Baltimora, 11 Marzo 2015.
Madelaine.
Sprofondo nella poltrona in sala scrollando fra le ultime notifiche del mio telefono, le voci di mia madre e mia zia, sebbene presumo stiano richiedendo la mia attenzione, non mi fanno comunque staccare gli occhi dallo schermo.
«La tua incapacità d'attenzione e indifferenza mi fanno rabbrividire.» Il cellulare mi viene tolto dalle mani senza avere il tempo di accorgermene, un cipiglio si crea sul mio volto in contemporanea con quello di mia madre, il mio sguardo si concentra su di lei e la testa inizia a vorticarmi spaventandomi di maledetto. Il colore già di per sè scuro dei suoi occhi sta radicalmente cambiando, ora sono neri, un nero che mi fa rabbrividire e, dannazione, sono certa di non star avendo un'allucinazione.
E' mia madre a distruggere quel contatto schiarendosi di poco la voce e mordendosi il labbro. Non è la prima volta che mi capita di provare questa sensazione e fino ad ora mi è successa solo ed esclusivamente con lei. Non so come definire quello che succede, sembra quasi che una strana forza s'intrometta tra di noi attraendoci come due magneti pronti a collidere e a frantumarsi.
«Rose.» La richiama mia zia con un tono di rimprovero portandola con sé e riprendendola con parole che però fatico a comprendere. Scatto in piedi e le raggiungo verso il corridoio, decidendo di accantonare per il momento cose che inevitabilmente dovrò affrontare in futuro e sorridendo nel notare la figura di mio cugino dinnanzi allo specchio.
La madre lo abbraccia teneramente dal dietro, guardando il suo riflesso con aria fiera, sembra quasi complimentarsi con sé stessa per la bellezza del figlio che ha procreato e non posso che essere d'accordo con lei.
«Sei perfetto.» Sussurra.
L'abito che indossa, fatto su misura per la festa del suo diciottesimo compleanno lo fa apparire quasi un uomo in carriera, in contrasto con il viso pulito, gli occhi grandi e verdi ed i capelli castani che spesso gli ricadono sul volto ma che prontamente sposta in modo del tutto affascinante.
Roman David Hannover è senza alcun dubbio il ragazzo più ipnotico, misterioso e meraviglioso che io abbia mai conosciuto. Osservo la scena all'angolo del letto, questa volta seduta accanto a mia madre e non posso far altro che ridere non appena lui strizza l'occhio destro nella mia direzione. Deve essersi accorto solo ora della mia presenza e non perde un secondo a svincolarsi dalle braccia di mia zia avvicinandosi a me.
«Beh..-sospira con fare teatrale, come se questi preparativi lo stessero annoiando.- Che te ne pare signorina?» Domanda poi facendo un giro su stesso con tanto di braccia alzate per permettermi di vedere la sua figura da ogni prospettiva.
«Dico che stasera nessuna ragazza della New Century School riuscirà a staccarti gli occhi di dosso.» Sussurro in modo tale che solo lui mi possa sentire. I suoi occhi s'incupiscono per qualche secondo, ma non passa molto prima che riprenda il controllo dei suoi pensieri e mi rivolga un sorriso.
«Buon compleanno Madelaine.» Dice dolcemente con un tono che quasi non sembra appartenergli.
«Buon compleanno, Roman.»
*
Liscio per l'ennesima volta la gonna rossa in raso del mio abito e cerco di contenere la gioia che in questo momento è al centro del mio petto. Guardo l'orologio alla parete e noto che si è fatto ormai tardi. Sono le dieci di sera e dato il rumore della musica e continui schiamazzi la casa di Roman sta già pullulando di persone di cui probabilmente non ricordo il nome, ma che in teoria dovrei conoscere visto che si trovano alla nostra festa. Afferro la maniglia della porta e mi affaccio verso la lunga scalinata che conduce alla sala.
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HANNOVER; H.S
Fanfiction«Diventate così caste la mattina. In netta contrapposizione allo scenario in cui vi trovate: un uomo nudo con la voglia di fottervi ancora, lenzuola sgualcite, preservativi sul pavimento, bottiglia di vino vuota e..il profumo di sesso nell'aria. In...