Meglio non dirlo.

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                                                                                                                                                          secrets or dreams?

Rose Hannover.

I nostri segreti sono lo specchio di ciò che in realtà siamo. Potrei azzardarmi a dire che riflettono il contenuto nella nostra anima, ma personalmente non credo all'esistenza di un'anima come intesa da qualsivoglia religione.

Esistono due tipologie di segreti.

Ci sono quelli a livello conscio, di cui ci vergogniamo terribilmente. Malediciamo il giorno in cui iniziarono a far parte della nostra vita e li teniamo rinchiusi nella piccola –ma pur sempre ingombrante- porta nera e peccaminosa del nostro cuore. La nostra vita è una continua sfida nel tentativo di tenerli distanti da occhi indiscreti e a volte ci riusciamo, li portiamo nella tomba e muoiono con noi.

E poi, ci sono quelli a livello inconscio, troppo brutali da poter essere elaborati senza impazzire. Sono ben occulti nel profondo di noi stessi e se ne stanno lì, controllano in parte le nostre azioni, ma sono pur sempre frenati dalla razionalità. Diciassette anni fa, un segreto inconscio s'è fatto spazio nella mia testa, schiacciandomi, dominandomi come mai nessuno era mai riuscito a fare prima. Ed è successo.

Ad oggi, è il segreto conscio che più cerco d'occultare per la mia personale salvezza, per quella dei i miei cari, ed anche per quella dell'intera umanità. Se ciò che non deve essere scoperto finisce nelle mani della persona sbagliata, allora tutti i segreti del mondo cesseranno e con essi anche ogni singola vita alla quale appartengono.

Nel bel mezzo di questi pensieri busso alla porta di Ginevra, ma la persona che mi apre non è di certo quella che m'aspetto di vedere, vista la sua innata pigrizia.

«Già sveglio alle otto del mattino? Mi stupisci.» Mio nipote mi squadra da capo a piedi, facendomi un cenno di capo e lasciandomi la possibilità di entrare.

«Mia madre non c'è.» Dice soltanto, dandomi le spalle ed avviandosi verso la scalinata che conduce al piano superiore.

«Cercavo tua madre per consegnarle una cosa, ma, è con te che vorrei parlare. Sei pregato di non salire in camera tua e non costringermi a parlare con i muri.» Abbandono la mia pelliccia sul divano e lo raggiungo intimandolo con lo sguardo a seguirmi nel salotto. Non ci mette molto a sedersi sulla poltrona accanto al camino e a versarsi un bicchiere di whisky.

«Non offri?»

Solleva lo sguardo stupito dalla mia proposta. «Perdonami, non ti facevo una donna da alcolici alle otto del mattino.» Scrolla le spalle, versando il liquido in un altro bicchiere e porgendomelo con un sorriso compiaciuto.

«Evidentemente non mi conosci abbastanza.» Preciso, bevendone un sorso tollerabile.

«La donna delle pulizie si è spaventata sai?» Continuo subito dopo vedendo il volto del ragazzo prendere un'espressione confusa ed interrogativa.

«Roman, mi riferisco alle lenzuola rosso Valentino.» Accenno un sorriso notando come stia impallidendo. Davvero credeva non lo sapessi? A dir la verità, non me ne sono accorta per le lenzuola di mia figlia colorate del sangue del suo ormai ex-ragazzo: lo sapevo già prima. Ancora prima che Roman perdesse la ragione e lo uccidesse. C'è da sottolineare che questo, ad esempio, è uno dei molteplici segreti che mio nipote cerca di nascondere.

«Dovrei dirti che mi dispiace?» Sogghigna e vedo il suo corpo abbandonare la postazione rigida che ha assunto poco prima, cadendo ora nell'apatia più totale. Odia essere giudicato, soprattutto quando si tratta di omicidi.

HANNOVER; H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora