1 || La casa Hemmings - Prima Parte

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Avevo degli enormi problemi con il traslocare. Non per il fatto di dover rifare tutte le amicizie ed abituarsi al nuovo ambiente, ma per tutti quei clichè che si sentono quando una ragazza della mia età si trasferisce. Un’adolescente di diciassette anni si sposta in una città e trova un bel ragazzo, si innamorano, attraversano diversi alti e bassi e blah,blah, blah. Quello, mischiato al fatto che avevo appena finito di vedere la  prima stagione di American Horror Story, non ero esaltata per questo.

“Avete controllato anche di sotto?” Richiesi per la seconda volta ai miei genitori, prima di trasferirmi. “Nessuno è stato ucciso o trovato morto in quella casa?”

“Bridgette, siamo sicuri che la casa non sia infestata” mio padre sbuffò, appoggiando la tazzina di caffè sul bancone, tenendosi la testa fra le mani.

“Ora finisci di far su la tua roba” disse mia madre, indicandomi le scale.

Quindi ora stavo gironzolando per la mia nuova casa, ispezionando ogni stanza e controllando dietro a tutte le porte e scale. Nonostante ciò ero ancora abbastanza terrificata ad andare in cantina finché mio fratello non mi colpi il braccio dicendomi “Si tratta di un normalissimo seminterrato, idiota!”

Ho seriamente pensato che ci sarebbe stata un’Infatata giù di sotto, come in American Horror Story? No, direi di no. Ma credevo nei fantasmi, quindi ci sarebbe stata la possibilità che ci fossero altre persone che vivevano in questa abitazione.

“Questa casa ti farà impazzire perché tu pensi chi ti farà impazzire.” Mi disse mio padre.

Ovviamente mi doveva trovare a ravanare nel ripostiglio. Questo avrebbe solamente fatto dubitare ai miei genitori della mia sanità mentale ancora di più di quanto non facessero già prima. Volevo solo essere precoce. Non me la sentivo di essere rincorsa fuori dalla mia casa o morire o qualcosa di simile.

“Magari dovresti uscire a prenderti un po’ d’aria” mi suggerì mia mamma con un sorriso dipinto sul suo viso. “Esplora il vicinato, fatti qualche amico”

“Così da ritrovarmi dentro ad un cliché di Hollywood?” Domandai.

“Cosa c’è di male nell’incontrare qualche bel ragazzo?” Mi fece l’occhiolino.

Il fatto che stesse cercando di parlare in confidenza con me mi fece solo sopprimere un verso di lamento. “Mamma per favore piantala. Me ne andrò se la smetti di fare la finta teenager.”

Con i miei genitori ora soddisfati e mettendomi un po’ meno a disagio, presi una giacchetta leggera e mi diressi fuori dalla porta principale per fare una passeggiata giù per la strada. L’aria era tiepida, ma leggermente fresca. Probabilmente perché il sole stava iniziando a calare dietro l’orizzonte.

Circa tre case dopo la mia ce n’era una piccola, era gialla con le guarnizioni e le persiane bianche. C’era un grande albero nel giardino di fronte, con un ragazzo biondo appoggiatoci contro che indossava un paio di occhiali da sole. Fui delusa perché lo trovai attraente e avevo già deciso di evitare le tipiche storie d’amore. Dovevo solamente abbassare la testa e continuare a camminare.

“Hey!” La voce di un ragazzo mi chiamò. Alzai lo sguardo e mi accorsi che non proveniva dal ragazzo appoggiato alla pianta. Veniva da un ragazzo al lato opposto della strada. Aveva dei capelli biondo platino e una pelle decisamente pallida. Anche i suoi occhi erano coperti da un paio di occhiali.  Mi fece segno di avvicinarmi, ma scossi la testa. Non ero un’idiota; i miei mi avevano insegnato a stare lontana dagli sconosciuti. Continuò semplicemente a chiamarmi dal suo giardino. “Come mai non ti ho mai vista prima?”

“Mi sono appena trasferita” Risposi.

“Hai un nome?” Mi chiese.

Perché dovrei dire ad un ragazzo qualunque il mio nome? “Forse”

Ridacchiò. “Forse? Che nome strano, comunque sia…”

Rotai i miei occhi al cielo. Questo ragazzo pensava di essere carino o qualcosa del genere? “Tu ce l’hai?”

“Micheal” Sorrise. “Micheal Clifford”

Annuii, non seriamente sicura di cos’altro dire a questo Micheal. Non volevo proprio tornarmene a casa, ma non avevo comunque intenzione di intrattenere una conversazione con lui in qualunque modo. Continuò a       mantenere questa atmosfera da coglione dalla quale avrei voluto rimanere a chilometri di distanza.

“Quindi, Forse” Iniziò, sorridendo a se stesso. “È tua la famiglia che si è trasferita davanti a quella della casa Hemmings?”

“La che?”

Micheal incominciò a farsi strada verso di me. “Non sai niente riguardo la casa degli Hemmings?”

“N-no…” Feci un passo indietro, ma Micheal mi fermò all’estremo del marciapiede. Tenne un piede sulla strada, e si tolse gli occhiali. I suoi occhi erano di un verde luminoso, erano davvero belli.

“Beh, la storia riguarda alla famiglia Hemmings che visse lì” iniziò. “Il signore e la signora Hemmings, e i loro tre figli: Jack, Ben e Lucas. Un giorno la signora Hemmings venne a casa e vide suo marito tradirla con la vicina di casa. Sparò quindi ad entrambi. Il più grande, Ben la vide e la minacciò di dirlo, allora lo drogò e morì poco dopo. Jack pensò che tutto ciò fosse folle e ciò lo fece sommergere dallo stress. La sua ansia aumentò così tanto da portarlo a spararsi. Era rimasto il più giovane, Lucas, e sua madre. Lucas era più o meno della nostra età quando ciò accadde. Sapeva cosa aveva fatto sua madre, ma pensò che avesse ucciso anche Jack, e ciò lo portò oltre al limite. La tramortì e trascinò il suo corpo nel sotterraneo. Le spaccò la testa prima di impiccarsi.”

Ciao a tutti ed eccomi con una nuova storia!

Cosa ne pensate? Ho tradotto solo una parte del primo capitolo perchè vorrei prima vedere se potrebbe interessare a qualcuno :)

Se ci sono degli errori di qualsiasi tipo segnalatemeli pure !

ASPETTO COMMENTI E VOTI!

Silence » a.i (Italian Traslation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora