Guardami..

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Can you save my heavy dirty soul?

Madelaine.

L'affare si è concluso come speravamo, ma ammetto non sia stato il mio problema principale durante la serata. Guardo fuori dal finestrino dell'auto di Leo, mentre quest'ultimo e Roman sono intenti a parlare di "lavoro", persa nei lampi che quasi sembrano colpirci e nei miei pensieri. Mi sento letteralmente andare a fuoco se penso alle sue labbra sulle mie, al modo in cui mi ha semplicemente toccata o guardata, a quanto lo avrei voluto in quel momento ed ovviamente anche ora. Penso poi a Matt, alle ricerche che probabilmente staranno continuando senza però ottenere alcun risultato, con la speranza di ritrovarlo che via via svanisce.

Lo so, non stanno cercando lui, ma il suo cadavere. I sensi di colpa aumentano ancora di più se penso a quello che è successo poco fa, qualcosa di cui lo stesso Matt aveva sospettato ormai da tempo.

Penso anche a loro, a Ginevra e mia madre, Rose. Non mi mancano.

«Mad, siamo arrivati.» E' la voce calda di Roman a richiamarmi; nemmeno mi sono accorta che sia già sceso dall'auto e mi abbia aperto la portiera. Lo ringrazio e mi affretto ad uscire dopo aver augurato la buonanotte a Leo ed aver preso la mia borsa.

«C'è qualcosa che non va?» Si affretta a dirmi prima di entrare. Scuoto velocemente la testa e alzo nuovamente lo sguardo al cielo, solo per gustarmelo ancora qualche secondo.

«Allora saliamo Madelaine.» Si mette davanti a me ora, posando due dita sotto il mio mento e pregandomi di guardarlo. I miei occhi si scontrano poco dopo contro i suoi e non posso far altro che sorridere all'opera più bella che Dio potesse creare.

Decido di non dire una parola, ma allontanarmi dal suo corpo e salire in casa. Una volta qui dentro, mi volto lentamente per capire dove si trovi: ha le spalle appoggiate alla porta d'entrata, le chiavi di casa fra le mani, il corpo rilassato e lo sguardo rivolto verso il basso.

«Ci hai ripensato..» Sussurra, forse più a sé stesso che a me.

«La sento fino a qui la fottuta puzza dei tuoi pensieri su Matt!» Ora alza il tono di voce e si rivolge a me senza alcun dubbio. Mi domando se sia così evidente, se lo percepisca anche lui il senso di colpa che mi sento addosso, se capisca quanto mi faccia star male anche solo ricordare il suo sguardo.

«Mi dispiace.» E' un sussurro quello che esce dalle mie labbra, niente più. Maledico me e la mia insicurezza perenne quando si tratta di parlare con lui, sempre così sicuro di sé e di quello che fa.

«Ti dispiace?» E' completamente ironico mentre si poggia una mano sul cuore, uno stupido gesto empatico che lui manco è in grado di capire realmente.

«Deve essere frustrante: volersi scopare tuo cugino nel bagno di un locale, ma poi, no, aspetta, penso al fottuto Matt e no, mio cugino mica me lo posso scopare!» Grida, grida come non si era mai azzardato di fare con me, la voce gelida e lo sguardo di un mostro. Ma non mi fa paura, no, per niente. So che gli sto rivolgendo lo stesso identico sguardo.

«Non ti vergogni di parlare così di una persona morta?» Mi avvicino pericolosamente a lui, spinta dalla voglia di potergli mettere le mani addosso, scaraventargli tutta la rabbia che provo, perché lui se lo merita. So che in qualche modo se lo merita.

«E chi cazzo ti dice che sia morto?» Blocca i miei polsi, forse cogliendo ancora una volta le mie intenzioni e sbattendomi contro il muro.

«Non lo so, dimmelo tu.» Cerco di divincolarmi dalla sua presa senza ottenere alcun successo, il suo sguardo fisso nel mio, le labbra serrate in una linea dura ed un cipiglio sul volto.

HANNOVER; H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora