XXXIV

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Camminavo silenziosamente dietro ad Abel da 10 minuti. Teneva lo sguardo basso e di tanto in tanto calciava qualche sassolino. Non sapevo dove stava andando, ma sapevo che dovevo seguirlo.
<per quanto tempo ancora hai intenzione di pedinarmi?>
<da quanto tempo te ne eri accorto?> chiesi mentre lui si accasció su una panchina. < diciamo che non sei molto silenziosa> alzai gli occhi al cielo sedendomi accanto a lui.
<so che è una domanda stupida da fare in questi casi,ma sono sicura che se non l'avessero fatta a me probabilmente non sarei qui>
<hei così mi spaventi> ridacchió, ma tornando subito serio vedendo la mia espressione.
<dai, chiedimela>
<come stai?> Abel mi guardó come se gli avessi fatto la domanda più strana del mondo, ma di certo non si aspettava una cosa del genere.
Ho imparato con il tempo che anche se è scontato lo stato d'animo di una persona in questi casi, fa sempre bene sentirselo chiedere, perché sai che qualcuno ci tiene davvero a te, sai che in qualche modo non sei solo e che potrai farcela.
Dopo un attimo di incertezza chiuse gli occhi portando il volto verso l'alto. Il cielo si era scurito, nuvolosi grigi minacciavano di piovere, praticamente non aveva smesso da quasi tutta la settimana.

<nervoso, arrabbiato, spaventato..potrei andare avanti ancora, ma non servirebbe a niente. Ho solo bisogno che mio fratello stia bene> lo ascoltai in silenzio aspettando che continuasse a parlare, ne aveva bisogno e io ero lì per condividere con lui il suo dolore.

<so che non è colpa di nessuno se sta male ora, certo potevano essere più accurati nei controlli, ma queste malattie sono imprevedibili...è che..vorrei poter far qualcosa!> strinse la mano a pugno fino a far diventare le nocche bianche. 

<ascoltami, che ne dici di andare da qualche parte a svagarci? Per ora non possiamo fare nulla per lui e forse pensare a qualcos'altro per un po' ti aiuterà> mi ricordo che mi chiesero la stessa cosa quando la mamma stava male e che io rifiutai furiosa chiudendomi in camera. Non capivo come potessero propormi una cosa del genere quando la persona più importante per me stava morendo. Ma dopo lo capì, la mamma non voleva vedermi triste ed essere di buon umore quando c'era lei era la cosa migliore che potevo fare per farla felice.

<e dove vorresti andare?> mi chiese con un forte sospiro carico di tutta la rabbia e la tristezza che aveva in corpo.

<ti ricordi la sala giochi attaccata alla casa del vecchio Bert?> il vecchio Bert era il custode del cimitero del paese, un po' scorbutico, ma per qualche strano motivo  sconosciuto è sempre stato buono con me.

<non è stata chiusa anni fa?> gli feci l'occhiolino <diciamo che essere praticamente l'unica amica di Bert ha i suoi vantaggi>

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<Alex! Ti avevo detto di venire più spesso e invece mi hai lasciato da solo per così tanto che pensavo fossi scomparsa!> Bert corse ad abbracciarmi e io lo ricambiai stando attenta a non stringerlo troppo. Era un uomo sulla settantina magro e slanciato. Sembrava che un filo d'aria potesse spezzarlo in poco tempo.

<Scusami Bert, non ho avuto molto tempo..> <chi è lui?> mi chiese ritornando ad assumere la sua solita aria fredda e distaccata. <è un mio amico, vedi.non sta passando un bel periodo e pensavo che tu potessi farci usare la sala giochi per tirargli sul il morale..> alzò un sopracciglio guardando dall'alto in basso Abel che era rimasto in silenzio da quando eravamo arrivati.

<e va bene, ma solo perchè sei tu> <grazie Bert, ti voglio bene!> gli scoccai un bacio sulla guancia e prendendo Abel per mano lo trascinai verso la porta gialla che divideva la casa del custode dalla magica sala giochi.

Oggi, 2 luglio 2018, il mio cagnolino fa 4 mesi. Non penso vi interessi, ma dovevo scriverlo comunque 👐✌

I STILL REMEMBERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora