Capitolo sette. - "È tempo di fare casino."

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Potevo udire solo il suo respiro. Quella sensazione di rabbia mi stava divorando lentamente, facendomi male, anzi, malissimo.

Stavo correndo un rischio più grande di me ma, non importava più di tanto, avrei dato la colpa a chi non era qui, ma che aveva il mio stesso tipo di potere.

Mi avvicinai verso il letto, il corpo dell'uomo che dormiva, era fermo e quasi bloccato. Vidi solo la sua cassa toracica alzarsi e abbassarsi.

Mi misi sopra al letto e mi portai i capelli dietro all'orecchio, in modo che potessi vedere ciò che stavo per fare, o meglio... Ammazzare.

Sarebbe stato divertente, era solo questione di attimi e di riflessi.

L'uomo si girò.

Ero faccia a faccia con lui e non appena aprì gli occhi, la mia mano andò dritta verso la sua bocca, impedendogli di urlare, qualcosa mi portò a cavargli gli occhi e non appena aprì la bocca, riuscì in qualche modo a staccargli la lingua con una forte presa.

Morì così.

Morsi il suo braccio, fino a staccare ogni suo pezzo.

Mi era mancato.

Divorai ogni strato del suo corpo, finché potevo. Lasciai giusto il suo petto e le sue... Parti intime.

Mi sollevai non appena udii uno scricchiolio e vidi una luce accendersi. Dovevo andare via.

Guardai la finestra dietro le mie spalle e mi sollevai avviandomi verso di essa nel modo più veloce possibile, aperta l'anta, scavalcai in modo da scendere giù.

L'unica cosa che sentii furono delle urla, quelle di una donna. Mi pentii a metà sul fatto di aver ammazzato il marito e di aver rotto il loro amore eterno sicuro promesso grazie al loro matrimonio.

Mi passai una mano sul mio viso, pensai di andare a chiedere scusa, ma il mio istinto, mi portò ad andare via.

Corsi lontana che gli occhi ardevano di rabbia e di dolore, feci un salto e mi ritrovai sopra un tetto, mi guardai intorno e inspirai la poca aria che avevo nei polmoni.

Qualcosa non andava.

Infatti era così.

Un forte getto d'aria andò a scontrarsi contro il mio corpo, facendomi cadere sul terreno di faccia. Mi sollevai cercando di resistere a quel peso che si era messo sopra le mie spalle.

Che fosse il peso per aver ammazzato quell'anima innocente?

No, quel peso mi stava soffocando.

Strinsi i pugni non appena sentii la presa stringersi attorno al mio collo. Il mio braccio riuscì a toccare qualcosa e la mia mano l'afferrò. Era un pezzo di legno.

Con un semplice gesto di sola forza e di velocità, diedi un colpo in pieno viso alla persona che mi stava aggredendo. Mi sollevai e corsi verso di essa, cercando di affrontarla.

Non vidi il suo viso, era coperto. Occhi dorati perforarono i miei e con un forte slancio, corse via, scappando dalle mie mani.

Rimasi ferma davanti al nulla, con un mucchio di pensieri per la testa. Sospirai e tornai all'hotel.

Decisi di entrare dalla finestra e di lavarmi il viso e la roba che stavo indossando.

Ero sporca di sangue.

👹👹👹

«Buongiorno.» disse Ally rompendo il mio sonno. Aprii gli occhi e vidi la bionda che mi stava osservando con cura.

«Che cazzo... Che vuoi?» chiesi io per poi mettermi seduta. «Che ci fai in camera mia?» chiesi io osservandola.

Ally sospirò e appoggiò le mani sulle mie spalle, la guardai storto come per chiederle cosa stesse facendo.

«Che c'è?»

«Ho visto.» disse lei e mi sentii morire. «Perché?»

Sudai. «Ally, per favore... Non ne voglio parlare, non so cosa mi sia successo, non volevo sbranare quella persona, ma è come se... Se il mio controllo fosse andato a puttane.»

Silenzio.

«In realtà, non intendevo questo... Aspetta, tu cosa?!» si tirò indietro. «Ma sei pazza? Hai davvero ammazzato qualcuno?» urlò.

Spalancai gli occhi. «Io... Ally, non dirlo a nessuno.» dissi io con l'ansia. Lei alzò le spalle.
«E quando mai l'ho detto a qualcuno.» disse lei dandomi un dolce sorriso. «Sono venuta a vedere se stessi ancora dormendo, non appena ho visto che ti sei pisciata nelle mutande... Ho dovuto svegliarti.»

Corrugai le sopracciglia e guardai in basso trovando una chiazza di bagnato tra le mie gambe, arrossì fortemente. «Per questo mi sono spaventata...» intervenne di nuovo Ally.

Silenzio.

«Vado a lavarmi, tu cambia il letto.» dissi sollevandomi e lei annuì.
«Va ben... No aspetta, io devo toccare quello sporco? Ma non ci penso nemmeno!» disse e io le lanciai un'occhiataccia facendola tremare.

Andai a lavarmi e nel giro di venti minuti ero già prima.

Tornai da Ally e lei mi sorrise. «Ti dovevo parlare...» dissi io e lei socchiuse gli occhi, spaventata e preoccupa di ciò che le stavo per dire.
«Dimmi.»

L'accompagnai a sedersi sul letto e le presi la mano. «C'è qualcosa, o qualcuno di più forte di noi. Non so cosa sia o chi sia, ma la sua forza era tanta. Ieri l'ho sentito.» dissi e lei divenne seria.

«Non ho capito... Come?»

«Ieri ho sbranato un corpo di una persona dormiente. Non appena scappai da quella casa, un forte peso si piombò sulla mia schiena, facendomi cadere. Aveva fatto male, ed era fortissimo. Ho provato a vederlo in faccia, ma non... Non ci sono riuscita.»

Ally sospirò. «E ora? Cosa faremo? Com'è successo?... Cioè... Come ha fatto a trovarti?» chiese lei e io mi sentii pressata e soprattutto imponente davanti a tutte quelle domande.

«Non lo so, Ally.» dissi io piano cercando di mantenere la calma nel miglior modo. «È tutto così strano che nemmeno riesco a cavarne piede.» sussurrai alzandomi.

«Lauren.» mi chiamò con voce sottile la bassa, mi girai verso di lei e socchiusi gli occhi.
«Dimmi...» avevo già capito le sue intenzioni.
«Andiamo a mangiarci un po' di caramelle?»

Mi sentii sollevata sentendo la sua proposta, mi aspettai sinceramente qualcosa di diverso, ovvero: "«Andiamo, ho voglia di sbranare qualcuno.»".

Mi vestii, lei era già pronta, le sorrisi e le porsi la mano per tirarla su. «Grazie.» mi disse e io alzai le spalle.

«Una volta andate a mangiare le caramelle, dove andiamo?» chiesi io.

«Semplice, andiamo ad ammazzare gente.»

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