Capitolo 12

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Levi's pov
<vieni a casa mia! È grande, e ha un sacco di stanze. Non dovrai pagare niente> dissi prendendola per le spalle.

Non poteva andarsene così, senza una meta.
Levai subito le mani da lei, con uno scatto.
Cosa stavo facendo?
Non potevo portare questa mocciosa a casa mia!
Ma ormai la proposta era già fatta...

<no> con voce fredda se ne andò.
<ehi! Fermati , mikasa!> la fermai prendendola per il braccio.
<tu ora vieni a casa mia! Non  puoi restare a dormire fuori!> le dissi trascinandola nella mia macchina.
<questo si chiama rapimento!> urlò dimenandosi.
<rapimento o no, tu vieni>

Chiusi la portiera e mi ci appoggiai.
La sentivo, che sbatteva le mani sui vetri.
Sospirai.
Non posso portarla a casa! Pensai tenendomi la testa.

Tornai al sedile del guidatore.

<io devo andarmene via!> urlava in preda al panico.
per portarla, prima avrei dovuto calmarla.
Le presi il volto e le stampai un bacio in piene labbra.

All'improvviso, si calmò, mettendosi le mani sulle labbra.

Misi in moto e partii.
La guardai un'ultima volta.

Aveva gli occhi sgranati, le labbra schiuse e le guance rosso fuoco.

Puntai lo sguardo sulla strada e voltai l'angolo.

Il sole stava ormai calando sulle strade.
Mikasa non aveva ancora detto niente.

Fermai la macchina in uno dei miei grossi parcheggi.

La vidi scendere, e guardarsi intorno estasiata.
<t-tu, I-io... n-non posso credere ai miei occhi> mormorò con le labbra schiuse.

Grugnii qualcosa simile al 'lo so' e ad un 'ok, muoviti'

Mi diressi verso la porta della mia villa bianca a tre piani.
I miei 'amici', o quelli che mi ritengono 'amico', mi hanno sempre detto che tutto questo lusso era sprecato per una sola persona.
Ora ne avrei avuta una in più, oltre al kuchel e John.

<signore> mi salutò John il maggiordomo.
<John, lei è mikasa. Preparale una camera. Si fermerà qui per un bel po'> dissi lasciandogli la giacca.

Mi voltai verso la ragazza, che stava accarezzando la mia gattina.

<come si chiama?> chiese riferendosi alla gatta.
<kuchel> mormorai prendendola in braccio.
Le grattai la testolina, mentre mi faceva le fusa.

<signorina, come si chiama?> le chiese John prendendole la giacca di dosso.
<mikasa ackermann> Rispose sorridendo.
Il maggiordomo esitò un secondo.
<signore, posso prendermi la libertà di farle una domanda personale?> mi chiese il vecchietto.
Annuii. Sapevo già cosa voleva domandarmi.
<lei e la signorina, siete fratelli?>
<no. È soltanto una casualità> dissi sedendomi a gambe incrociate sul divano in pelle bianca.
<John, potresti portarmi due bicchieri di jack daniels?>
Annuì e si diresse in cucina.
<siediti mikasa> le dissi.

Titubante si sedette molto distante da me.
Si vedeva da lontano che non era a suo agio.

<voglio mettere in chiaro le cose> dissi con tono glaciale.
<quel bacio non è significato niente. Era soltanto per calmarti> la vidi riprendere colore e calmarsi.
<Lo avevo capito> disse con lo stesso tono.
A quanto sembrava, no.

Ghignai e mi voltai verso l'uomo che stava entrando in salotto con due bicchieri di cristallo.
<grazie>

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