XXXIII

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Le pareti bianche dell'ospedale mi riportarono indietro in quei momenti dove tutto era in bilico. Quando la mamma era circondata da tubicini che le entravano nella pelle e papà che non dormiva mai.

Ero seduta su una delle sedie scomode della sala d'aspetto in attesa che qualcuno uscisse dalla stanza in cui Cole era stato ricoverato per dirmi che stava succedendo. Quando Abel ha ricevuto la telefonata da Robert è completamente sbiancato e come una furia era corso verso la sua auto. Io senza nemmeno rendermene conto l'avevo seguito con il cuore in gola di chi sapeva esattamente cosa sigificassero quelle parole.

" Cole ha avuto una ricaduta"

La voce tremante di Abel mentre pronunciava quella frase continuava a girarmi in testa.L'ansia cresceva ogni secondo di più e finalmente, dopo quella che mi era sembrata un'eternità la porta della sua stanza si aprì e ne uscì un Robert stanco e distrutto. Venne a sedersi accanto a me e togliendosi gli occhiali si massaggiò gli occhi.

<Come sta?> chiesi con un filo di voce. lui si rimise gli occhiali e sospirò tenendo lo sguardo basso.

<per ora è stabile, ma è molto probabile che abbia bisogno di un trapianto> avevo sulla punta della lingua la domanda fatidica, ma non riuscivo a pronunciarla. E come se Robert mi avesse letto nella mente inziò a spiegare.

<quando aveva 11 anni amava giocare a calcio, era uno dei migliori nella sua squadra. Ad ogni partita segnava almeno un goal e tutti vedevano il gran futuro che lo aspettava. Era un ragazzino vivace a volte sembrava iperattivo - ridacchiò malinconico - , ma un giorno cambiò tutto..>
Nel frattempo anche Mariette era uscita per andare a prendere qualcosa alla macchinetta. Abel invece non aveva intenzione di lasciare suo fratello neanche per un secondo.
< erano le semifinali del torneo a cui partecipavano ogni anno, quel giorno doveva essere il più bello della sua vita, un sacco di talent scout erano lì per lui e non vedeva l'ora di far vedere di che pasta era fatto. Ma a metà della partita inizió a barcollare e prima che ce ne accorgessimo si trovava già a terra svenuto e poi...bhe abbiamo scoperto.. un cancro polmonare..> Sospiró profondamente cercando di trattenere le lacrime, probabilmente ci stavo provando anche io o forse stavo piangendo, non riuscivo a connettere più nulla. Era come rivivere tutta la storia, lo stesso incubo per la seconda volta.
<Ma..Per tutto questo tempo...stava bene..> non capivo nemmeno cosa stessi dicendo, sapevo solo di non essere in grado di affrontare tutto quello ancora. Sono sempre le persone a cui sei più legato a stare male, a quelli a cui piano piano doni il cuore anche se sai che una cosa così potrebbe succedere in qualsiasi momento. È per questo motivo che mi sono sempre riguardata dall'affezionarmi a qualcuno, ho fissa in testa la paura di rimanere sola, di finire per soffrire perché come una stupida mi sono 66 andare alle emozioni.
<La chemioterapia aveva funzionato, ma sembra che il cancro sia tornato, e forse ora non se ne andrà così facilmente> si tolse di nuovo gli occhiali e si asciugó una lacrima solitaria che solcava lentamente la guancia arrossata. <non capisco come possa essere successo!> Abel uscì dalla stanza sbattendo la porta alle sue spalle, guadagnandosi occhiatacce dalle infermiere di turno.

<Ha continuamente fatto controlli su controlli, dicevano di eserre meticolosi in quello che facevano, ma guardatelo ora!> tirò un pugno al muro e un rivolo di sangue gli uscì dalle nocche. <calmati Abel..non risolvi nulla facendo così> provò a calmarlo suo padre, ma se fossi stato in lui non ci sarei riuscita. Come potevano non essersi accorti di una cosa così grave?

Abel chiuse gli occhi e inspirò prima di buttare fuori l'aria con un sospiro pesante insieme a tutta la frustazione che provava in quel momento. Senza dire niente uscì a passi veloci dal corridoio e sentimmo un'altra porta sbattere.

Li ho sempre visti molto uniti come fratelli, tranne che per l'ultimo periodo, ma ora si vedeva quando Abel gli volesse bene e un po' invidiai il rapporto che avevano. Avevo sempre desiderato un fratello o una sorella per poter condividere segreti o sentimenti che da sola non sarei mai riuscita a contenere. E forse se avessi avuto qualcuno accanto a me così vicino avrei sopportato la morte della mamma diversamente, avrei condiviso il mio dolore con qualcuno che capiva cosa stavo provando nella mia stessa identica maniera.

Ora però Abel rischiava di non avere più quel qualcuno al suo fianco e il dolore che provava non poteva condividerlo con nessuno, ma io ero pronta a prenderne un po' per lui. L'avrei aiutato, perchè lo capivo e sapevo che da solo non sarebbe mai riuscito ad affrontare una situazione del genere, io ero quasi caduta in un buco profondo, in un pozzo senza via d'uscita se non ci fosse stata la mano di Shannon tesa verso di me , una piccola mano che pur non avendo vissuto la stessa cosa mi aveva salvata.

Ora toccava a me.

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