Hisoka

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Nella mia vita sono capitate un sacco di cose parecchio folli. A quattro anni mi sono unito ad un circo e ho partecipato a parecchi pestaggi vestito da clown. Ho buttato giù dalla finestra la mia prof di fisica. A dodici anni mi sono travestito da ragazza e ho fatto i provini per entrare in un gruppo di idol e ci sarei anche riuscito se non fossi stato accompagnato da mia sorella che ha tentato di dare fuoco all edificio. Una volta mi sono anche finto un terrorista e ho convinto tutti che l'aereo su cui viaggiavo fosse pieno di bombe. Ancora adesso mi chiedo come non fossi finito almeno al minorile dopo averlo fatto. Dev' essere stato merito del mio innato charm. Nonostante la mia bellezza disarmante e il mio senso dello stile a dir poco formidabile la gente di solito mi guarda male,  disgustata. Non che m'interessi, non è colpa mia se non tutti riescono ad apprezzarmi. Ci vuole una certa classe.
Non sono mai stato interessato a qualcuno, non romanticamente perlomeno. Avevo avuto comunque parecchie relazioni con maschi e femmine, adulti e ragazzi. Tutto era iniziato per curiosità, tocchi impacciati e mani sudaticce che si sfiorano, dentro i bagni della scuola a dodici anni. Così avevo scoperto che il sesso mi piaceva quasi quanto fare a botte. Ma più che la carnalità in sé mi piaceva l'essere desiderato, le attenzioni che ciò comportava. Sì in negativo o in positivo, come protagonista o più spesso come il carismatico villain, amavo essere al centro del palcoscenico.
Ed è forse per questo che quando, per la prima  volta, in un bagno malconcio di una scuola per criminali, due occhi neri come la pece non mi vedono, qualcosa si spezza.
Chiariamo, lui non era cieco o roba simile, semplicemente non gli interessavo.
Infatti, dopo avermi gettato un' occhiata vuota, la sua testa si era inclinata leggermente di lato e le sue labbra sottili avevano cantato un altrettanto vuoto"è occupato". (Come se non me ne fossi accorto) Poi era tornato a guardare la parete davanti a sé o qualsiasi cosa stesse facendo prima della mia interruzione, senza la più minima punta di imbarazzo o di curiosità o di pudore.
Decisi allora di giocare al suo gioco:
《Occupato? Ma daaavvero ? Scusa, non l'avevo notato》Gli risposi con un sorriso.
Gli occhi vuoti dello sconosciuto mi scrutarono ancora una volta e la sua fronte si corrugò
 《Stai facendo dell'ironia ?》
《Noooooh,  ma cosa te lo fa pensare》
Lui non mi rispose più e tra noi due calò il silenzio. Non sapendo che altro fare, entrai pure io nella microscopica vasca da bagno. No, seriamente, quella vasca era piccolissima. Per starci le mie gambe si erano dovute incastrate in mezzo alle sue mentre la mia povera schiena era scomoda schiacciata contro la parete muffosa del bagno. A completare l'amabile dipinto c'era il rischio di  sbattere la testa contro una mensola strabordante di prodotti per capelli. L'acqua però era calda, accogliente. Profumava di menta e di qualcos' altro che ricordava vagamente il miele ma, aveva un odore più intenso meno dolce. Rasserenante abbastanza da farmi restare e anche, quasi, da farmi dimenticare le scomodità.
Lo sconosciuto, intanto, non sembrava aver intenzione di proferire parola anche se, ero abbastanza certo,  fosse irritato dalla mia presenza. Non eravamo esattamente nella più comoda delle posizioni: le sue gambe erano molto lunghe, forse era più alto di me di qualche centimetro, e sentivo i suoi piedi fastidiosamente spiaccicati contro le mie cosce. Restammo fermi così per un po' ad osservarci a vicenda.
Lui non era brutto ma dubito che sarebbe stato la prima scelta di una ragazza qualsiasi nonostante avesse un fisico allenato (spalle larghe, vita strettissima) La sua pelle era bianca rasente il cadaverico, totalmente priva di alcun neo o voglia, ma se la si osservava attentamente si potevano notare una moltitudine di cicatrici che si mimetizzavano con il suo colorito così chiaro. Sicuramente a dominare però la sua presenza erano i grandi occhi neri, con uno sguardo vuoto, da pesce morto, eppure allo stesso tempo profondamente  inquietanti.
Sorridendo nuovamente decisi che quegli occhi proprio non mi piacevano.
《Te l'hanno mai detto che i tuoi occhi fanno schifo?》
Una singola ruga comparve sulla sua fronte ma rimase in silenzio.
《Vuoi scopare?》Gli chiesi con tono più disinteressato possibile. Insomma eravamo entrambi nudi, giovani e attraenti. Mi sembrava il corso d'azione più logico no? Inoltre volevo vedere se anche quell'ultima domanda sarebbe scivolata sulla sua inscalfibile corazza di apatia come tutte ciò che avevo fatto fino ad allora.
Magari aveva qualche ritardo mentale o era sordo e io non lo sapevo. .
Ma lui si alzò e mi schiaffeggiò. La sua mano volò prima di dritto e poi, una seconda volta, di rovescio. Infine si girò, uscì dalla vasca e, dimenticandosi dell'esistenza degli asciugamani, lasciò la stanza dandomi una visuale più che celestiale.
Gli fischiai. Non conoscevo nemmeno il suo nome e già lo adoravo.

Passai il resto del tempo a cazzeggiare in acqua provando un po' tutti gli shampii e  bagnoschiuma presenti e riempendo la vasca con getti alternati caldo-freddi finchè non sentii un "clic" e mi accorsi che il prezioso liquido trasparente aveva cessato di uscire dal rubinetto.
Finalmente soddisfatto decisi di uscire  e iniziai a prepararmi. Solitamente impiegavo intorno alle due ore per farlo, completo di capelli, make up ed outfit ma decisi di stringere i tempi siccome non volevo dare una cattiva impressione. Mi cambiai nella stanza in comune, cercando di mettermi in mostra il più possibile, sperando in  qualche tipo di reazione da parte del mio silenzioso compagno che, però, non mi degnò di un'occhiata. Mi asciugai i capelli e gli misi un po' di gel per dargli forma e  mi truccai pesantemente : ombretto arancione, matita abbinata rossa, riga di eyeliner nero ed illuminante glitterato che provai anche sulla punta del naso, giusto per essere extra.
Infine disegnai su una guancia una stella e sull'altra una lacrima  simboli che da sempre erano il mio marchio di fabbrica. Una volta concluso, ammirai il mio lavoro allo specchio, decidendo all' istante che anche con quella terribile divisa scolastica ero assolutamente fa-vo-lo-so!
Ero ancora intento a contemplare il mio lavoro a dir poco perfetto quando avvertii, con un brivido, lo sguardo smorto del mio compagno di stanza su di me.
Sentii un sorriso felino stiracchiarsi sul mio volto e mi girai verso di lui.《Cosa c'è?》sospirai con un tono di finta sufficenza 《vuoi che trucchi anche te?》
《No ma, siamo in ritardo di ventun' minuti per la cena》mi rispose secco lui.

Asso di piccheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora