Le Paure Esistono

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Sobbalzai. Il mio cervello stava letteralmente per cedere.

"Sono pazza!" sussurrai tra me e me poi per lo shock subito mi ritrovi con la testa che sporgeva fuori dalla finestra e la mia voce che imprecare il demonio, tutto questo alle 6 del mattino...

Poi corsi giù per le scale e, ovviamente, caddi.

Poi feci colazione e mi versai tutto il latte addosso.

Misi il pigiama in lavatrice e mi andai a vestire.

Decisi di indossare un pantaloncino corto nero ed una semplice maglietta bianca dell' Adidas a maniche corte.

Poi efferati lo zaino e come tutti i soliti giorni andai a scuola.

Durante tutte le ore di lezione non potei fare a meno di pensare al sogno che avevo fatto la scorsa notte. Per la mia incolumità non lo avrei detto a nessuno e sottolineo nessuno!!!

Ero fin troppo spaventa di quello avrebbero potuto dirmi le mie amiche...

Sono sempre stata la più "strana" del gruppo, ma questo è troppo anche per loro... Dopotutto, questa è la prima volta che mi innamoro.

Finite le lezioni uscii di corsa da scuola, forse avrò fatto insospettire le mie amiche dato che non ho parlato con loro per tutto il giorno, ma non importa. Ora per me la cosa più importante è capire cosa provo realmente per Gaetano.

Arrivai di fronte a quel enorme edificio dove Gaetano si recava ogni giorno a studiare, detto in parole povere: il liceo classico.

La campanella era già suonata da un paio di minuti ed io ero davvero affannata.

Mi guardai in torno nella speranza di vederlo, ma non fu così. Evidentemente ero arrivato troppo tardi, di lui non c'era anima viva.

Non volevo tornare a casa senza spiegazioni, così decisi di correre avanti e indietro per tutto il paesaggio sino a che non vidi un citofono con su scritto il suo nome.

Bussai, ovviamente tutto questo nella convinzione che Gaetano non chiedesse troppe spiegazioni... E pensa che tutto questo era successo per un sogno.

La porta con un leggero scricchiolio si apri e sulla soglia di essa potei notarlo.

Era bello come al solito, sembrava piuttosto stanca e si strofinova una mano tra le sue soffici ciocche di capelli.

"Ehi Gioia. Che ci fai qui?"

Io saltellando per l'esasperazione risposi in fretta e furia con un:"Fammi entrare, fammi entrare, ti prego, ti prego muovitiiii!!!"

Poi mi misi a correre nella sua direzione, entrai in casa sua e chiusi di getto la porta.

"Beh, credo ti sia risposta da sola."

"Scusa...volevo dirti una cosa."

"Che ne dici di mangiare qualcosa prima?"

Accennai col capo e poi entrando in cucina potei notare la tavola già apparecchiata, mi mise un piatto di pasta davanti e con immensa gioia lo ringraziai, poi gli spiegai il motivo per cui mi ero recata casa sua e anche come avevo fatto a trovarla.

"Ma tu guarda! Ti fai davvero impressionare da così poco!?"

Arrossii, aveva più che ragione.

"Se te lo chiedi sul citofono di casa c'è anche il mio nome perché mio padre è mia madre spesso lavora per numerosi giorni e tornano solo alcuni fine settimana."

"Io vivo da sola... Scusa per l'intrusione, devi perdonarmi. Però in fondo non mi dispiace affatto stare con te."

"Non mi dire che vorresti passare la nottata da me?! Uhlala, si fanno passi avanti."

"Ma cosa vai a pesare!?"

"Beh, consideralo un invito. Che ne dici, accetti?"

"Dopotutto domani è domenica quindi.. Però così il sogno si potrebbe avverare!" dissi io tremolante.

È lui con molta sicurezza e discrezione disse:"Perché no!? Infondo non è mica una cosa così terribile!?"

Quello che c'è tra me e teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora