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(T/n)'s Pov

Stavo pranzando tranquillamente, a casa, come non succedeva da un po' di tempo ormai a causa del lavoro.
Ai notiziari non si faceva altro che parlare del crollo del famoso ponte di Genova e delle possibili soluzioni da attuare al più presto per rimediare all'errore.
Come se la morte di decine di persone fosse stato solo un semplice sbaglio a cui rimediare con la costruzione di un nuovo ponte o con le scuse ufficiali di qualcuno d'importante, magari anche da parte degli stessi assassini.
Sospirai annoiata spegnendo la tv e un silenzio tombale piombò nella stanza. Un silenzio pericoloso direi, visto che mi permise di ripensare all'incubo di quella notte.
Il mostro che mi perseguitava da giorni ormai avevo appreso chiamarsi Nightmare, un nome che gli calzava decisamente a pennello, tuttavia questo particolare non mi aiutava molto.
Sembrava un essere vivo, indipendente e non soltanto un'illusione della mia mente, ma tutto questo era impossibile in fondo.
Mi rifiutavo di crederci, forse per il solito scetticismo che mi ha sempre caratterizzata.
Poi, come un eco improvviso, rieccheggiarono nella mia testa le sue ultime parole e tutti i miei pensieri si concentrarono subito su quelle.

"Pagherai per questo affronto. Le persone a te care pagheranno."

Un brivido mi percorse la schiena.
Non capivo cosa volesse dire con quelle fredde parole, forse però intendeva solo spaventarmi. Era l'ipotesi più probabile, in fondo era solo un incubo, niente di più.
Mi autoconvinsi di questo, per tranquillizzarmi, e scacciai via tutti quei pensieri.

In quel momento il mio cellulare squillò e, avendolo vicino, risposi quasi subito senza neanche controllare il numero.
《Pronto? Servizio di-》
《Perfetto! Senti, puoi venire il più presto possibile?》
Una voce adulta, maschile, mi interruppe parlando molto velocemente, doveva avere fretta.
《Certo, il suo indirizzo?》
《Oh, Verdi 139!》
《Bene, arrivo subito.》
Riattaccai avendo sentito la fretta dell'uomo e andai subito a prepararmi, in poco tempo fui già pronta.
Chiamai il solito taxi dall'app del telefono e uscii di casa ad aspettarlo.
Fece un po' più tardi del previsto ma alla fine vidi fermarsi davanti il cancello di casa mia la solita macchina bianca con la scritta "taxi" sopra. Il finestrino oscurato del guidatore era stranamente alzato, così mi avvicinai per salutare Frank dato che non potevo vederlo bene. Solo quando gli fui vicina il finestrino si abbassò, rivelando con mia sorpresa un uomo completamente diverso da Frank: era più in carne e più anziano di lui, i pochi capelli che aveva erano spettinati e poco curati, alcune rughe sul suo volto erano piuttosto evidenti e non sembrava essere molto amichevole, forse a causa degli occhi scuri che si ritrovava. Notando la sua espressione interrogativa mi decisi a parlare, timidamente, ero rimasta ad osservarlo perplessa per troppo tempo.
《Scusi ma... Frank?》
《Frank?》
L'uomo si fece pensieroso per qualche attimo.
《Ah sì, il nostro ex collega... non lo conoscevo molto ma so che è morto in un incidente stradale questa notte.》
Disse con noncuranza, come fosse una cosa poco importante.
《...M-morto?》
Mormorai quasi sussurrando, incredula.
In quel momento sentii come se il mondo mi fosse crollato addosso, improvvisamente, e mi avesse spezzato in due.
L'unica persona che mi era veramente vicina in questa città sconosciuta se n'era andata in un attimo e per sempre, salutandomi con un allegro "Alla prossima!" il giorno prima, senza sapere però che non ci sarebbe stata una prossima volta, una prossima corsa.
《È andato fuori strada sterzando improvvisamente, forse per schivare un cane o un gatto, ed è caduto in una ripida discesa rocciosa in cui la macchina si è distrutta, uccidendolo sul colpo... almeno questo è quello che dicono i colleghi.》
Le lacrime minacciavano di uscire ma riuscii a trattenerle, incassando in silenzio ogni parola che il tassista diceva, come delle pugnalate al petto.
Non capivo come fosse potuto accadere tutto questo, sapevo che lui aveva l'abitudine di guidare velocemente ma non era uno stupido e stava attento a tutto.
《Lo conoscevi eh? Beh, mi spiace.》
Dal suo tono di voce si capiva benissimo che non gliene importava niente.
《Capisco...》
Sconvolta, entrai nel taxi, con lo sguardo vuoto fisso sulle mie scarpe. Non volevo vedere la stessa macchina con cui mi aveva sempre accompagnato Frank in questi anni guidata da qualcun'altro.
《Dove andiamo?》
《Via Verdi 139...》
Mormorai con un filo di voce, sentendo poi la macchina partire.
Adesso non sentivo più il vento che mi scompigliava i capelli e l'adrenalina della velocità a cui ero abituata con Frank e, purtroppo, iniziai ad apprezzare queste piccole cose solo ora che era troppo tardi.
In quel momento non avevo la forza di fare niente, avrei voluto solo scappare da qualche parte e stare da sola ma non potevo.
La vita doveva andare avanti, a discapito del dolore e della sofferenza.
Sospirai, guardando fuori dal finestrino i palazzi che scorrevano lenti la mia visuale al nostro passaggio.
Adesso non potevo fare a meno di pensare al mio sogno e al fatto che fosse collegato in qualche modo alla morte di Frank, ma di questo avrei avuto conferme solo stanotte.
Dovevo rivedere Nightmare.

Insomnia || Nightmare!Sans × Reader [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora