Illumi

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《Io non lo mangio!》
Stava sbuffando per l'ennesima volta il mio compagno di stanza stuzzicando con la forchetta la poltiglia gialla che doveva essere la nostra cena. Questa, colpita dalla posata, emise un fischio e fece scoppiare alcune tra le bolle più grandi del suo dorso.
《Visto? Si sta muovendo...》
Contestò lui nuovamente con un sorriso provocatorio e per un istante mi ricordò Killua quando faceva i capricci per mangiare e si rifiutava di obbidire. Rabbrividii al pensiero e
cercai di allontanare l'ignobile parallelismo dalla mia testa.
Ma, ovviamente, più cercavo di non pensarci, più finivo col farlo.
Il ragazzo davanti a me, presentatosi come Hisoka, non somigliava per niente a Killua, sicuramente li stavo paragonando solo perchè mi mancava quella piccola peste dai capelli bianchi. Hisoka aveva comunque degli atteggiamenti molto strani, quasi sospetti. Prima non ci avevo fatto caso ma, adesso che ci pensavo più attentamente, anche in stanza e nella vasca da bagno, aveva invaso il mio spazio personale senza chiedere il permesso. Forse avrei dovuto stare più attento a ciò che Netero aveva detto sul suo conto. Se fosse stato un molestatore?! Non solo il suo atteggiamento ma anche il suo aspetto fisico mi distraeva ma perlomeno non era quello a mettermi in guardia. Anche se i suoi gusti sul vestiario erano alquanto discutibili.
Forse ad infastidirmi erano quei suoi atteggiamenti così esagerati.
Il modo in cui parlava, il modo in cui si muoveva, il modo in cui agitava drammaticamente la forchetta davanti al suo piatto: faceva di tutto per cercare di attirare l'attenzione e ciò era estremamente seccante.
Non rimasi stupito nel notare che, però, molto spesso la otteneva.
Anche Satotsu, l'insegnante di lettere, aveva interroto improvvisamente la sua conversione quando eravamo passati di fianco al tavolo dei professori, appena entrati in mensa, mentre tutti gli altri istruttori si erano girati a guardarci. La nostra comparsa aveva fatto voltare anche un certo numero di studenti i quali però, dopo un primo momento di silenzio, avevano ripreso a parlare con i loro usuali toni rumorosi anche se non mancarono certe occhiate piuttosto insistenti nei suoi confronti e anche qualche commento poco gentile ( o forse troppo gentile) sul suo vestiario.

Concentrato sulle mie riflessioni non mi accorsi che nel frattempo in mensa fosse scoppiato il caos: qualcuno aveva rovesciato una caraffa d'acqua in testa a qualcun'altro e gli altri alunni avevano approfittato dell' occasione per dichiarare aperta la guerra, lanciando il cibo e disponendo i tavoli come dei fortini. Gli insegnanti, appena si accorsero della situazione, cominciarono a sbraitare ordini a destra e sinistra, cercando, con risultati molto scarsi, di far ritornare la quiete.
Visto il risvolto della cena in quello  spettacolino patetico, dal canto mio, supposi che con quello fossero anche svanite tutte le possibilità di avere un pasto tranquillo. Purtroppo per me, però, non mi era concesso di ritornare nella mia stanza, se non dopo un appello che avrebbe preso luogo solo una volta calmata la situazione. E, a giudicare dalle circostanze, ci avrebbe impiegato un bel po' di tempo. Sospirai e, deciso a trovare un riparo, condussi me ed Hisoka al bagno più vicino. Tralasciando i suoi commenti indecenti ed il fatto che stesse fraintendono di proposito la situazione, l'unico motivo per cui mi portavo il ragazzo appresso era il preside che quello stesso pomeriggio, mi aveva fatto un bel discorsetto su come mi sarei dovuto comportare con il mio nuovo compagno di stanza. Aiutarlo, supportarlo, insomma evitare che finisse nei guai.
Anche se, ad essere sinceri, Hisoka mi pareva più che capace di cavarsela da solo. Anzi forse quello che creava guai sarebbe stato proprio lui. Infatti non sembrava per niente turbato dalla situazione, anzi sogghignava soddisfatto, e non riuscivo a capirne il motivo. Non che i pensieri di Hisoka mi interessassero particolarmente ma, se aveva in testa qualcosa di strano avrebbe potuto rivelarsi un problema.
Sarebbe stato più semplice chiuderlo in uno dei bagni... chissà magari si sarebbe rivelata una soluzione efficace. Purtoppo per me, invece, dovevo continuare a stargli appresso, osservando con finta discrezione ogni sua mossa per evitare che facesse disastri. Già immaginavo che inferno sarebbe stato la mattina successiva: svegliarlo, convincerlo ad alzarsi dal letto, preparargli la colazio...
No. A cosa stavo pensando? Maledetta deformazione professionale! Sicuramente frutto dei numerosi anni  passati a guardare i miei fratellini. In ogni caso io Hisoka dovevo solo controllarlo, il mio compito era sorvegliarlo, non fare il suo babysitter.

Restai in bagno per un altro po' con Hisoka che tentò di iniziare una conversazione anche se ben presto il nostro dialogo divenne a senso unico, con lui che parlava di sè e io in silenzio ad ascoltarlo. Appresi diversi dettagli bizzarri del ragazzo al mio fianco, peccato il non riuscire a capire quanti di questi fossero veri.
La campanella suonò dopo quelle che parvero ore, gli insegnanti poterono finalmente fare l'appello e noi ritornammo nelle nostre stanze. Una volta arrivati, chiusi la porta a chiave e ragguardaii severamente Hisoka dall'uscire di notte, dopodiché spensi la luce.
Ma non riuscivo a dormire.
Quand' ero più piccolo i miei genitori mi avevano insegnato a stare intere settimane senza farlo. Era stato uno dei miei primi allenamenti ed un ricordo senz'altro piacevole.
Mi alzai dal letto e, nel silenzio più totale, mi misi ad ascoltare il respiro regolare del mio compagno di stanza. Strano che fosse andato a dormire senza protestare, forse era ancora stanco dal viaggio.
Mi accorsi che il letto su cui riposava, illuminato dalla tenue luce notturna, era totalmente disfatto.
Sospirando, mi avvicinai silenziosamente alla sua figura e gli rimboccai le coperte, lasciandolo scoperto dal collo in su. Non volevo che prendesse freddo e si ammalasse, era già un problema quand'era sano, figuriamoci con la febbre.
Quasi senza rendermene conto lasciai le mie mani scivolare sulla sua gola.
Chiusi gli occhi e per un attimo la notte parve trattenere il respiro insieme a me.
Si sarebbe svegliato?
Potevo sentire il suo battito cardiaco sulle mie dita.
Avrei potuto benissimo ucciderlo e lui non si sarebbe accorto di niente.
Sorrisi e lasciai andare il suo collo, spostando le mie mani più in alto, sulla sua fronte, dove gli scostaii i capelli quanto bastava per premere un veloce bacio sulla tempia.
《Buonanotte》sussurrai allontanandomi dal suo letto per tornare a sedermi sul mio.
Passai il resto della notte con gli occhi spalancati, a guardare il soffitto.
Il nuovo arrivato mi avrebbe creato problemi su broblemi, ne ero certo.

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