The Prologue. - "Una giornata felice."

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Erano passati due anni, ma tutto sommato, a me mancava Miami. Barcellona non era più il mio posto in cui stare, avevo detto basta di fuggire.

Meredith correva da una parte all'altra e io, Lauren Jauregui, ero la donna più felice del mondo.

Mia figlia, era il mio orgoglio e la voglia di farmi andare avanti.

Aveva ormai dieci anni e questo mi rendeva ancora più vecchia di quanto lo fossi già.

Anche se in realtà...

Volevo svelarvi un segreto che anch'io non sapevo dell'esistenza. Dopo vari studi svolti grazie ai libri e dopo essermi sottoposta a controlli scientifici grazie a Troy, avevo scoperto della mia immortalità.

Era una sensazione decisamente strana, quasi mi aveva resa nuovamente egoista, cosa che avevo smesso di esserlo quando mi misi insieme ufficialmente con Camila.

Avevamo pensato ad un altro figlio, con lei, ma non si crede abbastanza pronta per affrontare un'altra gravidanza – cosa che capivo tantissimo –.

Meredith era la nostra gioia, i suoi voti erano altri e il suo hobby preferito era il disegno. L'arte era la cosa che amava di più, che la faceva sentire libera di essere sé stessa.

Mia figlia, era un dono del cielo, insieme a Camila che in quel momento stava preparando delle uova strapazzate.

Entrai nella mia villa e inspirai l'aria di casa, la stessa in cui uccidevo le mie prede. Sì, avevamo deciso di radere al suolo la casa in cui abitavo anni fa e di costruirne una migliore, dove si sarebbe stata la giusta pace.

«Ciao, amore.» sorrisi io andando in cucina e vidi una Camila con il grembiule bianco da cuoca mentre stava cucinando.
«Ciao.» disse ricambiando il sorriso e io mi avvicinai e le baciai la guancia.

Camila era il mio raggio di sole, il suo sorriso non spariva mai, la sua voglia di vivere, invece, batteva la mia.

Come tutte le altre persone, d'altronde.

Il suo sguardo era tenero, non appena poggiò le labbra sulle mie, mi fece cadere dalle nuvole.

«Ti sei incantata?» chiese alzando il sopracciglio e io arrossii decisamente tanto.
«Beh... Davanti a una Dea come te, sì.» sorrisi accarezzandole con l'indice, sotto al mento. Il suo sguardo si fece rilassato e amorevole.

Amava quando le facevo i grattini sotto al mento, dopotutto ero diventata una specialista in queste cose.

«Non pensare a me, ora vedi di apparecchiare la tavola, oggi dovrà venire Ally, lo sai.» mi ricordò e io mi grattai la testa.

Mi girai dopo aver toccato le spalle della mi ragazza e mi misi ad apparecchiare la tavola.

Un buon profumo c'era in tutta la cucina, Camila stava dando il meglio di sé, come sempre.

Sorrisi dolcemente pensandola.

Dopo aver messo l'ultimo bicchiere, guardai la mia donna e lei mi fece l'occhiolino. «Ora? Che faccio, scimmietta?»

Lei rise nell'udire il nomignolo, questo mi fece sorridere, facendomi capire che ancora apprezzava tutto questo.

«Vai da Meredith, dille che è ora di mangiare. Prima falle lavare le mani.» disse dolcemente e io annuii e mi legai i capelli in una lunga coda folta.

Camminai verso l'uscita di casa, andando verso il luogo dove la bambina stava giocando.

«Meredith?» sorrisi guardandomi intorno, ma non ricevetti nessuna risposta, ma questo non mi fece allarmare visto che mia figlia era una bambina che scherzava molto.

Vidi la ruota posteriore della sua bicicletta girare velocemente, il mezzo era buttato per terra.

Mi grattai sotto al mento e mi avvicinai e vidi come l'erba in certi punti era piana, come se qualcuno di pesante fosse entrato nella mia proprietà e che avesse preso qualcosa.

O qualcuno.

Mi grattai il capo, disfando i miei capelli ma continuai a rimanere calma. Decisi di avvicinarmi alla casetta di plastica che avevo comprato a mia figlia.

Quando gliela regalai, mi promise che l'avrebbe usata sempre, anche quando si sarebbe trasferita con il suo principe.

Decisi di aprire la porticina, sapevo benissimo che la mia bambina mi avrebbe rimproverata – odiava le cose senza permesso –.

Guardai dentro la casetta e non appena mi resi conto che Meredith non era presente, mi allarmai di più.

Uscii di scatto e corsi verso la sua altalena, costruita con una gomma di un camion ormai da rottamare, attaccato a delle funi.

Non c'era.

Meredith non c'era, era completamente sparita. Entrai di corsa in casa e mi precipitai in cucina con le lacrime agli occhi. «Camila!»

La tavola era tutta apparecchiata e lei sembrò bloccarsi. «Cosa... Cosa succede?» chiese guardandomi con un'espressione impaurita. «Dov'è la bambina...?» mi chiese mentre osservava dietro di me.

Negai con la testa e alzai le spalle. «Non lo so! Sono uscita per andare a chiamarla e... E non la trovo, ho guardato e ho visto la sua bici per terra, dentro la casetta non c'è e nemmeno sull'altalena.» dissi respirando profondamente.

Camila si mise le mani in bocca, sconvolta. I suoi occhi divennero pieni di lacrime, non disse nemmeno una parola.

Io guardai la mia ragazza. «Non so cosa sia successo... L'erba è tracciata da passi.» mormorai e Camila con un colpo di spalla, andò fuori cercando disperatamente Meredith.

Intanto, in quel momento, Ally e Troy arrivarono con una Jeep guidata da quest'ultimo.

Camila, in preda dalla disperazione, cercò ovunque, in ogni angolo della casa a partire da fuori.

Ally scese dopo che Troy parcheggiò la macchina. Lei si avvicinò a me è afferrò le mie spalle. «Laur?»
«Ally, è... È tutto un casino, non si mangia più.»

La mia amica lasciò le mie spalle e mi guardò senza capire il motivo delle mie parole. «Lauren, che sta succedendo?»

Io abbassai la testa e Camila uscì dalla porta. «Ally, santo cielo, eccoti...» disse Cabello avvicinandosi a noi. Troy intanto rimase lontano da noi, un po' per le sue.

«Ragazze, perché siete così confuse, disperate?» chiese lei e io inspirai un po'.

«Meredith è sparita e... Non sappiamo dov'è.»

OH YEYEYEYEYE

Ciao a tutti scoiattoli volanti 🐿️
Ecco il prologo del sequel di "caníbal". Spero vi sia piaciuto. In ogni caso, spero vivamente che seguiate questo nuovo capitolo della storia in modo tale che possiate ben capire cosa succederà alla famiglia Jauregui.

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-BeingAsAnHurricane.

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