Capitolo XV

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Dopo ore di camminata eravamo esausti, intorno a noi solo campagne.

-Isaac, guarda laggiú- indicai un punto all'orizzonte.

-È il nostro camper!!-

-È la nostra occasione per riprendercelo.- suggerii.

-Senza armi?-

-Ho un piano!-

-Come hai fatto a eleborare un piano in trenta secondi? -chiese incredulo.

-Mai sottovalutare una donna!-

-Mi fai paura . Comunque quale sarebbe il piano?-

-Attiriamo i morti vicino al camper, i due sicuramente usciranno fuori per ucciderli e in quel momento noi ci intufoliamo dentro e partiamo!-

-Bel piano mai due potrebbero sparare dal finestrino oppure scappare via-

-Hai ragione...-sussurai scoraggiata.

Isaac mi mise una mano sulla spalla.

-Io avrei un altro piano...-disse fissando morbosamente il camper.

...

In punta di piedi ci avvicinammo al camper, Isaac cercò di aprire la portiera senza fare rumore ma non ci riuscí, io lo guardai con uno sguardo omicida ma lui mi fece cenno di entrare, i due uomini dormivano come sassi e neanche una bomba poteva svegliarli secondo me.Cercai una pistola  ma sfortunatamente si trovava vicino a quello muscoloso, lentamente la afferrai, ma l'uomo si giró di scatto verso di me emettendo un suono indescrivibile, ma per fortuna stava continuando a dormire, afferrai la pistola velocemente  e dopo nascosi tutti i fucili che si trovavano vicino a loro.Isaac mi fece un cenno con la testa ed era segno che il piano stava andando bene.

-Sveglia stronzi! -urlai più che potevo, tirando un calcio alla stomaco dell'uomo muscoloso.

I due all'inizio non capirono cosa stesse succedendo per via del sonno, ma si ripresero velocemente.

-Che cazzo volete?- gridó il muscoloso.

-Il nostro camper-

-Che idioti! - ringhió lui.

Stava per arrivarmi un pugno in faccia, ma con una enorme prontezza gli sparai ad una gamba, l'uomo emise un grido di dolore e inizió a bestemmiare, il magrolino tremava di paura, mi faceva pena.

-Allora vi do 10 minuti per scendere dal nostro camper, oppure vi ritroverete una pallottola in testa, sono stata chiara? -

-V-va b-b-bene.-balbettó il magrolino.

Cercó di tirare sú il muscoloso ma lui lo spinse via e si alzó da solo.

-Me la pagherete...Stronzi!-

-Come si dice? Ah si,occhio per occhio dente per dente...-gli sussurrai all'orecchio.

I due scesero dal camper e Isaac suonó il clacson tre volte attirando decine di morti, nel tempo in cui i morti arrivarono noi partimmo velocemente e lasciammo quei due bastardi da soli, senza armi, circodati da morti.

-Siamo stati dei grandi!-esultai.

Presi le due zampe anteriori di Kira e mi misi a ballare con lei, Isaac rideva.

Mezz'ora dopo Isaac inizió a esultare.

-Cat finalmente una città! -

-Non ci credo! -

Mi affacciai dal finestrino e vidi all'orizzonte,scuro e tenebroso,le luci di una città. Il clima si faceva più umido e infatti iniziò a piovere, amavo la pioggia, era come se ripulisse tutto il dolore che regnava sul mondo, peccato che dopo la pioggia il dolore tornava.Dai finestrini vedevo i morti camminare all'estremità delle città, alcuni erano soli altri in gruppo, la pioggia li confondeva e cercavano di afferrarla pensando fosse qualcosa da mangiare, la scena mi divertiva, e pensare che anche io sarei dovuta diventare così.Forse la mia salvezza è stata il bambino che porto in grembo, perché in due eravamo più forti di un solo virus, ma questa era solo una ipotesi. Mi accarezzai la pancia.Questo bambino è la salvezza, la vita dopo la morte, mancavano ancora molti mesi prima del parto e mi chiedevo come avrei fatto, chi mi avrebbe aiutato, se sarei sopravvissuta ma la cosa più importante era farlo nascere.

-Siamo arrivati Cat, intorno alla città c'è una recinzione forse siamo salvi!-

Isaac si avvicinó a un enorme cancello, e delle guardie si avvicinarno.

-Ci sono infetti o feriti?-

-No- rispose Isaac. Infine

-Bene benvenuti al centro dei sopravvissuti di Beather.-

Il cancello si aprí e entrammo nella città, sembrava una normale cittadina se non fosse per le recinzioni elettrificate che la circondavano.Parcheggió il camper, scendemmo e ci dirigemmo verso un centro di accoglienza.

Una guardia ci assegnó la chiave di una casa, la numero 194,e ci diede una scatola con  del cibo che dovevamo conservare per almeno una settimana.Inziammo a gironzolare per la città in cerca della casa 194, le casa erano tutte uguali quindi difficili da distinguere tranne per il numero sulla porta, poco venti minuti la trovammo.Era una fortuna aver trovato quel posto per caso, ora eravamo al sicuro, o almeno così parve.

Salve lettori, mi dispiace davvero tanto di non pubblicare velocemente i capitoli ma ho problemi di connessione!  :c Vi ringrazio per i voti, le visualizzazioni e i commenti.

Un abbraccio,

Redhair31

Carne viva.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora