Capitolo dodici. - "Sconvolgimenti."

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Keana Issartel's P.O.V.

I fornelli erano alti e l'acqua stava bollendo in maniera ottima, decisi di mettere del sale col cucchiaio, e poi versai la pasta dalla scatola. Erano passati diversi anni da quella volta.

Dovevo molto a Troy. Un ragazzo d'oro. Mi chiesi se anche Lauren e Allyson si fossero salvate. «Normani!» chiamai la mia amica, ormai vivevamo insieme a Manhattan.

Io lavoravo come una commessa in un negozio di abbigliamento, la mia amica invece a Starbucks.
Sorrisi non appena udii i passi svelti della mia amica. «Oh, è pronto?» chiese lei.
Guardai la pentola. «Direi di sì, o meglio, quasi.» dissi io guardandola attentamente. «Aiutami ad apparecchiare la tavola.» dissi prendendo la tovaglia dal cassetto.

La nera mi diede una mano, molto volentieri. Ero contenta di averla nella mia vita, era un'ottima amica per me. «Ascolta... Tu in questo ultimo periodo ci hai pensato a Lauren?»
Per un attimo si strozzò con l'acqua. «Cosa?»
«A Lauren, tu ci pensi?»

Normani si mise seduta, con le gambe accavallate. Mi guardò. «Sì, ultimamente sì. Più del solito ad essere sincera... Mi chiedo anche di Allyson.» mi guardò.
Sospirai, era la stessa cosa che pensavo anch'io. «Dici che avranno cambiato numero di telefono in tutti questi anni?»

Kordei negò. «No, Lauren è sempre stata contro riguardo. Ci ha messo così tanto ad imparare il suo, figurati se avrà voluto cambiarlo.»
Sorrisi, al ricordo. «Vero, mi ricordo che si impegnava tantissimo a ripetersi il numero. Poi quando sbagliava, si incazzava così tanto da lanciare tutto.»

La mia amica rise. «Esatto.»
Ci sedemmo a tavola una volta pronto. Mangiammo tranquille. «Perché non la chiamiamo?»
Normani ci pensò. «Dici? Magari è impegnata con Camila, non credi?»
Ci pensai. «Vabbè, credo che possa dedicare del tempo a noi.» prendi il cellulare e digitai il suo numero, il mio piatto era a metà.

Dopo sei squilli, la voce roca mi sfondò l'orecchio. «Pronto?» mi chiese.
Sorrisi. «Lauren, son Keana. Ti ricordi di me?»
«... Keana? Issartel?»
Annuii sorridendo. «Sono proprio io. Ciao Lauren. Come stai?»
«Hai trovato proprio il momento giusto per cercarmi... Siamo alla ricerca di Camila e di mia figlia.»

Mi misi seria sulla sedia, Normani mi guardò strana. «Che succede?» chiese bisbigliando e negai con la testa.
«In che senso "ricerca"?»
La sentii sbuffare. «Hanno rapito Camila e mia figlia. È tutto un casino. Chi le ha rapite, è qualcuno di forte, molto forte.»

Ci pensai. «Sai chi sono?»
«Le carte proibite. Ti ricordi?»
Strabuzzai gli occhi, sconvolta. «Le hai aperte?»
Mi disse un semplice "sì".
«Lauren, cazzo. Chi sono?»
«Ashley Frangipane, detta Halsey, poi Shawn Mendes e Melanie Martinez.» disse lei. «Stiamo andando da loro a combatterli.»
Mi alzai subito. «Veniamo anche noi. Dove state andando?»
«Manhattan.» rispose.
«Siamo qui...» dissi io dicendo la via.

Lauren mi disse che stava arrivando con Allyson e Troy. Era una situazione grave quella che si era creata. Rimasi sconvolta. «Lauren ha visto le carte proibite.» dissi a Normani.
Lei si portò la mano sulla fronte, sconvolta. «È uno scherzo?»
«No. Stanno arrivando a casa.» dissi. «Queste tre persone hanno rapito Camila e... La figlia.»
«Ha una figlia?!»
«Non mi interessa, ma dobbiamo aiutarle.» dissi con fatto determinato.

Dopo mezz'ora sentii suonare il campanello, andai ad aprire. Lauren era sempre la stessa. «Lauren!» dissi abbracciandola e lei ricambiò.
«Mi sei mancata.»
Allyson si presentò dietro della corvina e alzò la mano. «Ci sono anch'io.» disse e abbracciai anche lei.

Ci sedemmo a tavola, Troy fu l'ultimo ad arrivare. «Eccomi.» disse, Lauren non lo guardò in faccia nemmeno per un secondo. Mi chiesi cosa fosse successo.

Lauren Jauregui's P.O.V.

Avevo troppa rabbia dentro. «Quindi, stare con noi?»
«Logico. Siamo sempre state unite, perché non farlo anche adesso? Insomma, sono tre mocciosi, son sicura che andrà per il verso giusto.» mi rispose Issartel.
Negai. «Sono uno peggio dell'altro, Keana. Uno peggio dell'altro.» sbuffai. «Troy ci aiuterà ad arrivare al luogo. Si è scoperto che voleva incastrarci.» lo guardai male.

«Cosa?!» spalancarono gli occhi Keana e Normani. «Tu?!» guardarono il ragazzo.
«Proprio così. Ma mi sono reso conto dello sbaglio grosso che ho fatto.» disse lui. «Nessuno di loro sa che Lauren sa di me che ero alleato.» disse seriamente. «Vi sto portando alla tana del lupo per sconfiggerli una volta per tutte.» disse. «Vi aiuterò questa volta.»

«Spero di potermi fidare di te, sinceramente.» mormorai. «Quindi, venite?» chiesi alle due.
«Sì.» risposero.
«Una domanda.» inizio Kordei. «Hai una figlia?»
Annuii. «Nata con l'inseminazione artificiale.» dissi io felice. «È stato un dono del cielo, veramente... Sono felicissima di essere madre.»
Kordei negò. «È una cosa veramente bella.» disse.
«Verissimo.» alzai le spalle e sospirai con malinconia.
«Sai, Lauren... Non vedo l'ora di conoscerla.» disse lei e io sbuffai, non risposi per l'ansia.

Dopo esserci fermati tutti, proseguimmo per andare alla ricerca di Camila, la macchina di Troy andava veloce fino a quando non si fermò in un punto preciso, davanti uno spiazzo grande.
«Ascoltatemi.» disse. «Dovrò far finta di tradirvi, li conosco, sono sicuro che si perderanno in chiacchiere.»

Ringhiai, come se qualcosa mi stesse dicendo che non era così e che sarei stata tradita in qualche modo. Mi limitai a non abbassare la guardia. «Bene.» dissi io.

Il ragazzo scese dalla macchina e io dal vetro di quest'ultima consultai bene il luogo in cui mi trovai. Non era per niente Manhattan. Era uno spiazzo dì strada sterrata, c'era del vento quindi la polvere si alzava quando voleva. A una certa, vidi davanti a me una sorta di villa, era enorme e nera. Mi chiesi come fece la gente a non andarla a vedere.

Il grosso portone bordeaux si spalancò davanti al ragazzo e un'ombra oscura lo avvolse e lo trascinò dentro. Nessun rumore emise, era tutto così silenzioso da farmi fin troppa inquietudine.

«Sono già vedova.» disse Allyson, io la guardai male.
«Non dire stronzate.» dissi io.

Sperai vivamente che Troy non facesse la carogna. Volevo che questo incubo finisse una volta per tutte ma nel miglior modo.
Volevo la mia vita.

Dovevo riprendermela.

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