Lui mi fissava dall'alto in basso e sentivo i suoi magnetici occhi scuri puntati su di me che mi scavavano l'anima. Era un bel ragazzo di quelli che vogliono ribellarsi ma non possono e si dovevano contenere per forza. I suoi occhi mi trasmettevano una certa sensazione che mi facevano accelerare i battiti cardiaci. Era come se volesse far capire che lui non era una camicia bianca... lui era una giacca, magari fiorata e molto colorata.
Eravamo tremendamente vicini e il mio respiro si fece affannoso
"Cazzo ma che me pija è solo un ragazzo!! Per giunta fa domande der cazzo. Ora carmiamoce, famo 2/3 respiri lunghi e famo le stronze seeeh!"
-Eddaje nun fa la stronza, stavo cercà de esse gentile per una volta- disse scoppiando a ridere
-Vabbè comunque si, compongo e tu che fai?- chiesi sorridendo senza motivo ma la sua risata mi metteva allegria
-Canto- disse
-Bhe allora prima o poi ti sentirò- dissi sorridendo beffarda
-Come ti chiami?- mi chiese pensieroso
-Elisa, ma per tutti sono quella lì o quella ragazza...- dissi cercando di nascondere la mia malinconia
Si avvicinò pericolosamente a me
-Potremmo uscire uno di questi giorni- disse malizioso
-E tu come ti chiami?- dissi con aria di sfida
-Damiano David- disse con orgoglio
-Bene David si vedrà- dissi sfidandolo e allontanandomi da lui per poi girarmi e avviarmi verso l'uscita
-Ci conto ragazzí!- gridò
Alzai il braccio e sventolai un mio quaderno che tenevo in mano.
Sapevo che stesse sorridendo... come faccio a saperlo? Bhe perché anch'io lo stavo facendo.
Quel ragazzo mi aveva completamente fottuto il cervello ma non gliela avrei data vinta così facilmente...
Giravo per le vie di Roma finché non raggiunsi un piccolo bar, era uno dei miei posti preferiti:
Entrai, salutai Giacomo il proprietario e mi andai a sedere al mio solito tavolo. Ordinai una tisana ai frutti di bosco, dio solo sa quanto me piace. Tirai fuori il mio quaderno dalla tracolla e cercai uno spartito in particolare ma non lo trovai... "David" pensai "stavolta sei stato furbo... ho bisogno di quello spartito e quindi so costretta a rivederte... complimenti un punto a te" pensai appoggiandomi allo schienale della sedia e stendendo le gambe mentre un sorriso di sincera ammirazione comparve sul mio volto.

CONTINUA

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