capitolo 1

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Era una fredda giornata di inverno, e la neve cadeva silenziosa sul profilo della città di Vienna. Il cielo era coperto da una spessa cappa di nuvole, e un vento gelido si aggirava sibilando per le strade della luminosa città, come un vorace serpente di ghiaccio che striscia per il sottobosco, reso folle dalla fame, e impaziente di placare il suo insaziabile appetito.
E in effetti, sembrava proprio aver trovato l'occasione giusta: un piccolo figuro curvo sulla schiena, nel vano tentativo di proteggersi dal freddo, camminava a passi incerti per i sobborghi della città. Tutto ciò di cui poteva disporre per fronteggiare la rigida temperatura erano una felpa bordeaux, decisamente troppo grande per il fisico esile, rendendolo più simile a quello di uno spettro che a quello di una creatura vivente, con un largo cappuccio che copriva interamente la testa, una giacca sufficientemente imbottita per essere definita tale, sebbene lasciasse andare di tanto in tanto qualche piuma in balia delle sferzate di aria gelata che non accennavano ad attenuarsi, un paio di guanti grigi consumati dal lungo utilizzo e un paio di pantaloni aderenti grigio scuro, che accentuavano ancor di più la linea delle gambe, eleganti e tornite come giunchi.
Dopo qualche minuto passato a lottare contro le ventate gelide, dalla corazza di tessuto emerse il grazioso viso di una ragazza di circa 15 anni, che cercava invano di tenere a bada i lunghi capelli che, liberatisi dal vincolo del cappuccio ormai inutile, svolazzavano come un grande fuoco scoppiettante e agitato, incalzato dal vento che sembrava stesse crudelmente imponendo alla chioma selvaggia di danzare per lui, ancora e ancora, all'infinito, fino allo stremo, per poi ricominciare ancora da capo, in un girone senza fine. (T)"Stachel!- imprecò la ragazza a denti stretti- avrei dovuto legarli; quando arriverò saranno un completo disastro... ma alla fine, a chi vuoi che importi. Di certo non al personale o alle ragazze della squadra. Meglio così; è solo tempo guadagnato..." si diceva mentre si faceva strada per viuzze oscure, per poi ritornare sulle strade principali, seguendo la solita massa di gente che come lei, anche a quell'ora del tardo pomeriggio, girava per la città come uno sciame di api nell'alveare. Le luci dei lampioni cominciavano ad accendersi, per contrastare il primo imbrunire che precede la sera, mentre i raggi del Sole, soffocati dalle nuvole grigie, sparivano sconfitti dietro i palazzi, e l'oscurità aveva ormai reclamato la sovranità sul firmamento. Dopo aver imboccato la Rathausstraße la ragazza passò davanti al municipio di Vienna, al momento in restauro, che con tutte quelle impalcature e gru pareva un titano con la sua armatura impenetrabile, che dominava la città con una maestosità quasi inquietante.
Finalmente, dopo un tempo che sembrava infinito, la ragazza giunse a destinazione, e con i denti che battevano furiosamente, aumentò il passo, leggero come quello di un cerbiatto, per dirigersi il più velocemente possibile verso uno dei tanti palaghiacci di Vienna, il suo posto di lavoro. Già in lontananza però, la ragazza aveva notato che quella sera, come spesso accadeva, una grande massa di gente si stava accalcando attorno alla grande entrata dell'edificio, per cercare di guardare ciò che accadeva all'interno: (T)"Merda, ci mancava l'ennesimo coach famoso che farà qualche stage speciale alle ragazze della squadra di pattinaggio di figura. Ogni volta creano tanto scompiglio per niente, tra giornalisti ficcanaso, fan scellerati e curiosi venuti a vedere l'animale da palcoscenico di turno. Chissà come sarà su di giri Katharina. Sembrerà un'oca in calore come al solito; devo ammettere però che l'ultimo triplo Axel che ha eseguito ieri non era affatto male... ma la trottola! Per favore, era semplicemente patetica! E quel dumm di Simon le ha fatto anche i complimenti...Verdammnis! Oggi per colpa loro tornerò a casa tardi! E stasera avrei anche dovuto passare la serata con Julia ed Elias come avevo loro promesso! Avevamo già fatto un sacco di programmi, e di certo non si sostituirà a me la mamma... ora che ci penso lei oggi tornava a casa presto. Speriamo si sia ricordata di andare a prendere i bambini a scuola... no... probabilmente no.. è inutile farsi illusioni... sarà certamente andata a buttar via soldi per locali... fortunatamente ho nascosto gli ultimi guadagni, altrimenti non potrei consegnare i soldi per l'affitto domani..." e intanto, completamente persa nei suoi pensieri, Elizabeth Leiner si faceva strada tra la folla, che evidentemente non aveva intenzione di dissiparsi, per poi fare un distaccato cenno di saluto ad un dipendente del palaghiaccio, e aprire la porta per quanto bastava ad entrare.
Appena varcata la soglia, Elizabeth alzò distrattamente lo sguardo, che fino a quel momento aveva tenuto fisso a terra, troppo concentrata sulle sue riflessioni per prestare attenzione ad altro, e non poté trattenere un'esclamazione di stupore: pochi metri più avanti, appoggiati alla parete della pista, c'erano tre dei più famosi pattinatori di figura del mondo: Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky e Yuuri Katsuki.
I tre stavano tranquillamente conversando tra di loro, mentre assistevano alla lezione serale senza però parteciparvi, come solitamente facevano i pattinatori del loro calibro che giungevano lì. Piuttosto, di tanto in tanto si guardavano intorno come se stessero aspettando qualcuno, e sicuramente da non poco tempo; lo si poteva facilmente intuire dall'espressione estremamente irritata del giovane pattinatore russo, che si lamentava ad alta voce senza pausa: (R)<Andiamo Victor, non verrà sicuramente! Sono tre ore che siamo qui per una persona che non conosciamo, che non si sa se ritornerà qui, e di cui abbiamo solo tre foto e un video senza audio che dura 10 secondi! Dico, 10 secondi! L'ho detto fin dall'inizio che questo assurdo viaggio sarebbe stato completamente inutile! Credo che le uniche pattinatrici che vedremo stasera siano queste oche che stanno facendo lezione ora, e non ho intenzione di perdere altro tempo per un fantasma! Me ne torno in Giappone! Voglio rilassarmi al massimo prima che quella befana della Baranovskaya e Yakov comincino a perseguitarmi per iniziare l'allenamento della nuova stagione, e in questo momento non voglio certo correre dietro a una ragazzina, quando potrei starmene a mollo alle terme ad Hasetsu, il luogo dove dovremmo essere in questo momento tutti quanti! E...> improvvisamente Victor lo interruppe dicendo con un sorriso tranquillo: (R)<Abbi pazienza Yurio, sono convinto che entro la fine della serata otterremo quello per cui siamo venuti qui.> <Quello per cui TU sei venuto qui, vorresti dire!> ribatté Yurio a denti stretti. D'un tratto Yuri, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, attirò l'attenzione degli altri due, che smisero di discutere e prestarono attenzione al pattinatore giapponese, che sorridente indicò con un cenno del capo un punto davanti a loro.
Elizabeth, troppo impegnata a fissarli incredula, non si era accorta di essere lì già da un po' di tempo, e quando gli sguardi dei tre pattinatori si posarono su di lei, non potè fare a meno di arrossire da testa a piedi, fino a che la sua pelle non si intonò perfettamente con il colore dei suoi capelli. "Mist, -diceva tra sè e sè- ora penseranno che sia una di quelle fan scatenate che non riesce a stare loro vicina nel raggio di 100 metri senza svenire! Stupida, stupida, stupida! Forse se me ne vado adesso, smetteranno di fissarmi così e si dimenticheranno di me.." così assunse la sua solita aura di fredda indifferenza, raddrizzò le spalle e girò i tacchi, dirigendosi verso gli spogliatoi per cambiarsi e cominciare il turno. Appena chiuse la porta dietro di sé, Elizabeth tirò un profondo sospiro di sollievo, appoggiando stancamente la testa contro il muro gelato della stanza, e facendosi scivolare lentamente verso terra; qualche minuto dopo cominciò a cambiarsi ed a sostituire gli abiti indossati a scuola con la divisa blu del palaghiaccio, sul quale risaltava la targhettina bianca fissata sul petto, e la grande scritta "STAFF" stampata sul retro della maglietta.
Mentre si preparava, la ragazza non poteva fare a meno di chiedersi quale motivo avessero dei pattinatori di fama mondiale per essere lì se non dovevano sostenere alcuna lezione. "Magari è per sponsorizzare qualche prodotto... oppure devono fare un'esibizione a sorpresa di cui lo staff non sapeva niente... no... impossibile, ci sarebbe stato troppo da organizzare, è improbabile che i proprietari del palaghiaccio approvino un simile evento fatto così al momento... allora perchè ?" e mentre si spremeva le meningi in cerca di una spiegazione plausibile, la ragazza entrava nei bagni dello spogliatoio munita di stracci e disinfettante.

&quot;First Position&quot; a Yuri!!!on Ice FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora