16 || Scomparsi

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Quella mattina sospirai e scesi dal letto. Misi dei vestiti veri - dei pantaloni strappati e la maglietta di Batman che avevo ricevuto da Michael – e mi spruzzai addosso un po’ di deodorante prima di lasciare la mia stanza. Scesi le scale, non preoccupandomi di sistemare i miei capelli che erano raccolti in una cipolla da ormai tre giorni. Tuttavia, mi beccai una delle solite battutine di Jeremy prima di uscire di casa.

"Ti sei almeno fatta una doccia?" mi gridò dietro, mentre ero sulla porta.

"Non importa!" dissi in risposta, sentendolo ridacchiare non appena chiuse la porta.

Attraversai la strada e mi girai per vedere se mio fratello mi stesse osservando prima di correre sul vialetto della casa degli Hemmings. Corsi dentro e vidi che il posto era vuoto e impolverato. Non sembrava abbandonato come tanto tempo prima. Sembrava semplicemente come se nessuno ci entrasse da un po’.

"C’è qualcuno?" dissi, camminando per la casa, cercando di trovare almeno uno dei miei amici. "Luke? Mikey?"

Entrai nella stanza di Luke per poi vedere che era vuota. La palla con cui era solito giocare mentre era sdraiato sul letto era riposta sul comodino, appoggiata alla lampada. Controllai la stanza degli ospiti, ma non c’era nessuno nemmeno lì. Non mi azzardai ad entrare nelle altre stanze, dato che era erano probabilmente dei suoi genitori o dei suoi fratelli, e non sapevo se Luke volesse che io vi entrassi a vedere cosa ci fosse dentro.

"Lucas, so che sei qui!" urlai.

Silenzio.

Sospirai e scesi le scale, raggiungendo la porta di ingresso. "Bene, me ne vado adesso!" gridai, nella speranza che lui apparisse e mi chiedesse di non andare. Non lo fece. Me ne andai quindi, sbattendo rabbiosamente la porta alle mie spalle.

Ora sapevo come si sentivano i ragazzi. Mi sentii incredibilmente delusa mentre camminavo lungo la via, chiamai Michael a bassa voce, sperando che apparisse con uno dei suoi soliti 'Hey, Cooper, da quanto tempo', ma non lo fece.

Dato che Michael non si decideva a mostrarsi, continuai a camminare con la testa tra le nuvole e finii di fronte casa di Calum, alla fine della via. Non sapevo cosa fare esattamente, dato che non ero mai stata a casa sua prima. Allora, tirai fuori il mio telefono e lo chiamai.

"Che c’è?" rispose al quinto squillo.

"Hey" sospirai, fermandomi un momento per capire cosa dire. "Sono fuori casa tua."

"Okay" disse. "Non sono a casa e sono un po’ occupato, comunque. Oh, ti sei persa la verifica di informatica forense."

Dopodiché lui attaccò, lasciandomi di fronte casa sua quando lui non era nemmeno lì, mi sentii una cattiva persona. Sollevai la testa e cominciai a camminare verso casa mia. Pensai che mi sarei potuta fermare da Ashton prima di arrendermi completamente. Non sapevo se la casa di fronte a quella di Ashton fosse veramente quella di Michael, quindi non l’avrei testato.

Mi avvicinai a casa di Ashton e vidi che la sua macchina era nel vialetto. Sorrisi, sperando che magari Ashton avesse davvero voluto parlarmi – o ascoltarmi, nel suo caso. Salii le scale, ma mi ritrovai a tornare indietro. Non sapevo perché, ma era come se all’improvviso non volessi più vedere Ashton. Mi chiesi come mai avessi avuto quell’improvviso cambio d’umore, poi tornai a casa e mi chiusi nella mia stanza.

***

I miei genitori mi fecero un sacco di domande durante la cena, chiedendomi se andasse tutto o bene o se dovessi dirgli qualcosa. Cercai di mantenere le mie risposte essenziali, corte, e di rimanere sul vago, giusto per fargli capire che non volevo parlarne. Non accennarono all’argomento della nuova casa, quindi pensai che Ashton non gli avesse mai parlato.

Silence » a.i (Italian Traslation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora