Capitolo 8

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Einar non passò di nuovo a trovarmi come aveva promesso.
Quella sera, oltre la faccia di Filippo, non ne vidi altre.
Lo incontrai il giorno dopo però, a colazione. Stava parlando con Biondo.

Mi sorrise appena mi vide dalle scale e io lo salutai con la mano.
Scesi l'ultimo gradino quando si allontanò dal tavolo dove stava con Biondo e gli altri e mi si avvicinò.

"Buongiorno." Mi sorrise, e io ricambiai. "Come va?"

"Va come deve andare." Alzai le spalle.

Einar mi rivolse un'occhiata ambigua e di chi la sa lunga, anche se in realtà non sapevo cosa sapesse di preciso.

Scelsi di fingere che non avessi colto il messaggio del suo sguardo mentre mi avvicinavo al bancone con lui al mio fianco.
Afferrai un cornetto al cioccolato e aspettai che fosse pronto il cappuccino che avevo ordinato prima di andare a sedermi con Ein in un tavolo un po' più appartato e lontano dagli altri.

"Irama è stato messo in stanza con me e Simo." Mi informò appena prese posto di fronte a me.

Semplicemente, mi limitai ad alzare ancora una volta le spalle. Non volevo parlare di lui ora.

"Non m'importa."

"Senti, Mia." Sospirò. Lo guardai da sopra la tazza dalla quale stavo bevendo, aspettando che continuasse. "So cosa è successo ieri."

Appena le parole lasciarono le sue labbra non sputai il cappuccino solo perché poi mi avrebbe fatto schifo riberlo, ma avrei tanto voluto farlo.

"Stai bene?" Il suo tono preoccupato e le sopracciglie corrucciate non mi passarono inosservate.

"Cos'è che sai di preciso? Che ti ha detto?" Gli risposi invece. Non avevo bisogno di pronunciare il suo nome.
Ein sospirò e si grattò leggermente il retro della nuca prima di parlare.

"Beh?" Lo incalzai un po' spazientita. Se aveva iniziato a parlare, ora doveva anche finire.

Mi disse che ieri sera mi aveva sentita urlare e che si era preoccupato per me, così aveva pensato di venire a controllare ma appena aprì la porta della sua camera si trovò praticamente Filippo attaccato alla faccia.

"E quando ha chiuso la porta mi ha spiegato che cosa era successo tra voi due." Concluse.
Stava giocando con il braccialetto che aveva al polso, quello che gli aveva regalato la fidanzata, ma quando vide che non lo risposi mi guardò.
"Che c'è?" Domandò, e in realtà qualcosa c'era.

Non sapevo se avessi dovuto, ma avrei voluto chiedergli se sapesse soltanto che avevamo litigato e che ci conoscessimo già da prima, o se conoscesse anche il motivo per il quale avevamo litigato.

"Tu.. sai il perché abbiamo discusso? Cioè, Filippo te l'ha detto il motivo?" Domandai ma lui dissentì con la testa.

"Non ha voluto dirmelo, e io non ho voluto forzare la cosa." Si sistemò meglio sulla sedia per guardarmi diritto negli occhi.
"Sai, non abbiamo tutta questa confidenza per prendermi la libertà di chiederglielo." Gesticolò. "E poi tu non mi avevi mai parlato di lui. E sono anche abbastanza sicuro che avresti continuato a non farlo se non te lo fossi ritrovata di fronte di punto in bianco, quindi non vedo perché avrebbe dovuto farlo lui." Alzò le spalle.

Era vero, non penso che gliene avrei mai parlato se non mi fossi trovata in questa situazione.

In genere, non parlavo molto. Io ero più una che ascoltava e basta; e qualche volta, se serviva, dava dei consigli.
Non avevo mai parlato molto di niente, e anche se così non fosse stato di Filippo, ne ero certa, non ne avrei mai parlato con nessuno.
Non ne avrei mai fatto parola con nessuno sul suo conto.

𝐈𝐋 𝐑𝐀𝐆𝐀𝐙𝐙𝐎 𝐃𝐈 𝐏𝐈𝐔𝐌𝐄 [IRAMA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora