13 - Neighbors

246 15 0
                                    

Quella mattina una signora sulla trentina entrò nella mia stanza presentandosi come la psicologa dell'ospedale e dicendo che doveva farmi alcune domande.

Rimase ben due ore e mi chiese ogni cosa.

Si rendeva conto che per me era difficile parlare di tutto quello che era successo, ma mi disse che doveva prepararmi per quello che sarebbe successo nell'aula di tribunale, dove non avrei potuto fare scena muta.

Quando dopo due ore se ne andò ero esausto e mi addormentai subito, saltando il pranzo.

Una settimana dopo venni dimesso e potei tornare a casa.

Non era poi tanto diversa da come la ricordavo.

Mia madre mi seguiva per ogni passo che facevo, solo quando andavo in bagno mi lasciava da solo.

Era un po' insistente, ma potevo capire quanto spaventata fosse di potermi perdere di nuovo.

Quando entrai nella mia stanza vidi che non era cambiato nulla.

- non abbiamo buttato via niente o spostato qualcosa da quando te ne sei andato. Ero sicura che il mio bambino fosse ancora vivo!- disse abbracciandomi e io le sorrisi - ti lascio un po' solo, tanto non puoi volatilizzarti no?- e uscì dalla stanza.

Rimasi da solo e cominciai a guardarmi attorno.

Era la camera di un bambino.

Le ceste dei giochi da una parte, gli album di figurine, il pallone da calcio in un angolo. Sulle mensole c'erano delle foto. Una ritraeva me, Niall e Louis nella piscina all'aperto che aprivano d'estate, un'altra io e i miei genitori mentre festeggiavamo il mio sesto compleanno e io ero impegnato a spegnere le candeline e in un'altra c'eravamo io e le mie due sorelle.

In tutte quante avevo un'aria felice e spensierata.

Sorrisi e mi buttai sul letto tirando fuori un album di fogli e i pastelli che avevo portato dalla mia prigione.

Mi ritrovai a disegnare il volto di una persona a me molto famigliare.

Il volto di Liam.

I suoi lineamenti dolci, il suo sguardo sicuro e la bocca che sorrideva.

Mi mancava molto e non sapevo dove fosse finito. Non avevo il coraggio di parlarne o di chiedere informazioni a qualcuno.

Quando lo finii richiusi l'album e scesi al piano di sotto uscendo in giardino.

C'erano delle sedie sdraio proprio come da Liam e io decisi di sedermi lì e di godermi il sole proprio come avevo fatto con lui qualche settimana prima.

Sospirai e mi guardai attorno quando una signora spuntò oltre la siepe della casa accanto.

Quando mi vide rimase un attimo ferma a guardarmi spaesata - sei Zayn vero?-

Io annuii confuso, non sapevo chi fosse quella donna.

- non ti ricordi di me caro?-

Scossi la testa - mi spiace. Ci conosciamo?-

Lei mi sorrise un po' - sì, eravamo vicini di casa e tu sgattaiolavi sempre nel mio giardino per giocare con il mio cane -

Mi tornò la memoria. Un piccolo beagle che mi scodinzolava e che voleva che gli lanciassi la pallina per poi riportarmela - Ally vero?-

Lei mi sorrise ed annuì - se passi di qua te la faccio vedere, ormai è un po' vecchia sai..-

Io annuii e mi alzai dicendo a mia madre dove andavo visto che era leggermente paranoica.

Quando entrai nel cortile della casa a fianco vidi un cane steso a prendere il sole che appena mi vide drizzò le orecchie e quando mi avvicinai si mise a fare le feste.

L'accarezzai dietro le orecchie e lei mi leccò la mano e la fece scivolare sul suo capo per farsi accarezzare.

La donna accanto a me rise - si ricorda di te credo -

Io mi voltai ed annuii, tornando poi a guardare il cane e coccolarlo.

- vuoi qualcosa da mangiare caro? Mi sembri un po' sciupato. Ho fatto quei biscotti che ti piacevano tanto una volta.-

Io mi alzai e le sorrisi - se non è un problema.-

Si pulì le mani sul grembiule e mi fece cenno di seguirla dentro casa.

Pochi minuti dopo ero seduto a tavola con una tazza fumante di tè davanti e un vassoio di biscotti.

Mangiai un po' sentendomi osservato dalla mia vicina di casa con cui a quanto pare andavo molto d'accordo una volta ma che non ricordavo.

- non ne vuoi più caro?- mi chiese quando vide che sorseggiavo il tè senza mangiare.

Io scossi la testa - sono buonissimi è solo che.. non riesco ancora a mangiare molto -

Lei mi fece un sorriso triste - capisco.. magari te ne incarto qualcuno e li mangi più tardi.- io le sorrisi e lei preparò un piccolo contenitore con dei biscotti dentro.

Poi si sedette di fronte a me aspettando che finissi di bere.

- sai.. quando sei scomparso la tua famiglia era disperata. Tua madre non uscì di casa per giorni interi, incolpandosi per non averti controllato abbastanza. La gravidanza della tua sorella più piccola fu un vero e proprio strazio per la tua famiglia, perché erano ancora sconvolti per te. Poi quando nacque avevamo tutti abbandonato le speranze. Però nel quartiere i bambini non uscivano più da soli e i genitori non li perdevano di vista un attimo. Quando si è venuto a sapere che eri vivo tua madre era sconvolta e prima di venire in ospedale passò da me e pianse per ore. Diceva che aveva paura di vederti, aveva paura per quello che potevano averti fatto e si sentiva terribilmente in colpa.-

Avevo immaginato che mia madre si fosse assunta tutta la colpa, ma dopotutto lei non ne poteva nulla e io non pensavo che dovesse sentirsi male per tutto ciò.

-non.. non lo sapevo.. ecco io non l'ho mai incolpata per nulla. Io volevo solo rivederla e tornare alla mia vita di sempre. Ma da là sotto non avevo contatti con il mondo esterno e mi stavo pian piano spegnendo prima che arrivasse..- mi bloccai. Non avrei parlato di Liam con una sconosciuta - insomma ero chiuso là e non sapevo nulla del mondo esterno. Sono cresciuto sì.. ma della vita so quanto ne sapevo 10 anni fa. -

La donna di fronte a me mi osservò comprensiva e mi strinse una mano sul tavolo - già solo il fatto che tu sia riuscito a tornare sano e salvo ha fatto tornare il sorriso a un sacco di persone. Quindi non fare come tua madre e non incolparti per nulla.-


Kidnapped // Ziam  [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora