*No exit* ~°Hyungwonho°~ [ITA]

Chapter XIV

Dovevano aver perso il momento in cui si erano addormentati.
Hyungwon era praticamente invisibile ad ogni osservatore, dal momento che era nascosto nella coperta e le braccia di Hoseok erano l'unica parte visibile del suo corpo, quelle e una parte dei suoi capelli.

Per quanto Kihyun avrebbe preferito lasciar dormire un altro po' i due ragazzi, dovevano alzarsi. Altrimenti avrebbero avuto problemi ad addormentarsi una volta arrivato il momento opportuno.

"Hey Hoseok, svegliati." scosse dolcemente il braccio del ragazzo, poi con più vigore fino a che non ottenne una reazione dal maggiore.

"Che succede?" chiese ancora assonnato Wonho.

"È ora di cena. I manager ci hanno comprato dei pancakes, ho pensato di dirtelo prima che finiscano." sogghignò e aggiunse "Ti lascerò svegliare la tua bella dato che hai fatto un buon lavoro facendola addormentare. Buona fortuna, principe azzurro." e con questo se ne andò; il suono della sua risata echeggiò per tutto il dormitorio.

"Wonnie..." iniziò lui, tirando via la coperta dalla testa del ragazzo. "Hey svegliati, è ora di cena!" sussurrò eccitato. Iniziò a ridere quando in risposta ricevette solamente un piccolo gemito e cominciò a fare il solletico al ragazzo sotto di sé.

E quello fece svegliare Hyungwon quasi subito. Saltò via dal divano e dalle mani del maggiore.

"Perché mi fai questo mostro!?" urlò, con finta paura palesata sul suo volto e le mani che si muovevano drammaticamente.

"Non voglio farti perdere la deliziosa cena. Devi mangiare di più oppure un giorno scomparirai." rispose Hoseok con un ghigno e correndo velocemente in cucina per nascondersi dietro Kihyun, così da non essere colpito per ciò che aveva detto.

"Non sono così magro, e lo sappiamo entrambi." rise Hyungwon entrando in cucina, un enorme sorriso ad increspare il suo volto. Se tutti avessero prestato attenzione, avrebbero subito capito che il ragazzo non credeva realmente alle proprie parole.

Invece Kihyun disse che era stupido e Wonho gli baciò affettuosamente la guancia, dicendogli qualcosa sull'essere perfetto e magro. Forse troppo magro, ma ci avrebbero lavorato su.