Lacrime: mille emozioni, una sola reazione

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Elia si trattenne dal vomitare non appena spuntò tra ciò che restava di Chione. La descrizione migliore era "giro nel tritatutto di carne cruda", ma indubbiamente era poco indicato per la situazione. Si alzò schifato e si guardò attorno cercando di capire cosa fosse successo. Scatach stringeva un Ame No Uzume sconvolta, Michele saliva e scendeva dall'acqua per lavarsi dal sangue, poi entrò in cabina senza apparentemente vederlo. Tutta la scena era circondata da quelli che lui riconobbe come nøkken intenti a piangere ipotizzò quello che restava di Chione, una massa informe e sanguinolenta degna dei peggiori film dell'orrore o serial killer immaginabili.
E accanto a lei si trovava il Graal, arrugginito e malandato più che mai. Era sicuro che fosse lui, non gli serviva analizzarlo o averlo in mano: era lui che lo aveva chiamato lì.
Si abbassò a raccoglierlo e una serie di immagini gli pervasero la mente, una serie infinita di mani, volti, labbra che erano venute in contatto con la coppa. Secoli se non millenni di persone che aveva usato, sfruttato, abusato del Graal e secoli se non millenni di morti atroci, con l'annientamento totale dopo atroci sofferenze del corpo che ne aveva fatto uso.
Lasciò andare la coppa e cadde all'indietro a sedere terrorizzato, poi si voltò solo un momento a guardare Chione. Lei era stata solo l'ultima di una lunga serie, e sapeva anche perché la sua fine era stata così atroce: non aveva seguito le regole.
"L'immortalità non è per tutti." diceva una voce nella sua testa "Hai subito ciò che era giusto subissi. E nessuno dovrà sapere ciò che succede a chi infrange le regole del Graal.".
La coppa volò da sola tra le mani di Elia poi, come fosse stata un'aspirapolvere, risucchiò ogni traccia di Chione, fino al più piccolo frammento o goccia di sangue, compreso ciò che Michele aveva lasciato in acqua e ciò che involontariamente Elia aveva ancora attaccato alla schiena e alle gambe.
Tutto venne raccolto e distrutto, letteralmente.
All'interno il Graal non aveva assolutamente più nulla, immacolato a parte il marciume e la ruggine che piano piano se ne stavano andando, consapevoli di essere tra le mani del loro padrone e che non serviva più nascondersi.
Ma Elia provava solo repulsione per quell'oggetto. Lo odiava per tutto il male che aveva causato, per tutte le persone che, direttamente o indirettamente, aveva ucciso. Per tutto ciò che rappresentava e che, di fatto, lui non era ancora in grado di accettare.
Fosse stato per lui non avrebbe mai creato nulla del genere, ma non avrebbe nemmeno mai immaginato di essere il figlio di Evan e di Thanatos, né di conoscere Apophis, Michele, Scáthach, Livia e tutte le persone che fino a quel momento gli erano state vicine.
Si rese conto che stava piangendo solo quando l'Ombra gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla per scuoterlo dai suoi pensieri. Le lacrime erano cadute tutte nella coppa, creando una delicata bevanda argento trasparente dalla strana consistenza fredda. Fu solo quando Michele arrivò con un bambino di sì e no tre anni comprese cosa doveva fare.
-Lui è Meni Selene.- spiegò l'arcangelo -Chione lo ha trovato qualche anno fa e lo ha adottato come figlio, vero?- il bambino annuì -Mi ha chiesto di proteggerlo finché posso.-
-Meni...- sorrise Elia -Sai dove posso trovare tua sorella Chione?-
-Lei sta nella culla.- spiegò il piccolo -Accanto a dove stavo io, dove mi ha trovato Miki.-
-E posso vederla?- chiese il professore. Non che servisse l'autorizzazione, ma era per instaurare fiducia.
Meni annuì, così Elia si alzò e si fece condurre cercando di non versare il contenuto del Graal da nessuna parte. Sentiva Michele, Scatty e Ame No Uzume dietro di loro e preferiva fosse così, voleva vedessero anche loro cosa poteva effettivamente fare il Graal nelle mani giuste.
La stanza non era molto grande, giusto lo spazio per una culla e un fasciatoio. Giocattoli e colori pastello riempivano la scena in modo quasi innaturale su una nave.
Elia si avvicinò piano, quasi a paura di disturbare. Si affacciò alla culla e guardò la bambina. Era sveglia e mordicchiava un sonaglio di gomma incuriosita da tutti quei visitatori. Non aveva nemmeno i denti da latte da quant'era piccola. La fotocopia della madre tranne che per le iridi rosse come il caos. Suo padre doveva essere Seth o qualcuno del suo sangue, il suo potere era vicino e molto presente.
-Come facevi a saperlo?- chiese Scáthach sorpresa.
-Me lo ha detto lei.- spiegò il professore indicando il Graal e sollevando la bambina straordinariamente tranquilla -Desiderava che i suoi ricordi non si perdessero. Che la piccola diventasse la nuova Chione.- avvicinò il calice alle labbra della piccola e la fece bere. I bordi si erano smussati da soli, rendendo la superficie perfetta per una bambina di quell'età. Bevve di gusto, poi scosse un po' la testa, starnutì e guardò Elia stringendogli il dito con una manina.
Si fidava di lui, lo riconosceva come salvatore. E lui sapeva già che da più grande lo avrebbe odiato.
Con la piccola ancora in braccio guardò gli altri e disse:-Andiamo da Khons o non arriveremo in tempo.-
-Non dovremmo aspettare Apophis?- chiese Ame No Uzume. Giusto il tempo di finire che il serpente arrivò bagnato fradicio scacciando nøkken con la coda da boa constrictor.
-Lasciate in pace il mio amico!- esclamò prima di notare la scena -Ma forse non c'era bisogno di essere così aggressivi.-
-Forse?- chiese Scáthach quasi sarcastica -Sei incorreggibile.-
-Sono Apophissss.- commentò l'interessato -È nel mio DNA.- il fianco gli dette una fitta costringendoli ad arrotolarsi su se stesso dal dolore.
-Ma come hai fatto a trovarci?- chiese Elia.
-Uriele.- spiegò tranquillo -Mi ha traghettato fin qui, ora è fuori a tenere a bada i nøkken -E lui come ci ha trovati?- chiese Michele sorpreso.
-Il Graal.- rispose l'arcangelo spuntando sulla porta -Tu non lo percepisci più, cugino?-

Il grande compito di Elia DiotalleviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora