Stanotte io e il ricordo che ho di te

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La canzone per questo capitolo è "Drown" dei Bring Me The Horizon.


<< Stanotte poco importa la distanza
degl'occhi, del cuore;
poco importa che non sei qui con me.
Stanotte mi faccio cullare dal
ricordo che ho di te. >>

Entrati, appoggiamo le valigie ognuno sul proprio letto. Io scelgo quello accanto alla finestra, educatamente chiedendogli se a lui vada bene. Annuisce, ma non aggiunge altro.
Disfiamo le valigie senza parlare.
Questo silenzio è insopportabile. Una parte di me vorrebbe parlargli, dirgli che in fondo, nonostante la scenata di una settimana fa e il fatto che lui mi tratti male, sono felice di essergli vicino. Ma l'altra dice di non cedere, di non lasciar prendere il sopravvento ai sentimenti. Alla debolezza.

Vado in bagno per cambiarmi.
Chiamo anche Daisy, e le dico che parleremo domani. Lei intuisce che preferirei non parlare quando Cole può sentire, e mi saluta augurandomi buona fortuna.
Ne avrò bisogno, penso malinconicamente.

Come pigiama indosso una maglietta a maniche lunghe bianca e dei pantaloni larghi color rosa carne.
Pettino i lunghi capelli castani, mi lavo i denti ed esco dal bagno.

Vedo che anche Cole si è cambiato, e ora indossa dei pantaloncini morbidi grigi e una maglietta larga bianca a maniche corte.
Mi guarda per un momento, sempre con quello sguardo indecifrabile che mi fa così impazzire.
Leggermente imbarazzata per quella occhiata,  vado verso il mio letto, prendo un libro e mi distendo.

Non riesco però a concentrarmi sulle parole... la mia mente è altrove; quindi lo chiudo, lo appoggio sul comodino e guardo fuori dalla grande finestra vicino al mio letto.
Sta piovendo, e il paesaggio fuori si è trasformato... ha assunto un'aria cupa, tipica di Londra in questo periodo dell'anno.
I miei pensieri navigano tra le casette stile inglese che hanno perso i loro colori e la loro allegria, sotto la pioggia e la nebbia fitta.

L'Inghilterra è uno dei paesi più infestati da fantasmi del mondo.
Il pensiero mi compare in testa senza che io riesca a controllarlo.
Lo so perché un po' di anni fa mi ero appassionata allo studio del paranormale e al concetto di spirito, e ora, quando vedo qualcosa che risveglia in me le cose lette al riguardo, divento un po' paranoica.
Comunque, allontanando il pensiero, controllo dal cellulare l'ora. Sono le 23:21.

Prima di infilarmi sotto le calde coperte bianche, guardo Cole per un momento.
Si sta distendendo proprio in questo momento. Mi stava guardando?
Allontano anche quel pensiero e appoggio la testa sul cuscino.
Chiudo gli occhi per un momento, ma non rimangono serrati a lungo.
Li apro di colpo quando sento dei rumori provenienti da varie parti della stanza: il legno che cigola, la porta che si muove, passi.
Probabilmente, anzi, quasi sicuramente, quelli sono solo i rumori della gente nell'hotel. Non siamo mica gli unici.
Quindi cerco di richiudere gli occhi e pensare ad altro, ma i rumori non smettono, e nemmeno la mia inquietudine.

Quando ho paura mi succede una cosa strana: comincio ad avere mal di pancia. Ma non un mal di pancia da fame, o da emozione... è diverso.
E ho caldo. E sudo. E non riesco a dormire, a meno che non sia vicino a qualcuno che mi dia sicurezza.
Qualcuno che mi dia sicurezza.
Di solito quel qualcuno è mia sorella, i miei genitori, le mie amiche... ma non posso tornare in America, e nemmeno uscire dalla stanza senza che la Sullivan mi scopra.
Ma non posso nemmeno non dormire.

Mi giro verso Cole.
Tutto il mio corpo mi dice di stare ferma dove sono, di dormire o almeno di provarci, ma non ci riesco.
Stavolta è la mia mente, tremendamente vulnerabile in questo momento, a muovere tutto il mio corpo, e a farlo scendere dal mio letto e a sedersi sul lato di quello di Cole.
Se ne accorge subito, e si gira di scatto. Non stava dormendo nemmeno lui.
"Li senti anche tu? I rumori intendo." Dico con un filo di voce. Mi fa anche questo la paura. Mi toglie il fiato. O è forse l'essere così vicina a Cole?
Dopo un lungo momento parla anche lui.
"Si." Mi guarda.
"Posso dormire con te?"
Quando pronuncio questa frase so che domani me ne pentirò. Ma non mi importa.
Ora non c'è più Aria, e non c'è più Cole, c'è solo tanta stanchezza dovuta al fuso orario e paura al rimanere da sola stanotte.
"No, tornatene nel tuo letto." Dice duramente. E in quel momento al dolore alla pancia per la paura si aggiunge quello per la tristezza.
Stanca, sia dentro che fuori, mi alzo per tornarmene nel mio letto, proprio quando sento una mano trattenere il mio braccio, ancora appoggiato sul letto.
Mi giro.
"Scusa... io... puoi rimanere se vuoi."
Lo guardo nell'oscurità socchiudendo gli occhi stanchi.
"No, Cole..."
"Smettila di chiamarmi così."
Sono talmente stanca che ciò che ha appena detto non mi tocca.
"...me ne torno nel mio letto."
"Aria, no, io..."
Il modo in cui ha appena detto il mio nome... mi riporta di colpo a sette anni fa, a quando il piccolo Cole mi chiamava per regalarmi una margherita.
"Aria, vieni!"
Dopo qualche secondo riprende a parlare. "...puoi dormire qui."
Ed è proprio in nome di quel ricordo, che metto da parte l'orgoglio dell'essere stata rifiutata un momento fa, e mi distendo accanto a Cole.
Essere accanto a lui fa rilassare di colpo, come una strana specie di calmante.
Siamo così vicini che sento la sua pelle calda, il suo profumo... e il suo respiro agitato.
Chissà cosa gli passa per la testa. Sembra così teso, così distante...
Provo un affetto improvviso verso quello che era il piccolo Cole, e quello che ora è il grande Cole, un po' misterioso, ma sempre Cole.
"Buonanotte."
Gli sospiro.
Passa qualche minuto, ed è proprio con le sue ultime parole che finalmente mi addormento.
"Buonanotte Aria."

♡ ☾ I love you to the moon and backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora