Follia.

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Roman.

Piove a dirotto qui fuori ma non posso muovermi. Mi sto facendo del male, il cuore palpita più del dovuto e rischia di uscirmi dalla gabbia toracica; fatico a respirare ma non riesco a voltarmi ed andarmene via. Sto perdendo completamente la ragione ed ultimamente accade troppo spesso. Perché mi sono ridotto così? Perché sono sotto la pioggia e non mi muovo? Perché vorrei solo urlare e piangere?

Nonostante la fioca luce del tardo pomeriggio posso vedere tutto attraverso la grande vetrata di casa sua. Lei è lì, fra le sue braccia e proprio non ne vuole sapere di staccarsi e respingerlo. Ci sta bene con lui. Non può fare a meno di baciarlo, toccare la sua pelle, sentirne ed assaporarne il profumo.

Madelaine si è forse innamorata?

No.

Non può essere.

Le loro ombre s' intrecciano in continuazione e vengono riflesse perfettamente sulle tende bianche di casa. Vedo lei che con un abile salto, può finalmente cingere il busto di Matt con le gambe. Vedo lui, che proprio non può farne a meno di baciarla nei suoi punti più sensibili. La schiena di Mad s'inarca inverosimilmente non appena lui la poggia sul tavolo.

Chiudo gli occhi. Prendo un respiro.

Un altro.

E un altro ancora.

Mi ripeto ad alta voce di voltarmi e di andarmene, ma il mio corpo sembra non rispondere alla poca lucidità del mio cervello. Solo dopo diversi minuti le gambe sembrano riprendere la loro funzione e mi aiutano ad allontanarmi da quella casa: sono furibondo.

Mi getto in macchina in pochi secondi ed apro il cruscotto per afferrare la mia dose, le mani tremano per l'attacco di nervi che mi sto auto infliggendo, ma non importa; ciò che realmente importa è che mia cugina è con lui ora, fra le sue braccia, con il suo respiro addosso ed i profumi di entrambi mescolati sulla loro pelle.

«Non piangere Roman. Cazzo, non piangere.» Tiro un pugno sul volante grugnendo frasi che sono incomprensibili anche a me stesso. Tutto quello che sono in grado di fare ora è l'assumere cocaina ed appoggiare il capo al poggia-testa del sedile sperando che tutto ciò passi in fretta.

Lo schermo del cellulare s'illumina accompagnato dalla suoneria terribile che ho impostato erroneamente qualche giorno fa. Il mio cervello impiega qualche secondo di troppo per comprendere che qualcuno mi stia chiamando ma sono almeno in grado di premere il tasto corretto per rispondere e la voce che sento è proprio quella appartenente alla persona di cui necessito di servirmi in quest'istante.

«Kat..» Mormoro non avendo le forze nemmeno di parlare. Kathrine Williams, mia compagna di classe, compiti, ballo annuale e scopate. E' una ragazza per bene del sud-carolina, ha ottimi voti a scuola, un'intelligenza fuori dagli schemi, un forte senso dell'umorismo ed un cuore che appartiene egoisticamente a me.

«Roman, che ti succede? Dove sei?» Il suo tono si fa preoccupato e mi chiedo quanto potrebbe spaventarsi nel vedermi in queste condizioni. Kat è innamorata di me, lo è da sempre ma non l'ha mai confessato.

Sa come stanno le cose, sa come sono fatto e sa che se mai dovesse dirmi ad alta voce le due paroline che di tanto in tanto le ronzano in testa dopo essersi scolata una bottiglia del suo vino preferito, troncherei immediatamente tutto quanto. Inutile illudersi che per me sia qualcosa di diverso, io non provo assolutamente nulla. La giudico in modo positivo, perché lo merita, non ha alcun difetto che non sia incompatibile con me, ma nulla di più. Non le voglio bene, non è un'amica, non l'aiuterei se si trovasse in qualche problema, né tanto meno sarei una buona spalla su cui piangere nei suoi momenti di sconforto.

HANNOVER; H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora