Capitolo 1

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Ballavo.
Ballavo come non avevo mai fatto.
Il mio corpo si abbandonava completamente sulle note della canzone che stavo interpretando con con lui. Per lui.
I miei fianchi dimenticavano di eseguire una coreografia; piuttosto la sentivano propria: come se non fosse stata creata giusto qualche settimana prima per poter essere ballata, ma come se la conoscessi da tempo oramai.

Sentivo tutti gli occhi scorrermi addosso, passare dalle mie gambe, alle braccia, sul bacino, sui fianchi.
Sentivo la pressione degli occhi di Sara nascosta dietro le quinte bruciarmi sulla pelle. L'adrenalina continuava a scorrere nelle le mie gambe senza sosta per quei tre minuti scarsi nei quali davo spettacolo per intrattenere il pubblico.

Le luci bianche coloravano completamente il piccolo palco rettangolare, ma quando la musica terminò e smisi di muovermi le luci si spensero, lasciando soltanto la piccola luce fioca al centro della sala.

Alcune mani che schioccavano mi accolsero quando scesi dal palco e facendo un piccolo inchino di ringraziamento sparii dietro le quinte dove Sara mi stava aspettando.

"Sei stata bravissima, dico davvero. Praticamente hai parlato con il corpo." Si complimenta mentre si avvicina di qualche passo.

"Sei sempre troppo gentile."

"Andrai a casa ora? Se hai bisogno di un passaggio posso chiedere a Marco di darti uno strappo." mi stavo spogliando, ma dissentii educatamente con la testa.

"Non preoccuparti. Per stasera ho già un accompagnatore."

"Ma non mi dire." Rise la mora, mentre prendevo il borsone per andare via. "Anche se immagino di sapere già di chi si tratta."

*

"Scusa se ti ho fatto aspettare tanto."

Irama era appoggiato ad una macchina nel parcheggio con una sigaretta alle labbra. Mi avvicinai a lui.

"Non ti preoccupare." Aspirò il fumo per un po' prima di buttarlo fuori. Tossii quando il fumo bianco si espanse nell'aria tra noi. "Andiamo?"

Non gli risposi, ma iniziai ad incamminarmi senza aspettare molto prima di sentire dei passi seguirmi.
"Sei stato bravissimo stasera. Quella canzone è bella un casino."
mi complimentai con lui giusto per iniziare una conversazione. Irama aspirò un altro tiro mentre mi affiancava.
"Anche tu sei brava e lo sai, altrimenti non ti avrei mai permesso di inprovvisare una coreografia su di una mia canzone al momento."

"Dovrei sentirmi lusingata o offesa?" Ironizzai e lo vidi tirare su gli angoli della bocca senza guardami, così lo imitai.

Le strade erano quasi completamente deserte, nonostante non fosse poi così tardi. I lampioni male illuminavano i marciapiedi e dovetti stare attenta a non calpestare qualche coccio di vetro di qualche bottiglia in frantumi un paio di volte.

"Però potrei montarcela una coreografia su qualche tua canzone, sai. Non mi sta mica bene essere la ruota di scarto di Sara." Mi strinsi nelle spalle.

"Tu non sei la ruota di scarto di Sara." Il suo tono si era un tantino rabbugliato.

"Sì invece e non voglio solo sostituirla perché ora lei si è rotta una caviglia. Non voglio farlo più." Gli rivolsi un'occhiata, nonostante lui continuasse a non guardarmi. "Mi dai la sigaretta? Voglio fare un tiro." Azzardai.

Irama fece un ultimo lungo tiro dalla sua con gli occhi chiusi e le labbra pressate tra loro, prima di togliersela da bocca. "Ma non avevi smesso? E poi fumare ti fa male."
Si lamentò ma me la passò comunque.

Aspirai per un tempo abbastanza lungo prima di ripassargliela. "E perché a te no?"
Mi girai nella sua direzione e scherzosamente soffiai fuori un po' di fumo sulla sua faccia.

Stava per dirmi qualcosa, ma la mia tosse lo stroncò sul nascere. Tossii affannosamente e con amarezza constatai che non ero realmente più abituata a questa roba.

Filippo mi diede qualche pacca leggera sulla spalla prima di riprendere a parlare. "Evidentemente, fra i due fa più male a te che a me però. Stai bene comunque?"

"É solo perché non ci sono più abituata." Mi giustificai. "Sto bene."

"Sì, e non dovresti riprovare a riabituartici di nuovo. Sai che lo dico per te." Potevo sentire il suo sguardo insistente su di me e sbuffai.

La piega che aveva preso questa conversazione mi stava già dando sui nervi.

"Cosa pensi di fare quest'estate? Manca soltanto qualche mese e già sono straeuforica." Esultai come una bimba quando va col padre al parco giochi.

Il ragazzo al mio fianco rise di me prima di buttare la sigaretta e calpestarla per spegnerla. "Scriverò qualcosa o un'intera canzone."

"Pf. Quanto sei noioso."
Mi presi gioco di lui e gli feci una piccola linguaccia.

"Hey mocciosetta, guarda che sei stata tu a voler ficcare il naso nei miei affari."

"Sì, perché mi aspettavo che mi avresti risposto qualcosa del tipo che saresti andato in vacanza e ti saresti dato da fare con qualche donzella. Non ti facevo un tipo così noioso, Maria." Ammetto di aver utilizzato il suo secondo nome solo perché è una cosa che lo fa innervosire un botto.

A dir la verità mi dava un leggero fastidio pensare a lui con un'altra, nonostante abbia messo io in mezzo l'argomento.

"Sei davvero insopportabile a volte. E comunque ti conosco troppo bene da sapere che stai fremendo al solo pensiero che possa andare con un'altra." Ed ecco che il suo insormontabile ego stava per sgusciare fuori.

"Ma và." Mentii.

"Non c'è niente di male a dirlo. Anche a me darebbe fastidio." Disse e io lo guardai.

"Cosa ti darebbe fastidio?"

"Se tu andassi con un altro." Mi rivolse un'occhiata prima di ritornare a guardare diritto davanti a sé. Sorrisi.

Fui felice e mi sentii bene a sapere che anche lui provava un minimo di gelosia per me, nonostante fossimo solo buoni amici da secoli ormai.

Passammo davanti una panchina quasi del tutto rotta e un uomo steso e per metà ubriaco ci urlò di dargli un po' di soldi quando gli passammo accanto.

"Non dargli retta." Mi disse Filo e io feci come m'istruì.

L'uomo cerco di alzarsi ma prima che potesse realmente mettersi in piedi correttamente, cadde.
Fil mi strinse il braccio e il contatto improvviso mi fece distogliere gli occhi dall'uomo.
Guardai prima la sua mano ricoperta dai tatuaggi e poi lui.

Il calore familiare della sua mano iniziò subito a diffondersi su per il mio braccio e mi chiesi come potesse essere una persona tanto calda e buona apparire così fredda e distaccata dall'esterno.

Insomma, basterebbe soltanto guardare nel modo giusto quegli smeraldi che si ritrova per farli iniziare a diluviare.

Fu lui a rompere il piacevole silenzio quando arrivammo quasi al viale fuori casa mia.
"Tu invece che pensi di fare quest'estate?" Mi chiese.

Infilò le mani nelle tasche del giubbotto e mi chiesi se avesse freddo nonostante facesse un caldo da pazzi o se quel gesto fosse dovuto al contatto di prima.

"Pensavo di voler fare i casting per partecipare ad Amici. Cosa ne pensi?"

"Secondo me dovresti." Disse e fui felice della sua risposta. "Almeno tenta."

"Potresti farli con me."

"Non se ne parla, io ho già vinto un talent." Mi ricordò come se non lo sapessi.

"E allora?"

Oramai eravamo fermi fuori casa mia: io appoggiata alla staccionata e Filippo di fronte a me con la testa leggermente abbassata per guardami negli occhi.
Nonostante non fosse poi così alto, era comunque più alto di me.

"Buonanotte." disse, cambiando completamente discorso. Tipico di quando non vuole rispondere e stroncare direttamente il discorso lì.

"Uff." Sbuffai. "Notte, e grazie per avermi accompagnato."

"Tu ringrazi tanto quanto sbuffi. Fin troppe volte." Bofonchiò scompigliandomi leggermente i capelli prima di andare via.

𝐈𝐋 𝐑𝐀𝐆𝐀𝐙𝐙𝐎 𝐃𝐈 𝐏𝐈𝐔𝐌𝐄 [IRAMA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora