Coincidenze: mai per caso, sempre per errore

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-Il tuo amico non è messo benissimo, immagino che cerchi il Graal per lui.- sorrise Uriele incamminandosi per le vie di Orol.
Elia lo seguì sorpreso, poi disse:-Più che altro perché mi ritengo causa del suo male.-
-Non devi darti colpe, non potevi certo sapere.- spiegò l'arcangelo prima di entrare in una casa abbastanza in periferia -Nemmeno Siddhartha avrebbe potuto aspettarselo, presumo.-
-Siddhartha? Cioè, il Buddha?- chiese sorpreso il professore.
-Bé, è la prima persona che mi è venuta in mente quando ti ho visto.- ammise Uriele -Avete la stessa... energia, direi. Ma lui è leggermente più morto di te.-
-Sono sempre belle notizie.- annuì Elia -Quindi anche Siddhartha Gautama era figlio di Evan?-
-E degno successore a mio parere, ma ha rifiutato l'incarico e ha iniziato un percorso diverso.- spiegò l'arcangelo tranquillo aprendo la porta di un appartamento -Ma al momento la priorità è aiutare il tuo amico.-
-Dovrei contattare Lugh che è con lui, non so dove sia.- ammise il professore cupo. Senza il Graal però non avrebbe potuto fare nulla se non piangere la tragica fine di Kohns, e non riuscire più a guardarsi allo specchio a vita. Che per lui ormai voleva dire minimo l'eternità.
-Non serve, è qui.- ammise Uriele aprendo una delle stanze. Elia si ritrovò davanti Apophis dolorante e fasciato stretto in vita, apparentemente privo di conoscenza e molto più pallido del solito.
-Apo, ma cos...- esclamò il professore avvicinandosi talmente veloce da rischiare di cadergli addosso -Io... ah, lasciamo perdere. Cosa gli è successo!?-
-Questo non lo so. Stavo passeggiando per le fogne e l'ho trovato che stava per morire dissanguato. Ha rantolato qualcosa mentre lo portavo qui ed è svenuto non appena l'ho steso.- spiegò Uriele -Da come hai reagito intuisco un fraintendimento.-
-Più di uno, temo. Ma non è il tempo di parlarne.- ammise Elia restando ad analizzare quello che ormai era più di un compagno di disavventure. Era un amico.
Inspirò a fondo e s'incastrò la spada in cintura con un rapido gesto del polso, poi toccò delicatamente le bende socchiudendo gli occhi. Poteva vedere la ferita oltre la medicazione, profonda e netta, come la lacerazione di una spada. La buona sorte aveva voluto che non perforasse i polmoni o altri organi vitali, oppure era stata una scelta dell'assalitore: una lenta agonia per dissanguamento aggravata dall'acqua putrida delle fogne e, magari, dalle ultime parole espresse dall'aguzzino.
Elia si disse che non era quello il momento di indagare su possibili psicopatici russi o semimortali o entrambi, la priorità era rimettere in forze Apophis e chiedere a lui cosa fosse successo.
Il professore, dunque, si concentrò al massimo. Strano a dirsi, ma non voleva dargli l'immortalità, solo aiutarlo in quel momento difficile. Solo curarlo. In cuor suo, forse devoto ancora ai ricordi accademici, non si fidava troppo di Apophis. Temeva che una volta ricevuta l'immortalità sarebbe scappato lasciandolo solo contro il mondo, magari portandosi via pure il Graal, unico modo per salvare Kohns.
Fino a quel momento non aveva trovato benedizioni di Evan che costringessero qualcuno a restarle fedele, probabilmente troppo buona e fiduciosa per idearle. Non che fosse mai stata tradita, o almeno dai ricordi in possesso di Elia, che erano tutti. Nessuno le aveva mai fatto del male dopo aver ricevuto il suo tocco, nessuno aveva pensato di abbandonarla nel momento del bisogno dopo aver avuto l'immortalità che tanti bramano.
"Non ha mai conosciuto Vesta, presumo." pensò Elia mentre la ferita di Apophis si chiudeva sempre più rapidamente. Pelle che si ricreava e copriva lo squarcio lasciando solo un livido.
Il demone tossì nel sonno, poi chiamò:-Anna.-
Elia allontanò le mani così velocemente da averne quasi paura. Non aveva mai visto l'amico così serio, nemmeno quando dormiva. Il più del tempo lo passava a sbavare ed elogiare le curve di Thanatos o di qualsiasi altra semimortale gli venisse in mente, quel comportamento era decisamente insolito.
-Apophis...?- chiamò piano il professore -Ehi, Apophis...- il demone aprì appena gli occhi -Amico, cosa mi combini? Cerchi di farti ammazzare senza di me?-
-Elia...- rantolò prima di spalancare gli occhi -Anna! Dov'è Anna!?- fece per alzarsi, ma il fianco lo costrinse sdraiato -Dove siamo? Cos'è successo?-
-Speravo me lo dicessi tu.- ammise l'amico -Sono appena tornato da un brutto incontro con delle huldra. Se non fosse stato per Uriele non credo sarei finito bene.-
-Huldra...- Apophis sembrò assente mentre lo ripeteva, poi disse -Io sono entrato nel tombino come da accordi, non c'erano huldra. Solo...- strinse i pugni arrabbiato -Baldr, quel viscido.-
-Baldr?- i ricordi di Evan travolsero Elia come un treno. La rabbia che cresceva, la decisione improvvisa e spietata, la trasformazione e infine la mano ingannatrice che la sollevava per suo volere e la scagliava contro uno degli uomini più belli che avesse visto -Com'è possibile!? è chiuso in Helmungard, non può uscire!-
-E invece è uscito e ha provato a convincere Anna di essere il buono.- rispose aspro Apophis. Si voltò a guardare Elia con un misto di rabbia, speranza e paura -Anna è qui, vero? Ho sognato che la portasse via, giusto?-
-Che la portava, e non c'era nessuna "Anna" dove ti ho trovato.- spiegò Uriele intromettendosi -C'eri solo tu e quel brutto taglio che ti ha trapassato lo stomaco e un rene.-
-Delicato.- commentò Elia -Però non è la prima volta che mi parli di Anna. Chi è?-
-Anna Evsifeev, una tua ex allieva universitaria.- disse il demone serio -E credo che Baldr vorrà usarla per trovarti. Con le buone o con le cattive.-

Il grande compito di Elia DiotalleviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora