La canzone per questo capitolo è
"Why can't we be friends?" dei
The Academic.❁
Vengo svegliata dalla luce che entra dalla grande finestra bianca.
Mi metto seduta sul letto, e mentre mi stiracchio cerco di ricordare gli avvenimenti della sera prima.
Quando mi torna in mente tutto guardo alla mia sinistra, e vedo la metà letto che era stata occupata da Cole... vuota.
Deve essersene andato presto.
Controllo la facciata principale del telefono. Sono le 7:50 di mercoledì.
Le 7:50!!
Dovrei essere nella hall per la colazione alle 8:00!
Prendo dei vestiti dalla valigia e mi preparo in fretta e furia.
Indosso un paio di jeans blu e un maglione vintage a righe color bianco, rosa pallido e verde pastello.
Faccio un cocon alto disordinato, e lascio liberi i ciuffetti mossi, più chiari rispetto al resto dei capelli, che mi contornano il viso e che di solito tengo indietro con delle forcine. Ma stamattina non ho tempo.
Mi lavo viso e denti e, messo un filo di mascara e correttore, infilo nello zainetto di cuoio marrone con dentro il necessario per la giornata il telefono e il trench, ed esco dalla stanza quasi di corsa.
Scendendo l'ultima scalinata incontro Daisy con a seguito Malik.
Le rivolgo una delle mie occhiate pervertite e mi unisco a lei.
Gli studenti sono tutti raggruppati nella grande hall come ieri sera insieme ai due professori. Stanno aspettando proprio noi.
"Reese, Morgan e Stephens. Finalmente. Sono le 8:15!"
Dopo aver detto ciò però, la Sullivan ci rivolge un sorriso e un'espressione che sembra dire "siete un disastro, ma vi voglio bene comunque."Dopo aver fatto colazione nella grande sala buffet piena di tavoli ricchi di ogni prelibatezza (il bello dell'Inghilterra? Il Brunch! Salsiccia, patate, uova, e bacon, il tutto in una sola colazione), prendiamo un autobus rosso che, a quanto dice la Sullivan, ci dovrebbe portare direttamente a Leicester Square, in cui incontreremo la nostra guida e proseguiremo, con un altro autobus, in altre famose mete turistiche della città.
Non ci mettiamo molto ad arrivare alla famosa piazza. Assomiglia vagamente a Broadway, New York, per le casette inglesi un po' più alte del solito e tutti i cartelloni colorati con le copertine di musical e le sale riservate alle premiere di famosi film.
La nostra guida è un ragazzo sulla ventina con un ciuffo riccio di capelli corvini e gli occhi verdi chiari, vestito come un tipico studente inglese: pantaloni e scarpe eleganti, e un maglioncino verde in cashmere.
Gli universitari statunitensi di solito indossano pantaloni della tuta e un felpone con stampato in grande il nome dell'Università in cui studiano, ma anche questo stile chic non è male.
Il ragazzo, che si presenta come Peter Lloyd, ha un viso fresco, sveglio.
Non è per niente un brutto ragazzo, penso.
E lui sembra ricambiare il parere, da come mi guarda mentre parla al gruppo di studenti.
"Sarò la vostra guida in questi giorni.
Oggi in particolare ci occuperemo di visitare i posti più frequentati dai londinesi, nonché le mete turistiche di cui avrete senz'altro sentito parlare.
Se non avete domande, direi di salire sull'autobus che ci sta aspettando a poca distanza da qui e di recarci alla prima meta della giornata."
Mentre parla presto attenzione al modo in cui lo fa.
Ho sempre adorato l'accento inglese, è così... rotondo, pieno, e lento.
Non trovo altri aggettivi per descriverlo.In autobus, Peter si siete davanti a me e Daisy, e conversiamo per quasi tutto il viaggio.
Ci racconta di come si sia appassionato al turismo e di come sia studiarlo all'università.
Ci dice che ha tre fratelli e due sorelle, tutti più grandi di lui, e che quando era piccolo sua madre non riusciva mai a farlo rimanere dentro casa: lui voleva sempre giocare all'aperto e visitare posto nuovi.
Ci chiede se siamo fidanzate.
"No, non lo siamo... non ci vuole nessuno!" Dice Daisy con un finto topo tragico.
"No Daisy, ricordati: siamo noi a non volere nessuno, non il contrario."
Ridiamo tutti e tre.
Mi guardo attorno. Cole è seduto qualche sedile più avanti, e sembra stare ascoltando musica.
Da ieri sera non mi ha più parlato. Mi chiedo se abbia intenzione di continuare a evitarmi.Una ragazza dell'altra classe chiama Daisy, quindi lei si alza e va da lei.
Peter approfitta di quel momento per dichiararsi.
"Sai, mi piaci. Sei carina, e mi piacerebbe se ci vedessimo ogni tanto."
Non è certo ciò che mi sarei aspettata, comunque nascondo l'imbarazzo per quella proposta improvvisa e rispondo gentilmente.
"Oh, wow, io... grazie Peter, davvero, ma io vivo a otto ore di aereo da qui..."
"Lo so, ma potremmo farla funzionare..."
Sembra una bella persona, ma nonostante le avance, non riuscirei a vederlo come altro che un amico.
L'arrivo dell'autobus a Westminster mi salva da quella conversazione imbarazzante.Passano le ore. Visitiamo il Big Bang, la casa del parlamento a Westminster, per poi spostarci al London Eye.
Passeggiamo per il Camden Market e mangiamo del pesce fritto preparato da un pescivendolo locale, percorriamo Baker Street e visitiamo il museo di Sherlock Holmes, per poi girare per Hyde Park ascoltando Peter che racconta la storia del luogo.La Sullivan e Burnes ci concedono mezz'ora nella quale possiamo passeggiare per il parco per conto nostro.
Peter viene verso di me, e mi prende la mano.
"Vieni, voglio mostrarti una cosa."
Camminiamo per una strada di ciottoli contornata da enormi pioppi.
Peter mi indica un piccolo ruscello nascosto tra essi.
"Lo vedi questo? È un un minuscolo corso d'acqua, nessuno lo noterebbe.
Ma è proprio per questo che studio turismo. Perché il conoscere ogni singola zona della mia città mi permette di insegnare a voi turisti che questa non è semplice acqua. Infatti viene proprio dal fiume Thames.
Quindi, è come se ci fosse un piccolissimo fiume Thames, proprio in Hyde Park.
Non la trovi una cosa magica?"
Annuisco, sinceramente meravigliata da quella piccola ma speciale scoperta.
"Sai, potrei farti vedere di più. Potrei farti vedere tutto di Londra. Rimani qui."
Spalanco leggermente la bocca quando sento la proposta così... precipitosa.
"Peter, io... insomma, ho solo quasi 17 anni... e noi non ci conosciamo..."
Mi bacia.
Velocemente, senza che io riesca a scostarmi prima che le sue labbra tocchino le mie.
Mi stacco da quel contatto non desiderato, leggermente infastidita.
Mi giro, giusto in tempo per vedere Cole che ci sta guardando in lontananza. È con degli amici, che stanno ridacchiando. Evidentemente hanno visto la scena.
"Peter, mi dispiace, ma... no. Sei un bravo ragazzo, ma non credo possa esserci qualcosa tra di noi."
Il suo sguardo dolce assume di colpo un'aria seccata.
"Già. Quante volte ho sentito questa frase..."
Non faccio in tempo a rispondere, perché Burnes sta fischiando, segno che è ora di tornare da lui e la Sullivan.
Ci alziamo e ci incamminiamo senza dire alcuna parola verso il centro del parco.
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♡ ☾ I love you to the moon and back
AventuraQuanto può cambiare il tuo presente un semplice flashback? Lo svelerà Aria, una ragazza da scoprire, capitolo per capitolo, attraverso viaggi, scoperte e luoghi improbabili, e un amore che la farà vivere e ardere come non mai.