Tempo prima...

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New York, 2017.

Stiamo sfrecciando per le strade di New York, una bottiglia di Chateau Lafite Rothschild fra le mani, che di tanto in tanto giunge alle mie labbra e a quelle di Vanessa. Mi sto letteralmente odiando per sprecare in tal modo uno dei vini francesi più famoso in tutto il mondo; di certo non mi dovrei trovare completamente ubriaca, senza nessun calice con cui assaporarlo meglio e valide papille gustative ad accompagnare la sua venerazione, sì, così mi piace chiamarla. Ammettiamo che la situazione in cui mi trovo sia del tutto normale, e accantonando la bottiglia da più di mille dollari appoggiata sulle mie cosce, cerco di focalizzare il profilo della mia amica per renderlo il più nitido possibile, cosa che mi riesce impossibile.

«Forse, dovresti prendere la ventitreesima.» Farfuglio sperando che mi possa sentire, visto il rumore dei clacson irrequieti e la musica alla radio. Lei si limita a canticchiare ed a lanciarmi occhiate divertite, rubando un sorso di vino ed accostando di fronte all'entrata dell'ennesimo locale. Controllo l'orologio al mio polso e mi accorgo di quanto si sia fatto tardi: sono le quattro del mattino.

«No, no, no, no.» Afferro il polso di Vanessa e cerco di guardarla nel modo più autoritario possibile.

«Porta il tuo culo in macchina. Sono stanca.»

Lei scrolla le spalle e un sorriso sornione le corona il viso, mi afferra per un braccio trascinandomi in quello che ha tutta l'aria di essere un night club e quasi corriamo per raggiungere il bancone. Vanessa si fionda su un ragazzo che non riesco a riconoscere, ma presumo si tratti della sua ultima scappatella: la sua carnagione è mulatta, gli occhi chiari e limpidi ed un sorriso mozzafiato.

Ordino da bere, e una volta assaporato il quarto Margarita della serata, non esito a raggiungerli. Una mano è impegnata a circondare quasi con pretesa di possesso il fianco della mia amica, l'altra sfiora la mia. Titubante, afferro la mano di questo sconosciuto- con qualche nota affascinante -perdendomi ad analizzare ogni movimento che le sue labbra, carnose ma non troppo, fanno sulla mia pelle. Il baciamano, classico ma mai scontato; senza alcun dubbio una delle prime regole di gentleman da utilizzare con una donna. O per lo meno, una donna come me.

«Madame.» Sussurra contro la mia pelle mentre cerco di riprendermi dal mio evidente stato di trance- dovuto in particolar modo all'alcol che ho ingurgitato- e inclino la testa per squadrarlo meglio.

Mi ritraggo dal suo contatto nel momento in cui inizia ad infastidirmi e gli rivolgo un piccolo ed impercettibile cenno di capo.

«Sono Kevin, piacere di conoscerti.» Mi dice completamente concentrato sulla radiografia che mi sta facendo.
Questo ragazzo sembra aver appena inghiottito una dose di lussuria e sfacciataggine, rimango completamente impressionata dalla sua incapacità di scelta: ci vorrebbe entrambe.

«Madelaine Britt-Marie Hannover.» Sussurro rimarcando l'importanza del mio cognome piegando verso l'alto l'angolo della bocca. Kevin annuisce, imprigionando il suo viso nell'incavo del collo di Vanessa e perdendosi in una piccola ed impercettibile risata.

«Bene, Madelaine- dice rimarcando il mio nome- potresti unirti a noi.» Osservo il suo corpo esile indietreggiare lentamente, mentre Vanessa proprio non la vuole sapere di staccarsi da lui.

«No, sicuramente andrà da Roman.» Bisbiglia contro il collo dello semi-sconosciuto- a quanto pare solo per me- approfittandone per affondare i denti nella sua pelle. Alzo gli occhi al cielo, fulminando la mia amica con uno sguardo e voltando le spalle ad entrambi. Ma che diavolo le salta in mente? Nominarlo così!

«Vi auguro una buona serata.» Sbuffo portandomi la giacca sulle spalle, dirigendomi a grandi falcate verso la porta. Proprio non voglio credere al fatto che Vanessa mi abbia abbandonata a piedi come ogni dannata volta. Devo imparare a non fidarmi più della sua versione ubriaca del Giovedì sera e con l'ormone a mille; per di più, oltre che mettere in grave pericolo i miei poveri piedi -che ormai da diverse ore implorano pietà- ha osato citare Roman, da tutti conosciuto a Manhattan e da tutti in qualche modo ricercato. Dopo una serie d'imprecazioni, mi costringo a raggiungere il posto in cui sono diretta e dopo un'ora di camminata, ovviamente scalza, mi affretto ad entrare in casa. Il camino è acceso, vi è qualche bicchiere di vino sparso qua e là accompagnato da bustine di cocaina; questo può significare solo ed esclusivamente una cosa:lui è tornato.

HANNOVER; H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora