Nient'altro da dire

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È Giovedì.
Durante la mattinata visiamo la città e facciamo shopping in Bond Street, per poi mangiare un ottimo Fish and Chips in un ristorante in centro.

Questa sera abbiamo invece la possibilità di stare fuori, quindi io, Daisy, e alcune altre amiche andiamo in un locale elegante nel quartiere non particolarmente popolato ma carino vicino all'hotel.
Siamo tutte vestite da sera, tacchetti, vestitini (non troppo corti, al contrario di quelli con cui vediamo uscire Jeanette e la sua amica), e un copri spalle.
Dopo aver mangiato, ci sediamo ad un tavolino e beviamo qualcosa chiacchierando del più e del meno.
Nello stesso locale ci sono Cole e i suoi amici, che stanno bevendo una birra nell'area bar.

Dopo un po' arrivano a sedersi con noi dei ragazzi con lo scopo di attaccare bottone.
Allungano un po' troppo le mani, quindi scherzando cerchiamo di metterli al loro posto.
Sono un gruppo di studenti inglesi ubriachi, e nonostante non riescano a pensare molto lucidamente, sembrano simpatici.
"E qu-quindi, non capisco perché l'alcool sia vietato ai minorenni, insomma guardateci! Ahahahahah, ci godiamo di più la vita da sbronzi!"
Ridiamo vedendo il ragazzo che non si regge nemmeno in piedi.
Un suo amico gli tira pacche sulla spalla, ubriaco anche lui.
C'è un ragazzo con i capelli rasati accanto a me che non la smette di toccarmi la gamba, e dopo avergli, per l'ennesima volta, spostato la mano senza successo, mi sposto.
La situazione sta diventando pesante, quindi, dopo aver salutato i ragazzi che ridono a crepapelle, usciamo dal locale.
Si è fatto tardi.

Ci incamminiamo verso l'hotel con Cole e i suoi amici.
Controllo la borsa e mi rendo conto di non avere il cellulare.
Oh cavolo.
Devo averlo dimenticato al locale in cui siamo stati!
"Ragazzi, io ho dimenticato il telefono al locale. Vado a recuperarlo e torno."
"Ne sei sicura? Se vuoi ti accompagnano."
Mi chiede Daisy, premurosa come sempre.
"Si, si, voi proseguite pure. Ci vediamo tra un quarto d'ora, massimo."

Camminare in giro così è strano.
Voglio dire, non che non mi sia già successo di trovarmi in una parte un po' più isolata di una città a quest'ora, ma mai da sola.
Comunque, non ho paura.
Io non ho paura di niente.
Okay, forse non proprio di niente; a volte mi fanno paura gli avvenimenti paranormali, come ho avuto modo di ricordare qualche sera fa, e le cimici, quelle più di tutto.

Comunque, nonostante io non abbia paura mentre sto camminando per la strada buia, quando mi ritrovo davanti all'improvviso il ragazzo che poco fa ci provava con me al bar, per poco non mi viene un infarto.
"Ceeercaaavi questooo?"
Come ha fatto a prenderlo?
Dal modo in cui lo dice capisco che dev'essere più ubriaco di prima, e dal modo in cui mi guarda invece, che non ha alcuna intenzione di ridarmi il cellulare.
Cerco comunque di prenderlo, ma lui me lo toglie all'ultimo.
"Dammelo!"
"Cosaaa, cosaaa devo dartiii?"
"Coglione."
Continuo a cercare di prendergli il mio cellulare di mano, ma è troppo alto, e troppo veloce.
Così veloce che in meno di un secondo mi ritrovo attaccata ad un palo, con il ragazzo grande e grosso che cerca di baciarmi il collo.
Si stacca per un momento, ma non abbastanza per permettermi di scappare.
"Ahahahahah, se rivuoi il telefono prima ti darò qualcos'altro."
Mi infila le mani dietro la schiena, sotto il copri spalle, e in quel momento, mentre è distratto a cercare di abbassare la zip del vestito, gli tiro una forte ginocchiata nel suo punto debole.
Funziona sempre, penso maliziosamente mentre lo vedo piegarsi in due dal dolore e prendo a correre verso l'hotel.

Percorro pochi metri senza guardarmi dietro, per poi andare a sbattere contro una figura alta che, a quanto pare, sta correndo come me, ma nella direzione opposta.
Mi fermo per scusarmi e riprendere a correre, proprio quando vedo di chi si tratta.
Cole.
"Cosa... cosa ci fai qui? Cole, senti, andiamo via, ti spiego tutto dopo..."
"So cosa è successo, ho visto."
Prima che io possa rispondere lui fa qualche passo verso il ragazzo con i capelli rasati, che nel frattempo si sta rialzando. Ha assunto un'espressione a dir poco feroce.
"Ridalle il telefono."
Cole lo affronta senza esitare.
"Vienilo a prendere se vuoi, sfigato."
Ride, per poi tornare all'espressione feroce di poco fa appena vede che Cole si sta avvicinando.
E tutto questo coraggio?
Cerca di prendergli il telefono di mano, quando il ragazzo gli tira un pugno in piena mascella.
"Cole!!"
Cole si tocca con le dita il sangue che cola, e poi ricambia il colpo, in modo però più forte.
Al ragazzo comincia a sanguinare il naso, e mentre se lo tiene con una mano dolorante, torna all'attacco.
Dopo una serie di ganci reciproci, a destra e sinistra, in pancia e in viso, ne ho abbastanza.
Non riesco a stare lì a guardare.
Mi infilo tra i due e spintono via il ragazzo sanguinante, che però mi spinge di nuovo contro il palo, e sta volta cerca di alzarmelo, il vestito.
Non riesco a muovermi, mi sta schiacciando tutto...
Lo vedo sparire da davanti a me, nello stesso modo in cui era comparso.
Vedo Cole che lo tiene per il collo, per poi farlo volare a metri da noi.
Sono talmente sconvolta che non mi stacco dal palo fino a che Cole non mi prende la mano e corriamo fino all'hotel, in mezzo a quella strada poco illuminata, senza guardarci indietro nemmeno per un secondo.

"Entra in camera, io prima vado un attimo nell'infermeria dell'hotel."
"Già, ehm... si, sarà meglio..."
Formula una frase, Aria!
"Come hai fatto a vedermi?"
"Ci stavi mettendo troppo, quindi ci siamo insospettiti, e sono venuto a cercarti. Comunque, la prossima volta che ti metti nei guai, col cavolo che ti vengo ad aiutare."
Rimango sorpresa da quel tono improvvisamente così seccato, ma, cercando di non darlo a vedere, la butto sul ridere.
"Già, sai, peccato che sia proprio la mia specialità mettermi nei guai."
Sorride a quella frase, e mi guarda fisso per un momento. Il suo sguardo si rilassa.
"Dimentica l'ultima frase, lo so che non è stata colpa tua, solo che io... beh, sarebbe potuta finire male."
"Lo so. Ma non è successo."
Dopo avermi rivolto un altro sguardo, inizia a camminare verso le scale che portano alla hall principale, ma si gira appena lo chiamo.
"Cole..."
Si è girato.
Ho detto 'Cole', e lui si è girato. Davvero.
Di solito si ci gira quando si sente pronunciare il proprio nome. Lui si è girato.
Basta Aria! Non fare l'ossessiva.
Non è da te, penso.
La mia mente parla da sola, ora? Sto diventando pazza sul serio.

"Si?"
Mi guarda intensamente, con quegli occhi attenti che potrei stare a fissare per ore intere, e con quella voce profonda che mi fa tremare ogni volta che la sento...
Ma che ti prende stasera?!
Ricomponiti. Di ciò che devi dire e basta.
"Grazie."
Sta in silenzio, e abbassa gli occhi.
Non risponde, ma in fondo non c'è nient'altro da dire.
Comincia a scendere le scale, senza girarsi.
Nient'altro da dire.

♡ ☾ I love you to the moon and backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora